Autore: Michela Murgia
Pubblicato da Einaudi - Gennaio 2014
Pagine: 92 - Genere: Narrativa Italiana
Formato disponibile: Audiolibro, Brossura, eBook
Collana: Super ET
ISBN: 9788806218836
ASIN: B0086I2A74
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Maurizio, un ragazzino di dieci anni, brama l'arrivo delle vacanze estive con impazienza. Le sue estati sono sinonimo di tempo trascorso con i nonni a Crabas, dove ritrova i suoi amici Franco e Giulio, compagni di giochi e avventure. Questa estate, nel 1986, una situazione imprevista metterà a dura prova la loro infanzia e svelerà quanto sia fragile l'armonia delle relazioni collettive, grazie all'arrivo di un prete straniero con l'intento di fondare una nuova parrocchia. Questo racconto, una commovente combinazione di comicità e profondità, racconta la storia di crescita di Maurizio, evidenziando quanto sia importante scoprire il significato di "oi," un termine che va oltre il semplice pronome, diventando l'appartenenza a un mondo dove il tempo si declina al presente plurale.
Dev’essere per questo che dopo, per tutta la loro vita, molti adulti cercano di liberarsi dalle parentele casuali affermandone altre decise da sé con puri atti di volontà.
L’incontro di Michela Murgia è capace di incantare per i significati pedagogici e sociali e per la profonda rappresentazione dell’identità collettiva di un piccolo paese e di una civiltà, quella sarda che più di altre ha saputo mantenere nel tempo una valenza riconoscibile e carismatica.
L’incontro è genericamente uno, ma in realtà nel romanzo sono molteplici le forme di incontro che possiamo apprezzare. In principio vi è l’incontro tra Maurizio un bimbo di dieci anni, tendenzialmente solo e abitudinario con la collettività e l’integrazione giovanile, con il “noi” fatto di giochi di gruppo, responsabilità, collaborazione e avventure comuni.
A Maurizio non veniva così facile dire noi, perché non c’è plurale nel mondo di un figlio unico, educato dalla solitudine a diventare per sempre l’unica misura di sé stesso. A Crabas col noi, invece, bisognava farci i conti, perché i suoi nonni, i vicini di casa dei nonni, i loro figli e i bambini dei loro figli parlavano tutti di sé al plurale con la ronzante fluidità di uno sciame d’api intorno all’alveare.
A seguire abbiamo l’incontro con il coraggio, l’intraprendenza e la sfida che porta Maurizio, Franco e Giulio ad affrontare e sconfiggere con tanto di incendio “eroico” una infestante invasione di topi.
Tra le righe troviamo l’incontro con un popolo paesano fortemente religioso contornato da riti, tradizioni, paure e scaramanzie e soprattutto da Santi, uno a protezione di ogni attività.
Il paese viveva di un respiro comune ritmato dal suono delle campane: la chiesa parrocchiale di Santa Maria era il suo polmone, ma più per questioni di organizzazione cittadina che per aneliti di fede. Il primo regolatore della vita civile erano infatti i santi di categoria, celesti protettori sindacali di questo o quel gruppo di lavoratori, le cui celebrazioni erano anche un’occasione per fare il bilancio dell’anno produttivo trascorso.
La consapevolezza comune di abitare a Crabas riunisce i paesani in una serie di rigide regole a normativa di un oliato funzionamento civile, non ci sono dispute, non esistono problemi, ogni avvenimento segue il suo percorso, pescatori e contadini svolgono le proprie mansioni e gli imborghesiti governano trattorie, negozi, artigianalità.
L’incontro artefice e propizio che risulta visibilmente noto e da cui prende spunto il titolo del racconto anche se abilmente descritto non è solo questo incontro, sarà quello fra quattro statue in processione, due Marie e due Cristi, che si porteranno appresso le due frazioni brutalmente create per decisione del Vescovo e che per uno strano gioco del destino, non voluto e non architettato, riuniranno il paese.
Anche i crabarissi erano attoniti: i vecchi, le donne, i bambini e gli uomini di Santa Maria osservavano in silenzio l’Afflitta della loro parrocchia che sfilava verso il Cristo della parrocchia rivale; troppo sbalorditi per agire, non osarono far niente per spezzare l’imprevedibile traiettoria decisa da Giulio.
Un incontro teatrale a cui prenderanno parte i giovani ragazzi schierati, Franco con la parrocchia di Cristo Gesù e Giulio con la parrocchia di Santa Maria, uno con Don Gino e l’altro con Don Marras, e che porterà non solo a riavvicinare i sacerdoti anch’essi difficili da accontentare e propensi a suddividersi senza esclusioni i territori, ma soprattutto a riportare la pace fra i ragazzi che ritorneranno all’indomani mattina a sbucciarsi le ginocchia e a giocare a biglie insieme inseguendo sogni con la medesima sensazione di libertà.
La testa fulva del ragazzo dopo qualche giorno si fece rivedere sulle rive dello stagno dietro la chiesa di Santa Maria e gradualmente, senza che fosse necessario nessuno dei rituali di riconciliazione che rendono tanto complicato chiedersi scusa tra adulti, Franco riprese a giocare insieme a Giulio e a Maurizio.
Approfondimento
Michela Murgia, nella sua estrema precisione e abilità descrittiva, ci propone un racconto breve ma emozionante, dove principalmente si riconosce la fratellanza che si crea per strada, quella fatta di amicizie strampalate avvenute per caso, abbracci e sfide fra ragazzi di quartiere che si contendono un pallone, un arco per le frecce, un muretto, un campo; è dopotutto un resoconto nostalgico perché oggigiorno é difficile incontrare, appunto, sensazioni simili, più tipiche dei piccoli paesi del Sud o piuttosto di paesi poveri e periferici, ma che solo pochi decenni fa rappresentavano l’abitudine. Ci si cresceva evolvendosi nella socialità secondaria, lo scontro con ragazzi più grandi insegnava a barcamenarsi, la terra, lo sporco, il freddo, il caldo arrangiavano la vita adolescenziale sviluppando una crescente e strutturata identità.
Eppure neanche quei rituali millenari vincolano la memoria del cuore quanto il gioco dei bambini celebrato insieme per strada.
Attraverso poche pagine Michela è stata in grado di trasmettere la libertà e la spensieratezza di un bambino che si allontana gradualmente dall’affettuosità materna per avvicinarsi al gruppo e alla sperimentazione di una grande ricchezza umana.
Nausicaa Baldasso