Autore: Michele Orti Manara
Pubblicato da Rizzoli - Febbraio 2022
Pagine: 272 - Genere: Narrativa Italiana
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Scala italiani
ISBN: 9788817160742
ASIN: B09Q6542T9
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In principio fu il Brivido, un violento terremoto che all'inizio del secolo scorso fece crollare la montagna e risorgere la creatura che vi era stata imprigionata molto tempo prima. Cinquant'anni dopo, il piccolo paese di Roccasa vive ancora nell'ombra di quella maledizione, che scatena terribili pulsioni negli uomini e ha ridotto le donne a una dolente rassegnazione. A combatterla è rimasta la sola stirpe delle sarachìe, che tramandano di madre in figlia il segreto per consolare e guarire le compaesane. La piccola Teresa è una di loro, e presto dovrà abbandonare l'infanzia per abbracciare il suo destino. Michele Orti Manara compone in queste pagine un intreccio avvolgente, in cui convivono religione e folklore, romanzo di formazione e favola dark, echi del passato e temi attuali. Una storia spietata in cui nessuno, proprio nessuno, può dirsi al sicuro.
«Se questa fosse una città di vittime e peccatori tutto sarebbe più semplice. Ma qui i ruoli si confondono e non è facile stabilire una volta per tutte chi sia il lupo da scacciare e chi l’agnello di cui prendersi cura. Ed è proprio quando ti illudi di aver capito che i ruoli si scambiano.»
Roccasa è un paesino immaginario, che sorge fra i boschi e in cui, da circa mezzo secolo, una forza oscura usa gli uomini per fare violenza sulle donne. Ogni giorno, come in una liturgia, i fatti si ripetono sempre con la stessa sequenza: durante la notte, le donne vengono insultate e percosse dai propri mariti; la mattina, gli uomini si svegliano con un forte mal di testa e sono spesso tormentati da allucinazioni. A consolare le donne del paese ci sono le sarachìe, una stirpe di altre donne. Esse custodiscono il segreto per curare le ferite delle compaesane e lo tramandano di madre in figlia
A Roccasa, nessuno può dirsi veramente libero. Tutti sono rassegnati al proprio destino: le donne sopportano le violenze; gli uomini sono vinti da un impeto che annienta il loro libero arbitrio; le sarachìe si sacrificano e tollerano l’indifferenza del resto delle donne del paese, nel rispetto di un ruolo che ereditano e che trasmettono alla figlia che le succede.
Non è tutto.
Roccasa è un luogo isolato: tentare di entrarci o di uscire non si rivela mai una buona idea. Non ci si fa domande e chi lo fa, oltre a non ottenere alcuna risposta, si scontra con l’indolenza del resto della comunità.
Roccasa vive in una condizione di immobilismo che sembra invalicabile, ma cosa succede se la catena della consolazione viene interrotta?
«Lo vedi? La verità è che a nessuno piace stare qua, e se non se ne va è solo perché ha la testa piena di paure. Già questo è un buon motivo per scappare, per andarsene lontano, a conoscere gente nuova e meno superstiziosa.»
Consolazione è un romanzo fantastico dalle striature gotiche, è intenso, a tratti angosciante, pervaso da eventi tragici e brutali. A una trama cupa e macabra si contrappongono una prosa scorrevole, un linguaggio semplice e dialoghi rapidi, che rendono la lettura, pagina dopo pagina, sempre più interessante.
Quella di Roccasa è una storia irrisolta, che lascia al lettore un alone di inquietudine e di dubbio, ma che vale la pena leggere, per l’originalità della trama e le competenze narrative dell’autore.
Approfondimento
Gran parte del romanzo si concentra sui fatti avvenuti tra il 1960 e 1961 e, in particolare, sulla storia della sarachìa Nives, di sua figlia Teresa e dei suoi amici, del nuovo parroco don Ettore, delle donne del paese, Dora e Marisa.
Per quanto intricata e misteriosa, la storia di Roccasa viene ricostruita, attraverso l’uso del flashback, a partire dal principio, ossia dal terremoto del 1910, che segna per il paese l’inizio della sua terribile maledizione. Il presente di Roccasa, quindi, viene interrotto per raccontare la storia di Ada e Dolores, nonna e madre di Nives, e quella di Dora, una compaesana che nutre un vecchio astio nei confronti delle sarachìe. Il futuro di Roccasa, invece, è tutto da decifrare.
Sorprende l’abilità nel proteggere l’anonimato di questo piccolo borgo: non sono descritti usi e costumi, ricollegabili a una posizione geografica particolare; non vi è alcun riferimento a fatti realmente accaduti in quel periodo; il linguaggio è semplice e ricco di neologismi (es. sarachìa).
L’accurato racconto di scene di vita silvestre sembra voler distogliere lo sguardo dai personaggi, rendendo difficile credere che l’uno o l’altro riesca a ribaltare l’infelice sorte di Roccasa. Eppure, c’è qualcuno che tenta di sfidare la passività degli abitanti del paese. Si tratta del nuovo parroco, don Ettore, che tenta di integrarsi nella comunità e di comprenderla, e di Teresa, la figlia della sarachìa Nives, che malgrado la sua giovane età, risulta il personaggio più maturo e con maggiore spirito critico.
Neanche il tempo di perorare la causa di uno di questi personaggi, che, dalle ombre del bosco di Roccasa, spunta un finale inaspettato. Nelle ultime pagine del libro, infatti, in cui gli eventi si consumano velocemente, l’abulia a cui ci eravamo abituati subisce una cesura, lasciando, ancora una volta, il lettore spiazzato.
Le chiavi di lettura sono molteplici ed è inevitabile l’aggancio alle piaghe sociali tuttora in voga: la superstizione, i pregiudizi, la mancanza di solidarietà. Roccasa, tuttavia, si potrebbe leggere come un “luogo impalpabile”, un luogo della nostra mente, in cui ci abituiamo a subire, in cui non osiamo farci domande, che sopravvive grazie a delle cure palliative. Un luogo in cui, però, non si può sostare troppo a lungo e che, da un momento all’altro, rischia di venire drasticamente stravolto.
Consolazione è un romanzo ben strutturato, caratterizzato da una prosa piacevole, intrigante e coinvolgente, ma la lettura è da rimandare, se in quel momento si è alla ricerca di un lieto fine, di un eroe a cui affezionarsi, di un posto in cui rifugiarsi.
Marta Marongiu