Autore: Carlo Ginzburg
Pubblicato da Adelphi - Ottobre 2021
Pagine: 252 - Genere: Saggi
Formato disponibile: Brossura, eBook
ISBN: 9788845936203
ASIN: B09HXVD5WQ
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È una sfida ardua quella che Ginzburg sottopone al suo curioso e affamato pubblico, un notevole conglomerato di spunti storici e antropologici, filosofici e teologici, presenti in ben tredici saggi di cui due inediti. Un conglomerato attento, estremamente perspicace e analitico, composto sotto uno sguardo preciso e innamorato della “rivelazione” (intesa qui come ribaltamento), del Caso, del pensiero.
Attraverso un esempio minimo volevo dimostrare che, recuperando lo spessore della storia, il mondo in cui viviamo risulterà diverso, più complesso, più ricco. E forse, per riecheggiare una frase famosa, la percezione di questa complessità aiuterà a cambiarlo.
La lettera uccide è una raccolta di saggi, se mi si permette una così spietata categorizzazione dell’opera, nella quale emerge un prolungato dibattito metacomunicativo, terribile e affascinante, sulla costruzione del pensiero umano. Sfrutterò le prossime righe per tentare di giustificare queste mie parole.
Terribile per l’intrinseca varietà e complessità dei temi trattati, nonché per la quantità di riferimenti che l’autore sfrutta per i propri esercizi; affascinante in quanto risulta pressoché impossibile non farsi catturare da questa composizione. In questi saggi, Ginzburg propone una propria riflessione su diversi temi sviluppando un dibattito attivo con molteplici fonti autorevoli: fa rivivere e accosta personalità come Montaigne e Spinoza, Di Martino e Bloch, Paolo di Tarso e Agostino, in un incessante dialogo aperto tra di loro e tra loro e sé stesso.
Tuttavia, mi è sembrato (io, semplice lettore, e non in senso ironico) che, in alcuni passi più di altri, l’interesse maggiore non fosse il risultato, la chiusura della tesi dell’autore una volta concluso il dibattito, quanto il processo di costruzione della struttura dimostrativa in sé, ovvero l’opera diviene un incessante discorso sul metodo.
Approfondimento
In questo “vero obiettivo” si trova (sempre secondo la mia chiave di lettura) l’architettura metacomunicativa dei saggi: è viva in molti di essi una forte attenzione diretta verso il percorso attraverso cui un pensiero si plasma e giunge alla sua forma intellegibile (ovvero, “Quando Marx lesse Vico?”, Saggio 5. Prima parte; “Michelangelo lesse Macchiavelli?”, Saggio 1. Seconda parte), oltre che verso le modalità per cui questo pensiero formalizzato viene compreso (si direbbe, “interpretato” e quindi “etimologicamente tradotto”) e come il suo significato varia quando percepito dagli attori o dagli osservatori (si direbbe, in prospettiva etic/emic; Saggio 4. Prima parte).
Oltre a questa flebile chiave di lettura, vorrei proporre infine una certezza: occorre incaponirsi, letteralmente sbatterci la testa, per trarre il maggior godimento da La lettera uccide. Fermarsi a capire, se non ogni singolo riferimento, almeno il quadro teorico che si assume di saggio in saggio; sostare sulle definizioni e sui dettagli, lasciarsi prendere dal flusso di pensieri pieni di conseguenze e implicazioni. Superati i molti e scoscesi scogli, si percepirà quell’amore, che traspare dallo sguardo dell’autore, per le lettere, le parole, il pensiero.
Pike, linguista, antropologo e missionario protestante statunitense, contrappose due livelli di analisi, quello dell’osservatore e quello dell’attore, denominati, rispettivamente, etic (da phonetics, «fonetica») e emic (da phonemics, «fonologia»).