
Autore: Michela Murgia
Pubblicato da Rizzoli - Gennaio 2024
Pagine: 128 - Genere: Narrativa, Narrativa Italiana
Formato disponibile: Audiolibro, Brossura, eBook
ISBN: 9788817147798
ASIN: B0CQ55DR6N

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In questo interessante e breve libro, Michela Murgia ci racconta la sua concezione di famiglia, di queerness, di maternità surrogata; ma anche di cosa sia eticamente e legalmente giusto e – soprattutto – nei confronti di chi valutiamo se qualcosa sia giusto o meno.
Se cercate un libro politically-correct e conservatore guardate altrove! Le opinioni espresse sono talvolta molto estreme e come tali di certo non condivisibili da tutte, ciò nonostante, vengono espressi concetti pregni di libertà e di democrazia che noi solo sappiamo quanto siano essenziali, specie in questo periodo storico.

Avevo sviluppato una competenza nei rapporti atipici che mi poneva nella strana posizione di poter chiamare famiglia qualcosa che nemmeno le famiglie più all’avanguardia si immaginavano di accettare, ma per lo Stato tutto questo non aveva alcun valore.
Conoscendo – almeno parte – della storia di Michela Murgia, specie degli ultimi mesi della sua vita, è molto interessante capire come la percezione del fatto che non avesse più molto tempo a disposizione ha permesso all’autrice di essere forse ancora più schietta di quanto non lo sia stata nei suoi passati scritti.
Questo, infatti, non è un romanzo che tramite uno story telling esprime dei concetti dei quali si è fatta portavoce, questo scritto può forse più correttamente essere identificato come un saggio che tratta temi allo stesso tempo attuali, controversi, dibattuti e – come spesso accade – dei relativi vuoti normativi che sussistono intorno ad essi.
Dare la vita racconta infatti del suo concetto di famiglia e di amore e di come, a quei ruoli che da sempre riteniamo legami che non possiamo scegliere poiché dettati dal sangue, si possano affiancare legami altrettanto granitici (nel senso più positivo e confortante del termine) cosiddetti di elezione, di scelta.
Se infatti possiamo essere liberi di scegliere il nostro partner – nonostante anche qui, questa libertà sia talvolta ancora minacciata da retaggi etero normati – perché non dovremmo poter essere in grado allo stesso modo di sceglierci dei genitori? O perché no, dei figli?
Dopotutto i legami famigliari dovrebbero essere basati sull’amore e quindi, perché un amore che si è scelto e voluto debba essere classificato di serie B? Non normato, permettendone così abusi e soprusi?
Dimmi che ami quello che di me cambia di continuo, e io potrò continuare a darti quello che di me davvero non cambia: la voglia di sceglierti ogni giorno in modo differente, come diversa sono io ogni mattina quando apro gli occhi.
Approfondimento
Personalmente, nonostante mi consideri una persona – per ideologia e per esperienza – molto liberale e aperta, ho trovato alcuni concetti espressi un po’ estremi, poco condivisibili almeno personalmente.
Ciò detto, mi è impossibile – e spero lo sia anche per molti lettori – prescindere dai puri concetti di libertà, scelta e tutela espressi nel libro. Quando si trattano certi temi è molto facile cadere nella filosofia, affrontare qualcosa che per tante famiglie sono problemi concreti, su un piano ideologico lontano dai veri scogli del quotidiano.
Temevo fortemente che il libro cadesse in questo tranello ma devo dire che è estremamente piacevole – e inaspettato – vedere come l’autrice riesca ad affrontare problemi ideologici, quasi filosofici, su un piano che rispetti la purezza dei sentimenti trattati, affrontando, allo stesso tempo, con un approccio molto concreto le conseguenze che certe scelte (o non-scelte) politiche e legislative possono avere su queste persone.
Le leggi che consentono sono le sole che possono mettere dei limiti all’azione che stanno legittimando, per il fatto stesso di riconoscerla. L’assenza di leggi permette invece qualunque eccesso, perché nessuno degli abusi perpetrati sulla parte debole è definibile come tale: semplicemente, senza legge, non esiste.
Emerge prepotentemente il senso di collettività e di senso civico che Michela Murgia ha manifestato nel corso di tutta la sua vita, e questo piccolo volume racchiude una manifestazione di espressione che – ancorché forse non completamente condivisibile – sicuramente è un meraviglioso esempio di apertura verso l’altro.
Roberta Mezza