
Autore: Andrea Vitali
Pubblicato da Garzanti - Febbraio 2017
Pagine: 432 - Genere: Gialli
Formato disponibile: Copertina Rigida
Collana: Narratori moderni

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Nella Bellano dell’epoca fascista un nuovo bizzarro caso per il maresciallo Maccadò e i suoi carabinieri. Nella notte c’è stato un tentativo di furto, diversi cittadini sono stati coinvolti nell’inseguimento e molti sono gli equivoci con cui si troverà a che fare il comandante di stazione il giorno dopo. Cosa è successo veramente? Chi mente?

È notte fonda e a Bellano dormono tutti, o almeno ci provano, vista la calura estiva che rende l’aria irrespirabile. Un urlo squarcia la quiete della notte. È l’Emerita Panicarli che grida al ladro. I vicini di casa accorrono, qualcuno scappa e si scontra con la guardia notturna che, trovandosi a fare il consueto giro, si appresta a raggiungere il luogo da cui provengono le grida.
La mattina seguente, il maresciallo Maccadò si trova di fronte a un emozionato maestro Crispini, ansioso di sapere come procedono le indagini e se i Carabinieri hanno già arrestato il colpevole. Il Crispini, maestro in pensione e corrispondente da Bellano per una rivista locale, apprende la notizia la mattina al bar dove si reca sempre per la colazione. La sua mente fantasiosa inizia già a costruire una storia e vede la possibilità di riuscire a pubblicare qualcosa dopo i numerosi rifiuti.
Maccadò tenta di dissimulare la sua completa ignoranza e una volta arrivato in caserma si mette all’opera. Cosa è successo veramente quella notte? Il Caiazzi, il ragazzo “preso in custodia” dalla guardia notturna, sembra essere il colpevole. Questi ora si trova ricoverato al nosocomio, sotto la vigile attenzione di suor Venezia.
Ma stanno realmente così le cose? E perché l’Emerita non è andata in caserma a sporgere denuncia?
«Siete sicuro?» ribatté suor Venezia.
Così, secca secca.
Tanto che al Maccadò sfuggì un’espressione contrariata, la stessa che gli veniva quando qualcuno osava mentire senza ritegno sotto i suoi occhi e che non contenne, né avrebbe contenuto pur se avesse avuto suor Venezia davanti a sé, con tutto il rispetto.
«Cosa intendete dire?» chiese.
Anche lui secco secco.
«Io?» angelica, adesso, la suora.
Niente di che.
Tuttavia si permetteva di far notare che non sempre le cose stavano come sembravano. Il primo sguardo talvolta era solo un pregiudizio, magari ne serviva un secondo per vedere meglio.
«Vi spieghereste meglio?» chiese il Maccadò.
«Intendo dire che una verità vale l’altra fino a che non si è davanti all’unica, quella veramente vera.»
Il maresciallo si passò una mano sul viso.
Cos’era tutta quella filosofia?”
A cantare fu il cane scorre in maniera rapida e piacevole. Andrea Vitali, con il suo stile inconfondibile e i suoi personaggi sempre molto simpatici e a tratti ilari, descrive uno spaccato della vita dei cittadini bellanesi portando il lettore gradualmente allo sbrogliarsi della matassa senza mai annoiare; anzi, con un incedere che si fa sempre più incalzante e avvincente.
Ho apprezzato molto la brevità dei capitoli che hanno reso più incisivo e scattante il flusso della narrazione. Sin dalle prime pagine mi sono immersa e persa tra le vie di Bellano, ho sentito sulla pelle l’asfissiante calura estiva e fraternizzato con alcuni personaggi. In particolare il maresciallo Maccadò, che si trova ad avere la caserma sfornita dei suoi uomini migliori e a dover condurre le indagini con due nuove reclute le quali sembrano proprio non essere portate per la vita da carabinieri. Ho apprezzato molto il suo autocontrollo anche nei momenti più delicati. Un personaggio ben delineato dal Vitali e che risulta simpatico fin dal primo momento.
Anche il linguaggio utilizzato, con termini ricercati e quasi obsoleti, contribuisce a calarsi in pieno nell’atmosfera degli anni trenta del Novecento.
Ho lasciato Bellano con un po’ di malinconia, ormai affezionata agli abitanti e alle loro vicende, ma con la consapevolezza che potrò sempre tornare a sorridere con loro ogni volta che vorrò.
Approfondimento
A cantare fu il cane è un susseguirsi di momenti divertenti. Le dinamiche di un borgo dell’epoca fascista, incentrate su due pilastri fondamentali quali la chiesa e la caserma, trovano spazio in questo come nella maggior parte dei romanzi di Andrea Vitali e i due intrecci narrativi convergeranno verso un elemento di collegamento che lascerà il lettore quasi sorpreso, portandolo a una simpatica e leggera riflessione su quanto sia vero il detto “l’apparenza inganna”.
Da leggere in un pomeriggio primaverile in un giardino fiorito, accarezzati da una brezza leggera, quel tanto che potrà permettere al lettore di schernire i protagonisti del romanzo, i quali, invece, sono asfissiati dalla calura estiva, alla continua e vana ricerca di un alito di vento.
Danila Pisano