
Autore: Davide Orecchio
Pubblicato da Bompiani - Gennaio 2024
Pagine: 216 - Genere: Narrativa Italiana
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Narratori italiani
ISBN: 9788830107168
ASIN: B0CRDVXSY2

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Immagina un mondo dove i compiti più pesanti e noiosi, siano svolti da robot o da esseri antropomorfi creati in laboratorio con il solo scopo – e la sola aspirazione – di servire.
Immagina un mondo dove non ci sono più problemi di carenza di cibo, poiché la principale fonte di nutrimento, la pancarnis, è creata in maniera efficiente e quasi a costo zero.
Tutto ha un posto e uno scopo: a noi esseri umani, esseri superiori, non resta che goderci il mondo. Ci riusciremmo davvero?

[…] queste macchine camminano male, zoppicano come antichi esseri umani, si aggirano senza destino, hanno perso i loro bambini, vorrebbero morire dissanguate ma non hanno il sangue, vorrebbero smettere di respirare ma non hanno i polmoni […]
Lettere a una fanciulla che non risponde è un romanzo epistolare distopico, dove un robot nato per dare piacere agli esseri umani, scopre con sorpresa, di non poter più svolgere il suo compito dopo aver incontrato Livia. Un sentimento così simile all’amore lo colpisce e per questo, invece di continuare nel lavoro per cui era stato creato, comincia a viaggiare.
Inizialmente il suo scopo è trovare una cura alla malattia di Livia che la fa soffrire togliendole i piaceri del sesso, motivo per il quale lei lo ha allontanato. La mancanza di lei, tuttavia, è così forte che per sentirla più vicino, il robot prova a scriverle delle lettere, raccontandole ciò che vede, i posti che visita e le persone che conosce.
In un mondo governato dalla tecnologia, dove scrivere lettere è così desueto, un robot innamorato sceglie proprio questo mezzo per sentire vicino la sua amata, forse addirittura per rendersi un po’ più umano agli occhi di lei, la quale riceve le sue lettere ma – come si evince dal titolo – non risponde.
In compenso, ricevere messaggi tramite un mezzo così antico, le fa tornare la voglia di scrivere, ma non per rispondere al mittente, bensì per scrivere a quello che fu il suo primo amore quando era ragazza, il motivo per cui in seguito non ha più avuto legami con gli umani, suoi simili, ma ha scelto di affidarsi ai servigi erotici di macchine.
A chi sostiene che io non sono un vivente mi piacerebbe mostrare le mie lettere e far sapere i miei viaggi e le storie, poi gli chiederei se ancora lo pensa, che non sono un vivente, troppo spesso si fa confusione tra inconfutabile e indisputato, di frequente manca il coraggio di contestare le certezze che sbagliano.
Approfondimento
Trovo che l’idea di fondo di Lettere a una fanciulla che non risponde sia piuttosto piacevole, disturbante quanto basta per essere un romanzo distopico. Alcuni passaggi ricordano “Il mondo nuovo” di Huxley. Ciò detto, la realizzazione purtroppo incontra alcune falle piuttosto importanti.
Il pretesto epistolare sembra raccontare la storia d’amore tra il robot e Livia, lasciando come in sottofondo, la parte del romanzo distopico che è più interessante – e più originale – ovvero la struttura della società, le ragioni per cui alcuni esseri sono stati creati dagli uomini, i rapporti sociali tra le varie “caste”, …
Altro aspetto su cui rimango veramente perplessa sono le lettere che Livia scrive al suo primo amore: non è ben chiaro il percorso logico per cui ricevendo una lettera dal robot, lei decida di rispondere al suo innamorato – o meglio, c’è un tentativo di spiegazione ma pur tenendo conto di ciò, le risposte di Livia non danno un reale valore aggiunto, al netto di un espediente narrativo che sarebbe a mio avviso molto facilmente aggirabile.
La lettura è comunque godibile, in particolare per quanto riguarda l’aspetto che racconta la struttura sociale del mondo. Non valorizzato, purtroppo, a sufficienza nello scritto ma che rimane secondo me un’idea originale che si discosta da altre distopie più note.
[…] ogni storia di creazione e creature ha bisogno di un atto operaio, della mente, delle mani, del tempo donato, dell’obbedienza, della fatica, del sonno ridotto, ogni costruzione epocale, nel nostro mondo, risulta da una deportazione operaia […]
È un peccato perché alcune idee narrative sono veramente meritevoli; tuttavia, la qualità della narrazione e i vari escamotage rimangono molto goffi e non fanno di fatto prendere il volo al romanzo.
Roberta Mezza