In cerca di giorni felici
Autore: Ana Novac
Pubblicato da Mondadori - Gennaio 2023
Pagine: 247 - Genere: Letteratura per ragazzi, Young Adult, Romanzo storico
Formato disponibile: Copertina Rigida, eBook
Collana: Contemporanea
ISBN: 9788804748908
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A quattordici anni, Ana Novac è arrestata e deportata ad Auschwitz nel 1944 per il solo motivo di essere ebrea. Nonostante le condizioni disumane, scrive instancabilmente il suo diario ovunque può, trasformandolo in una ragione di vita e speranza. Attraverso queste pagine, con ironia e rabbia di vivere, ci offre una preziosa testimonianza sulla vita quotidiana nel campo e il sogno di libertà che le tiene sveglia durante le notti di prigionia. 'In cerca di giorni felici' è un diario sopravvissuto all'orrore del campo di concentramento.
Che fortuna che lo schiaffo possa raggiungere soltanto la mia pelle! Che fortuna essere, sempre più, nient’altro che pelle.
Ad Auschwitz non c’erano alberi, e neppure ne avevo visti su questa lunga strada polacca: neanche uno, da quando per la prima volta sono salita su un vagone. Strano che non me ne sia mai accorta. Loro hanno sterminato persino gli alberi. Man mano che ci avvicinavamo, la distanza aumenta e con essa si allontana la speranza: la mia collina è solo un monticello, un povero tumolo nudo.
Annotazioni sparpagliate che da sole o ricongiunte in una serie di discorsi di senso compiuto ricostruiscono un diario di ricordi che si vorrebbero dimenticare. Una memoria nascosta in zoccoli di legno e riassunta fitta fitta su strati di carta riaffiora dopo sedici anni: Ana profondamente turbata decide di decifrarla, donando vita ad una esperienza illeggibile e sbrindellata e sfatando la leggenda che la sofferenza possa nobilitare.
Non c’è niente di più contagioso della paura. Non sappiamo ancora cosa ci minaccia (valanga, grandine, massacro), ma il senso del pericolo imminente plana sulle nostre teste come un gabbiano sulla riva.
L’incontinenza di scrivere sarà il mordente che permetterà alla giovane bambina di distinguersi e di scivolare indenne fra le angherie perpetrate ad Auschwitz e Płaszów. Le giornate descritte meticolosamente ricostruiranno la miseria grottesca e la feroce volontà dei deportati di non arrendersi.
Volti privi di identità e sesso, ostaggi senza alcun valore ebrei polacchi, olandesi, ungheresi e tedeschi, calvi e nudi si staglieranno all’orizzonte trascinandosi da un vagone all’altro con la sola speranza di poter essere riutilizzati come manovali nel vivente ossimoro del lavoro che eleva l’anima, carne che divorata dalla sporcizia e dal dolore rinnegherà di concedersi alla morte.
Andiamo a lavorare. Ce l’ha comunicato Felicie. Forse domani…Non sono ancora preparata. Censimento per i mestieri. È impensabile dichiarare “studentessa”. Sophie sostiene che i tedeschi amano gli specialisti. Domanda: in che cosa specializzarsi? […] Manovali dunque. Viva il lavoro del manovale!
Ana sopravviverà e guadagnerà come una regina degli inferi una sorte dignitosa dopo anni di tortura.
Sarà grazie alla dottoressa del campo che le eviterà le camere a gas? O al lager kapò con il quale intavolerà animati dialoghi sul senso dell’esistenza? O forse per merito della propria scaltrezza e del diavolo in corpo? Chi può saperlo.
Io: lei è proprio così sicuro di avere un’idea giusta di sé stesso? Lui: Ti confiderò un segreto …, Si piega verso di me e fa, a bassa voce: Ogni essere umano è convinto di avere una giusta idea di sé stesso. Io: Ah, sì? Lui: Non per tutto il giorno, ma almeno per due minuti al giorno. Durante quei minuti i conti tornano, sai quello che vali, quello che sai è quello che sai! È per questo che durante il resto del tempo si recita la commedia: ci si vendica di quei due minuti di lucidità. […]
Alla fine, non so quale di noi due sia la più sfinita. Distesa sul divano, non mi muovo. Vedi. Mi dice pensosa, se un giorno ne uscirai, non sarà grazie al calcio. E grazie a cosa allora? Al diavolo che hai in corpo!”
Approfondimento
La scrittura di In cerca di giorni felici non è affatto scorrevole; la trama densa di situazioni raccapriccianti narrate quasi con il sorriso e artefatte con lo scopo di apparire leggibili ai più miscredenti sacrifica la lettura intimando il lettore ad abbandonarla.
Probabilmente la diatriba interiore tra il desiderio di seppellire il passato e di volerlo riportare alla luce influenza negativamente il tentativo di cesellare un racconto.
Interessanti in parte sono le storie che ci descrivono l’umanità dei Kapò e lager kapò figure che nella loro piena crudeltà appaiono come straziate da un vissuto spietato, risparmiate solo per essere sopravvissute allo sterminio delle persone care anche per mezzo delle proprie mani.
Nausicaa Baldasso