Autore: Gianni Solla
Pubblicato da Einaudi - Maggio 2023
Pagine: 256 - Genere: Narrativa Italiana
Formato disponibile: Audiolibro, Copertina Rigida, eBook
Collana: Supercoralli
ISBN: 9788806257699
ASIN: B0C5ZJR41G
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Tora e Piccilli, settembre 1942: Davide, zoppicante fin dalla nascita, si prende cura dei maiali e trova conforto nella loro compagnia. Solo Teresa, con il suo coraggio e la passione per la lettura, difende Davide dagli abusi. L'arrivo di trentasei ebrei di Napoli, inviati dal regime fascista, sconvolge la loro esistenza. Davide si avvicina a Nicolas e alla sua famiglia, frequentando una scuola clandestina e imparando a leggere e scrivere grazie a lui. Attraverso le loro avventure e i sentimenti inespressi, Nicolas diventa un fantasma che accompagnerà Davide anche negli anni successivi a Napoli, fino a ricondurlo a Tora, il luogo in cui tutto è iniziato.
Nemmeno a me piace la persona che hai incontrato l’altro giorno, a volte sento che la vita mi ha deformato. Invece è stato bello saperti uguale a quello che eri. Hai tenuto dentro la forza che ho visto dal primo giorno. Le hai dato una direzione, ma dentro avevi già tutto.
A Tora e Piccilli vive una famiglia di custodi di maiali composta da Fortunà Buonasorte, analfabeta, la moglie, la figlia Rosetta e l’unico figlio Davide, un ragazzo volenteroso, coraggioso, ma con un difetto alla gamba che al paese lo rende ridicolo. Lui, come il padre, cura i maiali per poi rivenderli, mentre Rosetta, la sorella, cerca di andare a scuola, ma con poco entusiasmo. Una ragazzetta di poco conto, debole come la madre. Davide invece condivide con il padre la grinta e la voglia di rivalsa: il padre è un fascista e un gran lavoratore e dice sempre che non è necessario andare a scuola perché se si sanno le cose semplici si possono comprendere anche quelle più grandi, ma il figlio non è d’accordo.
Dentro a Davide c’era un’energia potente che prima o poi sarebbe emersa trasformandolo, ma senza cambiarne mai il carattere e la bontà d’animo. Davide frequentava il paese andando a trovare quando meglio poteva Teresa, la figlia di un cordaio che aveva una piccola azienda, di cui lei era al controllo e alla verifica di ciò che usciva e ciò che entrava e dunque sapeva bene fare di conto, leggere e scrivere. Teresa voleva bene a Davide e non si capiva come lo difendeva dagli attacchi maldestri e cattivi dei compagni di merende, tra cui Renato, il figlio del farmacista un ragazzo aggressivo e maleducato.
Nessuno badò a lei. Era una ragazza secca la metà di quelli a cui stava andando incontro. Teneva tra le mani un ramoscello lungo e nodoso che le assomigliava, si avvicinò a Renato e quando gli fu a tiro con il ramo di ciliegio diede una frustata violenta sulle gambe scoperte. Un solo colpo. Vidi il braccio caricare tutta l’energia possibile e poi rilasciarla. Fu quello il momento esatto in cui cominciai a pensare a Teresa. Una massa di pensieri confusi che aveva a che fare con i suoi capelli e le sue braccia magre che avrei voluto stringere.
Teresa era semplice e dura e nella sua compattezza insegnava le parole a Davide affinché potesse un giorno redimersi da quella società vecchia arcaica e medioevale che era Tora.
Teresa aveva un anno in più di me. Quando girava il collo si vedeva il movimento dei muscoli, come se i meccanismi del suo corpo fossero trasparenti. Era la persona più istruita di Tora e Piccilli assieme al maestro delle elementari Anastasi. Quando arrivava una lettera in paese, i contadini si rivolgevano a lei per due motivi: per farsela leggere e perché sapevano che non ne avrebbe parlato a nessuno. Teresa custodiva i segreti delle famiglie più povere del paese, e aveva le parole per comunicare morti e nascite, matrimoni e malattie improvvise.
Siamo in epoca fascista e nel giro di poche settimane a Tora furono accantonati trentasei ebrei mandati a lavorare nei campi, ebrei che arrivavano da Napoli, ebrei colti, raffinati e anche borghesi che improvvisamente si ritrovavano a fare lavori che non conoscevano, privati di liberà e di leggi affidati a un popolo di contadini che non sapeva cosa credere che da una parte li voleva proteggere e dall’altra ammazzare. Tra questi c’era un giovane Nicolas che Davide conobbe per caso al mercato e dal quale rimase folgorato, Davide voleva essere come lui, ma accettò l’invito dei compagni che consisteva nell’attaccare di nascosto una delle fattorie che ospitava gli ebrei, tra cui alloggiava anche Nicolas, per ferirli brutalmente, al buio con profonda e manifesta vigliaccheria.
Il ragazzo che avevo visto scendere dall’autocarro era più alto e più magro di me. Il costato ampio e squadrato era più sottile del mio. Se avessimo fatto a botte avrei vinto. Ma quel vantaggio era tutto quello che avevo.
Nicolas non seppe mai di Davide, credette che fossero altre persone ad averlo attaccato e non ne fece mai parola convinto che la sua esistenza ad ogni modo non dipendeva più da lui.
Si sparse la voce che un professore ebreo, Gioacchino, tenesse lezioni in una scuola segreta per ebrei presso la fattoria che lo ospitava. Era il padre di Nicolas, e Davide lo cercò per poter imparare a leggere e scrivere. Nel frattempo, aiutava il proprietario della fattoria a costruire e verniciare la staccionata, così giorno dopo giorno le lezioni che Gioacchino gli impartì servirono a formare Davide che di nascosto rubava i quaderni e le matite al mercato per poter coltivare quella che ormai era diventata la sua grande passione.
Quando il padre scoprì cosa facesse il figlio decise di uccidergli Nero, il maiale a cui lui era più affezionato, e poi di picchiare a sangue lo stesso figlio affinché si spaventasse e non si avvicinasse più agli ebrei, ma queste azioni non fecero altro che rendere Davide più convinto dei propri intenti. E anzi, un giorno chiese anche a Teresa di unirsi a loro.
Quel giorno tutti e tre si spogliarono per fare il primo bagno nel ruscello e questo fu un atto totalmente liberatorio, che privò Davide della paura, ma che avvicinò anche Nicolas a Teresa.
Una volta che Davide ebbe imparato la lingua decise di seguire più suo padre e di aiutarlo a realizzare il sogno di ingrandire la scuderia dei maiali. Nel frattempo suo padre diventò fortemente orgoglioso del figlio e gli propose insieme alla madre una sposa, Immacolata, una bella ragazza, ma vuota e senza alcun interesse se non quello anche lei di scappare e allontanarsi da Tora, da quel paese pieno di costrizioni. Davide non aveva alcuna volontà di sposarsi, ma quando seppe che Teresa era rimasta incinta di Nicolas accettò la proposta.
I tedeschi scoprirono dove erano nascosti gli ebrei e cercarono in ogni modo di stanarli, in questi scontri a fuoco Gioacchino chiese aiuto e sostegno a Davide per scappare nei boschi e individuare un luogo il più segreto possibile per ospitare Nicolas. In questa occasione Davide rivide Teresa e seppe da lei che aveva perso il bambino, ne fu felice dopotutto.
Nonostante gli aiuti costanti di Davide, Nicolas non si riuscì più a rintracciare si pensava fosse morto o lo avessero catturato, questo trambusto portò Davide a fuggire da Tora per raggiungere Napoli. Qui trovò lavoro prima come ragioniere in un’azienda di saponi e poi in una ditta di aceto. Nel frattempo conobbe un gruppo teatrale il cui responsabile Ferdinando prese a cuore la sua figura e lo incitò a partecipare agli spettacoli.
I racconti e i monologhi di Davide ebbero da subito successo e Ferdinando, notando che Davide non era adatto al loro gruppo perché era il migliore e perché voleva in qualche modo farsi notare anche involontariamente, gli suggerì caldamente di andarsene. Durante uno di questi spettacoli messi in scena anche per importanti personaggi di Napoli un chirurgo ortopedico notò il suo difetto e decise di aiutarlo perché vedeva in lui un ragazzo di grande talento. L’operazione si rivelò piuttosto semplice e Davide recuperò la camminata, improvvisamente si ritrovò non più zoppo e nel giro di sei mesi anche un attore teatrale riconosciuto e intervistato.
La sua vita tecnicamente cambiò radicalmente, poteva vestirsi bene, uscire a cena, incontrare belle donne, ma la tristezza che si portava appresso e i ricordi non lo abbandonarono mai, evitando che il suo carattere potesse deformarsi.
A Napoli scoprì che a Roma esisteva un gruppo teatrale composto da soli ebrei e pensò che lì potesse ritrovare Nicolas, quindi raggiunse la capitale, ma il viaggio fu inutile.
Qualche mese dopo incontrò Immacolata, che, riconoscendo il suo volto sui volantini, lo raggiunse per parlargli e raccontargli la propria vita, ma anche di Teresa, che era divenuta una infermiera, sposata a un facoltoso medico della zona. Con l’aiuto dell’ortopedico, ormai divenuto suo grande amico, Davide rintracciò Teresa e questo incontro lo ammutolì definitivamente, lei non era più quella forza che ricordava, ma si era totalmente appassita. Durante l’incontro Teresa gli lasciò una lettera in cui gli comunicava che avrebbero dovuto vedersi per parlarsi di un’altra circostanza. Nell’attesa di questo incontro la donna che Davide conobbe alla compagnia teatrale romana gli fece recapitare un messaggio che lo avvisava di dove forse avrebbe potuto ritrovare il suo amico.
Nicolas era davvero ritornato a Tora e abitava nella vecchia casa di Davide, lì governava i maiali e allevava galline, viveva di una povertà assoluta lui e il figlio Francesco, figlio avuto da Teresa.
Davide si fermò da lui diversi mesi cercando di curarlo dal male che ormai lo opprimeva, con Nicolas scoprì di avere anche lui un figlio, Antonio, frutto di quell’unica occasione d’amore condivisa con Teresa.
Sul letto di morte di Nicolas, Davide scrisse a Teresa, le scrisse di tornare a Tora e di portare anche Antonio. Seppellirono insieme Nicolas vicino al bosco. In un posto che Davide non volle più frequentare. Teresa ripartì per Napoli con Francesco e Antonio, mentre Davide decise di restare ancora a Tora, nel posto in cui era nato e dal quale mai si era allontanato del tutto.
Approfondimento
Solo in seguito avrei scoperto che la mia progressiva scomparsa come persona era la condizione fondamentale alla recitazione. Non essere nulla mi permetteva di recitare tutto. Nicolas non mi aveva mai detto che sparire fosse indispensabile.
Gianni Solla con Il ladro di quaderni ci regala un romanzo appassionato e forte, nel quale si riconosce quanto la volontà del singolo possa abbattere qualsiasi confine, si legge tutto d’un fiato respirando insieme al protagonista, vivendo con le sue difficoltà e apprezzandone gli innumerevoli pregi, Davide è un ragazzo maturo già da giovane, che non si lascia intaccare e che segue senza tregua i propri sogni, confidando in chi può aiutarlo e sostenerlo e distanziandosi progressivamente senza mai allontanarsi troppo dalla vita per cui si pensava fosse nato, ma che invece lo avrebbe visto divenire quello che non si sarebbe mai immaginato.
La tristezza e la solitudine lo accompagnano permettendogli di inscenare monologhi teatrali che gli garantiranno di sfondare perché ricchi di verità e sincerità, la passione ed il coinvolgimento lo renderanno famoso, ma soprattutto libero, mentre tutti attorno a lui spariranno dinanzi alla sua luce e a poco a poco perderanno di importanza.
Una scrittura pulita e limpida che lascia immaginare.
Nausicaa Baldasso