
Autore: Liu Zhenyun
Pubblicato da Bompiani - Novembre 2016
Pagine: 280 - Genere: Narrativa Contemporanea
Collana: Narratori Stranieri
Dal 3 novembre in libreria
Ancora pochi giorni d’attesa ci separano dall’uscita di Divorzio alla cinese, il nuovo romanzo del fenomenale e pungente Liu Zhenyun, edito Bompiani. Una commedia assurda e divertente, ma anche un duro atto d’accusa contro la legge del figlio unico e una critica frontale al sistema corrotto della Cina. Un’opera da non lasciarsi sfuggire, soprattutto se ancora non conoscete questo autore, Divorzio alla cinese è un romanzo satirico di prim’ordine, tagliente e ironico.
“L’uomo è un seme, una possibilità, una potenzialità. L’essere umano non è soltanto ciò che è, è anche ciò che può essere. Qualsiasi cosa sia l’uomo non è altro che una situazione, una semplice apertura, un divenire. Moltissimo è occultato, e quella parte nascosta è di gran lunga maggiore di ciò che è manifesto.”
Li Xuelian, sposata con Qin Yuhe, è incinta del loro secondo figlio. Una buona notizia? Non in Cina, dove la legge del figlio unico li renderebbe due criminali. Non c’è altra scelta che divorziare prima della nascita del bambino. “Appena il bambino sarà registrato all’Anagrafe, ci risposeremo. Non c’è nessuna legge che vieta a una coppia con un figlio ciascuno di sposarsi.” Tutto perfetto, tutto calcolato, se non fosse che dopo il divorzio Qin sposa un’altra donna che aspetta un altro figlio. Folle di rabbia Li corre da un giudice per spiegare come stanno davvero le cose, ma è solo l’inizio di un’aspra battaglia contro l’intero partito e le sue dinamiche.
«Un ritratto intimo della politica locale e del suo potere in Cina.» – The New York Times
Liu Zhenyunè nato nel 1958 in una famiglia contadina di Yanjin, nella provincia dello Henan, nella Cina centrale, si è laureato alla Facoltà di Lettere dell’Università di Pechino dopo cinque anni di arruolamento nell’Esercito popolare di liberazione. Inizia a scrivere nel 1982 ed è lo scrittore cinese che riesce a trasmettere nel modo più efficace gli aspetti contrastanti della società moderna e della cultura metropolitana e rurale della Cina, con un grande umorismo e un sarcasmo tagliente. Riceve i primi riconoscimenti negli anni Novanta per i suoi racconti brevi, opere rappresentative del neorealismo cinese che narrano le vicende all’interno delle aziende statali e del sistema burocratico. Tra i romanzi più noti, si segnalano Telefono cellulare (da cui è stato tratto l’omonimo film diretto da Feng Xiaogang nel 2003), Io sono Liu Yuejin (tradotto in italiano con il titolo Oggetti smarriti e pubblicato originariamente nel 2007), Una parola ne vale diecimila (vincitore del Premio letterario Mao Dun nel 2009, il massimo riconoscimento cinese per il romanzo) e Non sono una Pan Jinlian (2012).