Vi siete mai chiesti se in voi ci sia una qualche predisposizione per la lettura? Spesso se chiediamo ai giovani il perché non leggano alcun libro, ci viene risposto: “Non mi piace”, “Mi annoia”, e addirirttura “Forse non è nel mio DNA”. Se il nostro sangue sia o non sia influente nel nostro approccio alla lettura è un dato che la scienza deve ancora constatare; tuttavia, è ormai risaputo che ci siano fattori determinanti l’avvicinamento alla lettura: l’istruzione è uno di questi. Sin dall’età prescolare, il bambino può essere introdotto al fascino dei libri grazie alla voce calda e accogliente della madre e al beneficio che trae dalle favole che ascolta prima di andare a letto.
Poi, nel momento in cui il bambino entra a contatto con la scuola le cose si complicano: a determinare la coltivazione di questa passione o il suo drastico abbandono, è l’insegnamento e la promozione ricevuta dalle maestre. Troppo spesso, ormai, le scuole e gli insegnanti cadono nel tranello della “scolarizzazione del testo” offrendo agli studenti testi su cui dover per forza lavorare e rispondere a domande, allontanandoli così dal reale piacere di leggere, che si perde in inutili schede tecniche di comprensione. Così, i giovani spesso perdono un’occasione di crescita, relegando la lettura di un libro ad un lavoro o ad un obbligo scolastico di cui farebbero – e fanno – davvero a meno.
Ma ci sono eccezioni che ci potrebbero far sperare in un possibile miglioramento?
Pare di si. In alcuni casi, la scuola dell’obbligo diventa rampa di lancio verso orizzonti istituzionali più grandi, come l’università, dove lo studente può concedersi più libertà, legate sia all’ambito organizzativo sia alle scelte di vita. Un ragazzo maturo, che si sente libero di organizzare il proprio futuro, il proprio tempo e il proprio lavoro sulla base delle proprie esigenze potrebbe apprezzare di più la lettura e forse imparare ad amarla. Pare infatti, che, il ritratto della persona più propensa a leggere un libro sia una donna di colore che abbia ricevuto una laurea. A dimostrarlo sono i risultati della ricerca condotta dal Princeton Survey Research Associates International. Quando è stato chiesto alle persone scelte come campione (1,005 adulti dai 18 anni in su) se avessero letto un libro nel corso dello scorso anno, ci sono state evidenti differenze demografiche nelle risposte:
- Le donne leggono più libri rispetto agli uomini.
- I Bianchi e neri leggono più libri rispetto agli ispanici. (La differenza tra lettori bianchi o neri non è abbastanza grande da essere statisticamente significativa.)
- Le persone che frequentano o hanno frequentato l’università leggono più libri rispetto coloro che non ci sono stati.
Dalla ricerca pare sia uscito un ulteriore dato che conferma la passione intramontabile del cartaceo: insieme alla grande distribuzione degli ebook, è cresciuto il numero di possessori di dispositivi E-Reader; nonostante ciò, pare che gli Americani rimangano fedeli al cartaceo, con un 69% di fruitori di libri cartacei. Solo il 28% degli americani ha letto un ebook lo scorso anno. Che sia un dato importante che potrebbe far riflettere anche noi italiani?
Ulteriori risultati esprimono che i giovani sono più portati a leggere ebook rispetto alle persone anziane, ma sono anche, generalmente, propensi a scegliere libri cartacei. Il primo – e lussuosissimo – posto va alle persone di colore che leggono più libri senza alcuna preferenza di formato. Difficile dire se gli Americani leggano in media dodici libri l’anno, poiché i dati potrebbero essere distorti dai lettori forti; tuttavia il sondaggio riferisce che un americano medio legge cinque libri l’anno, un numero che rimane comunque notevole rispetto i nostri standard. Però, prima di sentirci troppo soddisfatti del livello di alfabetizzazione degli americani, bisognerebbe valutare anche la qualità dei testi letti e di conseguenza le classifiche di vendita di Amazon. Personalmente do poca rilevanza alle classifiche dei libri più venduti, e rimango del parere che quantità non sempre significa anche qualità.
È chiaro che il sondaggio si riferisce ad un nucleo di persone appartenenti ad un altro paese, ma è riconosciuta la nostra raccapricciante posizione nelle classifiche OCSE che ci vede padroni di un ultimo posto. Se oltre un quarto degli italiani, il 28%, si piazzano a livello più basso, o addirittura al di sotto di tale livello, per competenze in Lettura, non è che sia arrivato il caso di iniziare a riflettere, magari confrontandoci anche con altri paesi, per darci una mossa e magari riscattarci culturalmente?
Fonte: thewire.com