
Autore: Michele Serra
Pubblicato da Feltrinelli - Aprile 2019
Pagine: 171 - Genere: Narrativa Italiana
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: I Narratori

📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
📗 eBook su ibs.it
📙 Versione Kindle
Attilio Campi, a seguito del fallimento di una sua proposta di legge, abbandona la politica e diventa quello che sua sorella Lucrezia o lo stesso Michele Serra definirebbe un fuggiasco. Un uomo che ha il coraggio di abbandonare la sua vita precedente e gran parte della sua visibilità per cercare di cambiare, per provare a essere una persona migliore.

Il protagonista de Le cose che bruciano è un uomo che decide di cambiare vita, di uscire di scena e lo fa lasciandosi il suo ruolo di politico alle spalle e trasferendosi in solitudine in un paese di montagna, Roccapane; arrivando a mettere letteralmente le mani nella terra, nel lavoro di quella terra.
Scomparendo agli altri mi sono reincarnato in me stesso, e a più di un anno di distanza la mia vita nuova ancora mi dà ebbrezza. La tipica ebbrezza dello scampato pericolo, quando ti volti indietro e pensi: ho rischiato grosso. Mi è andata proprio bene.
Per molti rappresentavo, nella mia vita precedente, un nemico da odiare oppure un modello da imitare. Ora rappresento molto di più: uno sconosciuto.
Attilio Campi, questo il nome del nostro protagonista, è reduce da un fallimento: la sua proposta di legge di adottare le divise nelle scuole italiane viene bocciata persino dal suo stesso partito. Ma Attilio vuole fuggire anche dalla sua vita di uomo esposto al pubblico, trovare una sorta di riappacificazione con i suoi nemici e, soprattutto con quel passato del quale non si riesce a liberare, da quel se stesso che, se non rinnega, vorrebbe reinventare. Da qui la necessità di bruciare ciò che è stato per raggiungere la libertà, di bruciarlo metaforicamente attraverso il materiale, gli oggetti che quel passato rappresentano. E attraverso il rogo di quegli oggetti, arrivare a bruciare anche gli stati d’animo, i fatti, i modi di essere, la memoria stessa.
Ma non sarà facile scegliere da dove iniziare; da quale cassa, da quale scatola, da quale mobile. E arriverà così, probabilmente, a optare per la scelta più sbagliata.
Voglio bruciare tutto. Sì, brucerò tutto, e nel fumo che sale al cielo vedrò danzare – finalmente – la mia libertà. Un trionfo, un azzeramento che trasforma cataste malferme in puro suolo. Metri cubi di ingombro ridotti a pochi centimetri di cenere. Tonnellate di peso in pochi grammi, così pochi che per disperderli non c’è nemmeno bisogno del vento.
Le cose che bruciano parte da un punto di arrivo: la scelta di vivere una vita alternativa, una vita da eremita, circondato da poche persone (la stessa moglie Maria è una presenza non presente, compare per poi sparire subito dopo): Severino, sua moglie, il pastore Federico e lo strano personaggio che troviamo all’inizio della storia e che gli parla di umiltà e di Spirito Santo. Ma il romanzo si svolge nei pensieri di Attilio, nel suo dialogare con noi lettori, nel suo porsi domande e, forse, cercare soluzioni. Su tutto incombe la minaccia di una guerra annunciata, di una guerra alle porte, di una guerra che, secondo Attilio, dovrà arrivare per sollevare gli uomini dalla propria angoscia, dall’attesa che qualcosa debba succedere. Una guerra intesa quasi come cambiamento. Quel cambiamento che, alla fine, è il vero protagonista della storia che Michele Serra ci narra.
Nel romanzo, in fondo, pare succedere poco. Pare che tutto si muova coi ritmi lenti della vita di campagna, quell’incedere dettato dal ritmo delle stagioni e dalle richieste della terra. Attesa e lavoro. Ma, in realtà, assistiamo al cambiamento di un uomo che si spoglia di ciò che reputa superfluo, per raggiungere una sorta di pace e di liberazione
Libertà è un rogo ben congegnato
Le cose che bruciano ha il tocco ironico e sapiente di Michele Serra, è un libro che scorre sotto agli occhi e che pur non puntando il dito direttamente, accusa una società dove tutto deve apparire, essere messo in mostra. Dove un fallimento non ti lascia scampo, dove il nemico ti attacca sui Social, dove scomparire diventa davvero difficile se non impossibile e dove diventa difficile cancellare o rinnegare anche il proprio passato.
Sta diventando impossibile prendere congedo da se stessi, di questi tempi. Impossibile dirsi addio. C’è sempre qualcuno che ti mostra una tua vecchia traccia, ti sbatte sotto il naso una cartaccia che avevi ficcato nel cestino, tanti anni prima…
Parla di questo Michele Serra, di fare i conti con la propria storia, di decidere cosa tenere e cosa eliminare. E Attilio a un certo punto si troverà di fronte a un passato che non conosceva e dovrà, forse, capire se concedere a questa nuova rivelazione un ruolo nella sua vita attuale.
Ma parla anche della riscoperta di un modo di vivere alternativo, lontano da ciò che la società oggi chiede. Anzi proprio lontano dalla società come è intesa oggi.
Approfondimento
Attilio è un uomo fatto di pensieri, un politico appunto, ma anche un uomo materiale, attaccato agli oggetti che ci vengono descritti con abbondanza di particolari, tanto che noi lettori riusciamo quasi a vederli (dal canapè della zia morta, alla giacca che il protagonista indossa alla cena con la sorella); fa fatica a liberarsi a bruciare quegli oggetti che lo legano al suo passato, pur sapendo che solo così potrà arrivare alla libertà. È un uomo che mette le mani nella terra, che riparte da questo per crearsi una nuova vita e, probabilmente, un nuovo equilibrio; per abbandonare la superbia dell’uomo politico saccente e rabbioso e trovare quell’umiltà di cui viene accusato di essere carente.
A Roccapane le sensazioni materiali prevalgono sui pensieri, li piegano alla loro potenza.
Attilio è un uomo che si reinventa, alle soglie della sua crisi di mezza età, e lo fa nella solitudine. Quella solitudine che lo stesso Michele Serra in un’intervista definirà un privilegio, un motivo per il quale lui stesso invidia il suo protagonista.
Monia Merli