Autore: Osamu Dazai
Pubblicato da Feltrinelli - Novembre 2023
Pagine: 128 - Genere: Narrativa, Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Universale economica. I classici
ISBN: 9788807904455
ASIN: B0C2HZ644B
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In questo romanzo conosciamo Ōba Yōzo, prima bimbo, poi ragazzo e infine uomo in preda ad un invalidante disagio esistenziale che viene raccontato con una lucidità disarmante nelle varie fasi della sua vita.
Lo accompagniamo prima nella realizzazione di quanto lui si senta diverso dagli altri bambini, poi in un momento dove cerca di trovare una strada che sia allo stesso tempo autentica e non sconcertante per la società, e, infine, nella realizzazione che forse questa vita non sia per tutti, ma che sicuramente non faccia per lui.
Esiste il termine “reietto”, che designa un miserabile, un perdente, un depravato ai margini della società: così mi sentivo io sin dalla nascita. E ogni volta che incontravo una persona che veniva considerata in tal modo avvertivo un moto di tenerezza. Un sentimento che mi lasciava incantato.
Ne Lo squalificato, l’autore trae spunto da tre immagini raffiguranti un uomo in tre fasi della sua vita, prima da bambino/ragazzino poi da adolescente/giovane uomo e infine da adulto. Per poi lasciare la parola alla persona raffigurata in queste tre foto che ci racconta aneddoti e passaggi cruciali di quei periodi della sua vita.
Emerge chiarissima la sensazione di estraneità, di non essere uguale agli altri: amici, compagni di scuola o fratelli. Oltre a questa terribile paura dell’abbandono altrui, paura tale da far sì che si ingegni continuamente per farsi piacere, per far divertire i suoi interlocutori e non contraddirli.
Allo stesso tempo, viene reso molto bene come l’apprezzamento altrui così conquistato non sia motivo di gioia, in quanto appunto ottenuto con l’inganno. E come questo apprezzamento, anche così faticosamente raggiunto, non faccia altro che sottolineare la sua estraneità rispetto agli altri, forse persino alla razza umana.
Ero profondamente persuaso che l’ingiustizia facesse parte del mondo, e che denunciare sarebbe stato inutile; perciò tacqui e sopportai, risoluto a proseguire sulla mia strada di buffonerie, l’unica che ritenevo percorribile.
Questa ricerca spasmodica dell’approvazione altrui, e la decisione che fingere la propria natura sia l’unica maniera per avere qualche chance di raggiungerla, fa sprofondare Ōba Yōzo in una voragine di autodistruzione e dipendenza in cui trascina anche i pochi che provano ad aiutarlo.
Approfondimento
“Sono felici, entrambe. Se un debosciato come me si intromette, non può che finire male […]: Dio, se puoi dare ascolto persino a uno come me, ti prego di farmela provare anche solo una volta, la felicità”. […] richiusi piano la porta e raggiunsi di nuovo Ginza, per non fare mai più ritorno in quell’appartamento.
Non si può prescindere dalle numerose analogie delle vicende narrate dal protagonista del libro con quelle della vita reale dell’autore, Osamu Dazai. Forse motivo per cui il disagio è reso così bene, così realisticamente.
Il romanzo Lo squalificato, al di là delle vicende narrate con ottima resa emozionale, rappresenta una splendida rappresentazione di disagio psichico narrato da chi questo disagio lo vive giornalmente sulla sua pelle, ben conscio dello stesso, ma in egual misura incapace di sfuggirvi.
Personalmente trovo che questo romanzo narri gravi disagi psichici in una maniera molto moderna, realistica – per questo molto più inquietante – di altri romanzi che hanno trattato il disagio psichiatrico (primo fra tutto “Qualcuno volò sul nido del cuculo) con una veste più appariscente ma che risulta sicuramente più lontana da noi – e pertanto meno inquietante.
Uno degli aspetti molto ben resi dalla narrazione, e allo stesso tempo che colpiscono particolarmente, è il fatto di come, nonostante il protagonista continui a definirsi estraneo ai sentimenti e alle dinamiche emotive degli esseri umani, riesca a riconoscerli magistralmente, mostrando un’empatia rara alla maggior parte delle persone che si autodefinirebbero “normali”.
È come se il suo piano percettivo sia alterato, più sensibile, e per questo accecato dall’intensità delle emozioni vissute, motivo per il quale si rinchiude in un’esistenza tutta sua, molto personale, dove le interazioni con il mondo esterno non sono altro che ben studiati spettacoli.
Roberta Mezza