Tutti ci siamo trovati a dover affrontare la nostra esperienza di vita cercando di organizzarla e pianificarla. È un atto involontario, quasi scontato. Ogni uomo, donna, o bambino, scandisce il tempo e il contenuto della propria storia uniformandoli ai suoi piaceri, ai suoi svaghi e ai suoi “progetti di vita”. Ma questa dimensione, che oserei definire “impositiva”, la troviamo anche nelle pagine dei nostri libri. Sui nostri scaffali, magari dietro agli sfondi della grigia polvere, giacciono dei testi in cui la dimensione sostitutiva che l’uomo ha fatto con Dio si evince in maniera particolare.
Uno di questi libri è rappresentato in modo magistrale dal noto scrittore e intellettuale brasiliano Paulo Coelho ne Il manoscritto ritrovato ad Accra. All’interno di queste pagine, il saggio Copto raduna in piazza gli abitanti del luogo, fungendo dunque non tanto da profeta quanto da maestro. Un maestro di spiritualità certamente, ma soprattutto un maestro di vita. Il Copto affronta la questione della transitorietà della vita umana, tentando di mettere ordine nel caos mentale che gli uomini, sin dall’alba dei tempi, hanno causato.
Questa notte, prima di partire, mi dedicherò alle innumerevoli cose che, per mancanza di tempo e pazienza, non ho mai messo in ordine. So che, tra di esse, scoprirò ampi frammenti della mia esistenza.
Le cose da mettere in ordine. Gli amori, gli affetti, la famiglia e il bene comune. Termini abusati nella nostra società. Una società annegata nella tempesta dell’egoismo e del meccanico progettare i singoli istanti della storia. La vita, come ci insegna il nostro saggio Copto, è un libro vuoto e con le pagine bianche, da riempire con la penna del nostro cuore.
Tutto ciò che la mia mano toccherà, i miei occhi vedranno e la mia bocca assaggerà sarà diverso, pur continuando ad essere uguale. Ogni singola cosa si animerà e mi rivelerà il motivo per cui mi ha accompagnato per tanto tempo- e mi regalerà il miracolo di rivivere emozioni che le abitudini avevano ormai scolorito.
Insomma, se l’uomo fosse un pittore avrebbe una doppia possibilità per ridisegnare la propria esperienza di vita. Guardare il quadro fino ad ora realizzato, fermarsi e, in seguito, ricominciare. A partire da quei dettagli che le abitudini hanno reso opachi.
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