Autore: Michele Serra
Pubblicato da Feltrinelli - Novembre 2013
Pagine: 112 - Formato disponibile: Brossura
Collana: I narratori
📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
Forse sono di là, forse sono altrove. In genere dormono quando il resto del mondo è sveglio, e vegliano quando il resto del mondo sta dormendo. Sono gli sdraiati. I figli adolescenti, i figli già ragazzi. Michele Serra si inoltra in quel mondo misterioso. Non risparmia niente ai figli, niente ai padri. Racconta l’estraneità, i conflitti, le occasioni perdute, il montare del senso di colpa, il formicolare di un’ostilità che nessuna saggezza riesce a placare.
Quando è successo? Come è successo? Dove ci siamo persi? E basterà, per ritrovarci, il disperato, patetico invito che il padre reitera al figlio per una passeggiata in montagna? Fra burrasche psichiche, satira sociale, orgogliose impennate di relativismo etico, il racconto affonda nel mondo ignoto dei figli e in quello almeno altrettanto ignoto dei “dopopadri”. Gli sdraiati è un romanzo comico, un romanzo di avventure, una storia di rabbia, amore e malinconia. Ed è anche il piccolo monumento a una generazione che si è allungata orizzontalmente nel mondo, e forse da quella posizione riesce a vedere cose che gli “eretti” non vedono più, non vedono ancora, hanno smesso di vedere.
Come mutano gli atteggiamenti della specie umana nei confronti della generazione parentale negli anni dei computer Apple e di Whatsapp? Dov’è il punto di incontro tra i genitori moderni, la loro costante incapacità di tenere il passo dei cambiamenti repentini che coinvolgono la nostra epoca, e i giovani del 2000, con i loro vestiti tutti inesorabilmente della stessa marca e gli smartphone sempre tra le mani? Qual è quello snodo fatale che ha visto l’affievolirsi della percezione del padre e della madre nel nucleo familiare, che ha interrotto bruscamente quell’antico senso di rispetto che era dovuto al genitore?
Sono le domande di Michele Serra nel suo romanzo, “Gli sdraiati”, dove il protagonista, una padre che nasconde la dolcezza della figura materna e l’incapacità di far valere quella superiorità (originaria) che contraddistingue un genitore, osserva e commenta con disincantata ironia la vita e gli atteggiamenti del figlio diciottenne, descrivendone peculiarità e stranezze.
Il ragazzo co-protagonista della storia de´Gli sdraiati di Michele Serra, diventa, dunque, il simbolo di una generazione nuova, che l’autore preferisce non analizzare attraverso considerazioni morali – evitando altresì di cristallizzare la propria opera come una semplice critica alla gioventù odierna – ma di cui piuttosto sottolinea il carattere inedito e particolare. «Non si era mai visto prima» commenta Serra, attraverso le parole di uno dei suoi personaggi, «che i vecchi lavorano mentre i giovani dormono»; il capovolgimento di ruoli che emerge da questa semplice ma significativa riflessione vede la sintesi migliore del quadro dei giovani che l’autore dipinge nel suo romanzo: gli sdraiati. Dei giovani statici, pigri, annoiati, avvolti sempre dagli stessi vestiti indipendentemente dalle condizioni climatiche, schiavi della tecnologia e della moda, che trovano nella posizione orizzontale la visuale perfetta per osservare una vita che si vive da sola, che si consuma nel suo “da fare”. Irrimediabilmente comico e a tratti triste è il risultato finale del progetto dell’autore, che osserva con sorprendente ironia il suo giovane incompleto, che non si cura mai di “chiudere il cerchio”, ripulire la stanza, chiudere i cassetti, mettere il punto finale ad una frase.
Serra vede un profondo senso di egoismo a governare la vita degli adolescenti, troppo occupati a curare la propria immagine per interessarsi a tutto ciò che li circonda; un egoismo che li porta a preferire l’effimera e caduca bellezza del singolo alla bellezza del mondo.
L’autore descrive l’abissale salto generazionale dei nostri tempi («È una catena spezzata – ne sono l’ultimo anello. Non c’è dubbio. Sono l’ultimo anello») con una sagacia e un’ironia che incollano il lettore al romanzo e lo costringono a leggerlo tutto d’un fiato; lo stile è ammaliante, vanta di un’aggettivazione frizzante e originale, di descrizioni e riflessioni che si susseguono con un ritmo incalzante che non lascia mai indifferenti.Dall’immagine della catena che si spezza, da un ciclo che si conclude e che taglia fuori “gli sdraiati”, Michele Serra esprime la sua simpatia per la generazione degli adulti, l’ultimo anello della catena che lotta per i diritti di “genitore”, che spesso si lascia schiacciare dalla nuova autonomia dei figli, dall’indifferenza e dall’arroganza che talvolta dimostrano; tra le righe del libro si avverte quasi immediatamente il sorriso divertito e al contempo malinconico dello scrittore, che descrive la triste impotenza di un padre avido di ricordi e di esperienze, che fa di tutto pur di mantenere il ruolo di “padre”.
Dalla prospettiva di una diciassettenne dall’armadio colmo di Converse e Dr Martens, che più di ogni altra cosa al mondo teme la frase “Connessione a internet non disponibile”, quale mi ritrovo ad essere, gli sdraiati sono veri, esistono: hanno le cuffie dell’iPod perennemente alle orecchie e il computer sempre acceso, anche se non sono in casa. Io sono una sdraiata, come gli altri, come tutti. Eppure, la domanda che mi sono posta automaticamente, alla fine della lettura del libro è stata: “Ci siamo sdraiati da soli? Oppure ci ha costretto qualcun altro, a forza di carezze e di apprensione, a sdraiarci su questo letto di menefreghismo?”. Noi, gli sdraiati, figli del consumismo e della connessione wi-fi, siamo vissuti e cresciuti con i vestiti sempre puliti e i sorrisi rivolti verso di noi anche quando non lo meritavamo; costretti al riposo, educati all’ozio e imboccati forse troppo a lungo, adesso ci guardiamo intorno impotenti e sdraiati perché, forse, qualcuno ha dimenticato di insegnarci come si fa a camminare da soli.
Divertente, sarcastico, commovente è il modo in cui Gli sdraiati di Michele Serra ricama l’immagine di un padre ed un figlio così vicini fisicamente, eppure così lontani, di giovani svogliati, annoiati da una vita che ha offerto loro tutto quando la cosa migliore, probabilmente, era togliere qualcosa, lasciar loro chiudere il cerchio. Un libro da tenere sul proprio scaffale, adatto agli adulti alla ricerca di compatimento, e perfetto per i giovani che, grazie alle parole di Michele Serra, sollevano un po’ la schiena.
Carla Oliva