Hai presente quando vorresti scrivere un libro di quello che senti ma non sei l´ombra di uno scrittore? Ripiegheresti su una canzone ma sfortunatamente non sei un paroliere né un compositore. Se spalmassi i colori su una tela non sapresti spiegarli, non diventeresti comunque un artista. Niente, nessun accidenti di arte che ti possa salvare. Devi attraversare la strada, o togliere la sicura, devi osare, devi far fermare qualcuno, si deve accorgere tra sensi vietati e passaggi negati. Magari si fará parte del viaggio con te, ma non é questo il punto. Abbiamo infinito dentro, esce a piccole dosi, troppo modeste per farci capire chi tutto siamo. Abbiamo staccato il biglietto per l´infinito e non arriveremo mai a destinazione. Meno infinito.
Abbiamo occhi svuotati, che non si ricordano piú persone, che perdono da tutti i lati, abbiamo coscienze incrinate e abbracci consumati. Incostanti, inefficienti e molti altri “in”. Siamo come appendiabiti solo che reggiamo la vita di peso, la vita che qualcuno sceglie per noi, stirata o grinza pulita o macchiata e comunque usata. Ci cerchiamo da una vita. Spediamo segnali al cielo come fossimo un´antenna, uno sguardo, un profumo, una gonna piú corta, ci tocchiamo i capelli, diamo appuntamenti, speriamo sia la volta buona. Per tendere a piú infinito. La brevitá del vivere si allunga in due vite sovrapposte. Stai fermo, stai ferma, che ci vuole diligenza e attenzione per coincidere ogni giorno e non andare fuori, per non tornare a meno infinito. É inutile riderne o piangerne, cercare di fare densitá, ci hanno impiantato un infinito dentro con cui convivere. Penso all´infinito delle cose che provo e non saró mai in grado di dire, penso ai sogni in incubatrice da una vita quelli che dovrebbero cambiarti da cosí a cosí, alle finestre dell´anima lasciate aperte sperando che qualcosa o qualcuno torni, all´infinito dei modi di sentire il dolore, di darsi la colpa, di rimpiangere, di essere arrabbiati, spazientiti, delusi, disillusi. Nella mia vita son passato spesso da piú infinito a meno infinito. Il tragitto é breve, anche il soggiorno, tutto il resto é incubo. Passi il tempo a rotolare tra gloria e disonore, a contare quanto ti manca per arrivare. Ti chiedi cosa ti abbia fatto essere quesllo che sei, se sei tu che ti sei lasciato cambiare o se la colpa é degli altri per averci provato.
La vita é piena di quelle domande che non hanno una risposta unica, a piú filettature, tagliano e scoprono nuova pelle coi tagli, nuove parti di te. E tu ti tagli, un po´per necessitá un po´per inerzia, accetti i compromessi e vai avanti come nel gioco coi pacchi, verso l´infinito ma senza la sbruffonaggine dell´adolescenza, quella che ti faceva bene per scoprire l´interno delle cose. Adesso togli il velo alle cose, e sotto gli starti ci vedi quanto sono belle e pericolose, quanto tempo ti manca per raggiungerle, quanta forza ti manca per cambiarle. Peró stanno lí per il tuo infinito, e brillano di una tristezza convincente che se non le hai le sogni e se le hai continui a sognarle. Poi ci sono le persone che provano a toglierti infinito da dentro al petto, con o senza colpe, maldestramente o con pianificazione. Togli un secchio dal mare, togli una lacrima dagli occhi, l´effetto é lo stesso. Togli la corrente all´incubatrice dove tieni i sogni, togli fiamme a quel che brucia nel petto. Togli e ti manca la forza per camminare sospeso funambolo sull´esistenza. Cerchi appigli, cose provvisorie, persone che capitano, posti che valgono come altri posti.
Saltiamo qualche tappa, compiliamo la lista dei resi, puntiamo tutto su un numero, evitiamo gli intrusi che non ci interessa diventare perle, spariamo in alto, avvertiamo sempre, speriamo sempre troppo. Siamo lí, in mezzo all´imprecisato percorso a correre per infinito che facciamo e rifacciamo finché non ci piace o finché ci é concesso. Chiediamo indicazioni, lasciamo tracce, costruiamo ponti tra le cose, monumenti per chi viaggia con noi. Facciamo famiglie, dividiamo famiglie, ci isoliamo, ci sprechiamo. Tutto cosí leggero e cosí pesante, con tasche piene di meno infinito, in doppia fila con la multa sul vetro in direzione piú infinito.