Autore: Elizabeth von Arnim
Pubblicato da Bollati Boringhieri - Luglio 2017
Pagine: 313 - Genere: Classici
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Varianti
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Uno scandalo incombe sulla famiglia Bott: il povero Ernest, appena deceduto in un incidente stradale, ha diseredato la moglie Milly. Possibile che quegli occhi di colomba, quella figuretta tanto dolce e amabile meritino un castigo tanto duro? La costernazione e l'indignazione iniziale dei Bott si trasformano presto in dubbio e sospetto: e se quei venticinque anni di vita matrimoniale nascondessero un inconfessabile segreto? La soave Milly si è forse macchiata di qualche oscuro peccato? Milly sa che l'esclusione dal testamento del marito non è che l'espiazione per un'esistenza di doppiezza: per tutto quel tempo ha amato uno studioso di Oxford, Arthur. Ora, finalmente, potrà chiarire la sua situazione con lui, raccontargli che Ernest era al corrente della loro relazione e accettare la sua proposta di matrimonio. Non vede l'ora di andarsene lontano dai Bott, lasciando tutti li a bisbigliare su di lei. D'impulso Milly esce di casa con un piccolo bagaglio e si dirige alla stazione. Ma nulla andrà secondo le sue aspettative.
Morbida, burrosa, dolce e accomodante, gli uomini vedono così MIlly, la protagonista di Colpa d’amore, soprattutto i suoi numerosi cognati, vagamente invidiosi del defunto Ernest, sulle prime, soprattutto tenendo conto delle mogli che sono loro toccate in sorte. Eppure la più angelica e disponibile delle donne della numerosa e fiorente famiglia Bott deve avere un lato inaspettatamente perfido. Una “colomba adultera” si definisce esterrefatta lei stessa. È l’amore, dice a sé stessa, ad averla condotta dove mai si sarebbe aspettata, a un’infedeltà durata dieci lunghi anni, prima ardente e meravigliosamente coinvolgente, poi tranquilla e serena quanto un lungo matrimonio.
Ora con la morte del marito una serie di veli le cadono dagli occhi: il marito sapeva e la punisce in modo tale che tutti sappiano, ma non solo, presto il mondo formale ma rassicurante che ha avuto attorno fino a quel momento si sgretola in mille pezzi. Niente è come lei si aspetta: l’adorata sorella con cui aveva da anni una corrispondenza segreta è una persona talmente diversa che praticamente non la riconosce. Dopo la lettura del testamento lei cerca quello che in fondo aveva cercato anche prima: qualcuno che possa amarla e accoglierla per quello che è, e da amare e coccolare. Spera da subito in quella sorella che non vede da quando entrambe erano due giovani fanciulle, ma la vita fa strani scherzi. E quell’uomo che aveva avvolto nel suo affetto è così diverso da come lei credeva. Eppure questa tenerezza da dare e da ricevere è ciò che l’ha spinta a una menzogna e a una doppia vita in cui si era adagiata con semplicità. Ma ora non trova niente intorno a sé, tutti i ponti cadono e lei comprende di essere sola e tragicamente troppo vecchia.
Non c’è perdono, indulgenza? Da nessuna parte?
La prima parte del romanzo è tutto narrato dal punto di vista di Milly, agiata borghese incapace di opporsi con determinazione a nessuno, e il lettore viene travolto dall’incessante chiacchiericcio interiore della protagonista che riflette sulla sua colpa, si sente degna di qualsiasi punizione ed è più che disposta a espiare. Poi il punto di vista si sposta di volta in volta sui cognati e sulle loro mogli, con una tecnica di discorso indiretto.
Approfondimento
Il bene che tempo e consuetudine avevano mostrato, quell’amore e benevolenza per Milly da parte della rassicurante e conservatrice Titford (cittadina alle porte di Londra) e di una intera famiglia, i Bott, finanziariamente solida, vanto e spina dorsale della comunità, verrà inaspettatamente disatteso per sempre. Lei che era stata una moglie perfetta per Ernest (rampollo dei Bott), una quarantacinquenne normale, compiacente, sorridente, pasciuta, ci svelerà tutta un’ altra storia e un inganno da dieci anni celato. Alla morte di Ernest, Milly è stata da lui sorprendentemente diseredata e ogni bene lasciato ad un’opera pia. Perché e cosa nasconde un matrimonio ritenuto perfettamente normale? E l’ onorabilità della famiglia e la reazione della comunità?
In realtà Milly ha segretamente peccato (per dieci anni è stata l’ amante di uno studioso di Oxford, Arturo), ma l’ inganno l’ ha resa un’ottima moglie e nella noiosa routine l’adulterio si è fatto salvezza. Oggi è costretta ad un ritorno emozionale ai ricordi d’infanzia, in quella Bloombsbury bella e disincantata, in compagnia dell’amata sorella Aggie che, a differenza sua, ancora giovane aveva osato ed era fuggita inseguendo l’amore, gustando il soffio della vita.
Il suo era stato un amore condiviso, ma …” per amare occorre prima sopravvivere o per sopravvivere si deve prima amare”…? Oggi le due sorelle si ritrovano, dopo 25 anni di matrimonio, sopraffatte da problemi economici e affettivi e con i Bott sullo sfondo. Un incontro casuale, l’idea di un possibile riavvicinamento e la consapevolezza di un ricordo svanito, di una perdita definitiva, di una voce e solo quella …” due figure invisibili che si guardavano negli occhi “…, circondate da una realtà ben diversa. E allora una sola auspicata salvezza, il possibile matrimonio con Arthur e la dolorosa scoperta di una relazione sepolta da un giovane capriccio d’ amore (un’ altra donna). Non resta che un ritorno all’origine tra rassegnazione e pentimento in una condizione di non amore e disillusione, impersonando un ruolo in cui …” di noi non importa a nessuno”…
L’ universo famigliare dei Bott si fonda su relazioni di coppia sterili, invidia, silenzio, cinico egoismo. Nuovi equilibri spezzano relazioni all’apparenza consolidate, perché …” dallo stesso sangue non discende l’ amore, ma la rivendicazione di un amore “…, sostituite dalla parola decoro. Qualsiasi personalismo si defila al cospetto di reputazione famigliare ed accettazione comunitaria, sostituito da affetti simulati e dissimulati e da una protratta gentilezza imbarazzata. Rimangono finzione e perversione inseriti in una giostra degli errori e degli orrori, rigettando il percepito, assoggettati a realtà soggettivate e stravolte (da parte di ciascun membro della famiglia ) da sempre conosciute e ignorate.
La vita diviene una farsa (ma lo è sempre stata, solo adesso è stata scoperchiata), un film degli inganni e dei tradimenti, tra gelosie ingiustificate e ” divorzi ” minacciati, laddove oltre ogni docilità, devozione e virtù …” sono le donne a stabilire la temperatura di una famiglia “… I Bott si guardano ma non si vedono, rinchiusi in personalismi dissolti, in una condizione prosciugata dell’amore e delle illusioni dell’amore stesso. La propria e altrui salvezza ci trascina in un deserto sentimentale e spirituale, in una perversione (tra falsa gelosia e cinica dissolvenza) che stravolge i fatti per salvare l’onorabilità dell’apparenza (la famiglia).
E l’espiazione? La si è già scontata, allontanandosi dalle ombre del proprio passato, da un desiderio d’amore sfumato con i capricci sentimentali di un uomo-bambino e dal fantasma di una sorella perduta a cui si è donata la propria salvezza.
E la verità? Rimane nell’ombra, ovattata, rinchiusa in sè, detta a metà , perché…” cosi’ va il mondo, e vanno preservate le buone maniere”…, ma un silenzio e una confessione mancata, da parte di chi sa ascoltare (la novantenne matriarca dei Bott), può aprirci un universo e donarci l’ altrui ” benedizione “.
Questa è Elizabeth Von Arnim, una scrittrice sorprendente, che oltre una classica costruzione ottocentesca di un romanzo di relazioni e sentimenti, ci mostra la propria unicità e modernità.
È una penna arguta, autoironica, tragicamente dissacrante, terribilmente caustica, profondamente passionale, che sa entrare e uscire dalla propria contemporaneità e guardare oltre, tracciando un quadro meticoloso e sferzante di un tempo ancora imbrattato di noiosi pregiudizi e sterili cliché. Lo fa attraverso la vivacità intellettiva dei personaggi, l’ironia, il potere delle parole, sorprendendo per passione e spietata lucidità.
Questo romanzo (1929) si fa apprezzare soprattutto nella seconda parte, abbandonata una certa rigidità di forma (della prima parte) per una trama che assume una neo vivacità narrativa, relazionale e concettuale.
E allora …” ci hai detto quello che volevamo sapere, e sono certa che te ne sono tutti riconoscenti. Ma mi dico sempre che le storie lunghe devono essere conservate per le sere d’inverno e per i giorni di pioggia, ed è quando siamo vecchi che arriva il momento di raccontare tutto, non quando è primavera, non in un bel mattino come questo, per giunta all’ora di pranzo, a parlare di qualcosa che ormai è morto e sepolto “
Consigliato se si amano le storie piene di vicissitudini e di personaggi che giudicano dall’alto dei loro peccati. Meno consigliato se si cerca una lettura scorrevole e coinvolgente.
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