Autore: Zeruya Shalev
Pubblicato da Feltrinelli - Giugno 2016
Pagine: 288 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: I narratori
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Il ricordo indelebile di un incidente di dieci anni fa, il ritrovo di un amore di gioventù, incomprensioni e dissidi familiari: sono questi gli elementi cardine che costellano la vita di Iris, 45enne israeliana, che si troverà a fare i conti col dolore e le sue conseguenze.
L’amore ha tante facce, dolci e dure, aperte e chiuse, l’amore permette e proibisce, allarga e chiude. In veste di genitori ed educatori scegliamo di momento in momento quale volto mostrare, a seconda delle circostanze. Proprio quando i figli crescono e il loro spazio di autonomia si allarga progressivamente proprio allora poniamo loro dei paletti chiari fra il fuori e il dentro – come distinguere fra ciò che è estraneo e ciò che è familiare, chi vuol bene da chi odia.
È esattamente nel giorno dell’anniversario dell’incidente che coinvolse la protagonista di Dolore, Iris, che la narrazione ha inizio. Per dieci anni costretta alla quasi totale infermità, Iris si ritroverà a fare i conti con le spaccature interne alla famiglia (che mettono in dubbio il rapporto coi figli e il suo stesso matrimonio), a interrogarsi su se stessa, i propri desideri e le proprie ambizioni. A complicare il quadro sarà l’arrivo di Eitan, suo amore adolescenziale mai stato dimenticato e tuttora profondamente amato.
Tematica fondamentale del romanzo, come già anticipato dal titolo, è il dolore, concetto presente per tutta la narrazione più o meno implicitamente. Anzitutto lo ritroviamo nell’evento scatenante dell’azione, ovvero l’incidente stradale che, se da un lato è ovviamente fonte di sofferenza fisica e mentale, dall’altro è un fenomeno fortemente catartico. Saranno infatti gli anni di convalescenza che faranno emergere in Iris tutte le perplessità e le criticità già presenti nella sua vita e che si mostreranno con ancora più forza dopo gli anni di malattia. Il concetto di dolore purificatore, in questo caso dovuto a malessere fisico, si ritrova in modo emblematico anche nelle “due mamme” della narrazione: la prima, la mamma di Eitan, la cui sofferenza fisica farà da collante fra lui e Iris, e la mamma di quest’ultima che, nella sua crescente debolezza mentale, acquisisce una visione del mondo ovattata, fittizia, infantile ma più spensierata e felice.
La figura della madre acquista ancora più importanza se si pensa che un altro tema cardine è quello dell’orfanità, realmente vissuta (come accade per Eitan e Iris) o solo percepita emotivamente. È questo, infatti, il caso di Alma, figlia della protagonista, che nel suo spaesamento e senso di abbandono, cadrà preda di un presunto guru di vita. Corollario di questa tematica è il problema dell’educazione, intesa però come trasmissione di intelligenza emotiva, ovvero quella capacità di percepire e controllare i propri sentimenti e saperli comunicare all’altro (a questo proposito è significativa la figura di Iris, che decide di votare la propria vita al lavoro di preside in una scuola di “ragazzi difficili”).
Queste tematiche ci vengono presentate attraverso i pensieri di Iris stessa, che occupano la maggior parte del romanzo. Proprio nelle riflessioni di quest’ultima emergono però alcune deficienze.
Anzitutto la questione dell’incidente: sebbene frutto di un attentato terroristico – scelta narrativa molto forte –, esso non viene affrontato adeguatamente dalla protagonista (che, del resto, pare interrogarsi su qualunque altro aspetto della sua vita).
Inoltre, i suoi pensieri, ampi e copiosi, sembrano susseguirsi uguali in se stessi, senza una particolare evoluzione: le turbe e i dilemmi di Iris rimangono per lo più fissi e focalizzati su pochi aspetti e/o persone. Alla “soluzione” conclusiva si arriva attraverso una serie di epifanie che, per quanto alcune ben costruite, non lasciano adito ad una maturazione sentita e cosciente.
Approfondimento
A dispetto delle tematiche trattate, Dolore è molto scorrevole e fruibile. Le riflessioni e pensieri della protagonista ricordano un flusso di coscienza e la scrittura della Shalev ha il pregio di essere molto fluida e accattivante. Il romanzo, per la scrittura delicata e le tematiche presentate, si adatta bene ad un gusto “femminile” e, per la sua facilità di lettura, si presta a essere un buona partenza per chi voglia iniziare una lettura maggiormente introspettiva, senza però il rischio che possa rivelarsi tediosa o particolarmente ostica da seguire.
Ad ogni modo, per chi è avvezzo a questo tipo di letture, sia la trama che le considerazioni presentate non spiccheranno per innovazione.
Gabriella Esposito