
Autore: Anthony Capella
Pubblicato da Neri Pozza - Ottobre 2015
Pagine: 445 - Genere: Romanzo storico
Formato disponibile: Brossura
Collana: I narratori delle tavole

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Livia figlia della sua terra prima ancora che della guerra. Il conflitto l'ha cambiata, ha cambiato tutta la sua vita, l'ha cambiata dentro. Solo l'Amore può salvarla, Amore per se stessa, per le sue radici, per la sua Napoli. E le brutture della guerra quasi si affievoliscono lasciando il posto alla speranza.

Una vita qui ne vale dieci altrove e se non te ne rendi conto sei semplicemente un idiota.
Livia è così: diretta, volitiva e caparbia. Ama la sua Napoli più di qualunque altra cosa al mondo. Napoli è la sua vita, la sua famiglia, la sua cucina, le sue radici, Napoli è Livia e Livia è Napoli. Il conflitto mondiale, però, è molto più vicino di quanto si possa immaginare. Ci sono gli Alleati che difendono la città dai tedeschi, ma non la difendono dalla guerra e dalle sue brutture. Livia si trova catapultata in una vita nuova, una vita che non sarebbe mai stata quella che si è rivelata se non ci fosse stata la guerra. Scopre l’Amore con Enzo, ma l’Amore la delude e la lascia sola ad affrontare nuovamente la vita, armata solo del suo coraggio. La sua famiglia viene prima di tutto, tanto che solo il pericolo della morte di suo padre riesce a piegare il suo orgoglio, ma ancora una volta cadrà e con più forza di prima si rialzerà.
James, un inesperto e giovane soldato inviato a Napoli con la qualifica di “Ufficiale dei matrimoni” e il cui compito è quello di scoraggiare le unioni tra i soldati inglesi e le affascinanti ragazze partenopee, sarà l’unico che per lei lotterà fino alla fine anche a costo della sua stessa vita trovando il coraggio e la determinazione che mai l’hanno contraddistinto. Insieme scopriranno l’Amore (quello per la vita) e insieme impareranno a essere l’uno per l’altra forza e coraggio, determinazione e speranza, lacrime e sorrisi, in un rimando d’Amore a tratti commovente e totale.
L’ufficiale dei matrimoni è, a mio avviso, un capolavoro. L’incedere sicuro di Anthony Capella, la sua scrittura sensibile ed elegante regalano al lettore ore di riflessione, ardore, malinconia. Il romanzo è un insieme di Vite e di sentori come se si leggessero più libri insieme ma allo stesso tempo uno solo con la maturata consapevolezza che queste pagine ci accompagneranno per sempre perché solo alla fine si rifletterà su come la guerra sia ben altra cosa rispetto alle sterili e vuote descrizioni dei libri di storia.
Con l’amaro in bocca, ci si sentirà in debito verso tutti coloro che non ce l’hanno fatta e, ancor più, verso tutti quelli che sono rimasti dovendo lottare fino alla fine dei propri giorni con il male e l’orrore della devastazione.
Approfondimento
La guerra, il conflitto, l’odio o semplicemente l’innata e inspiegabile convinzione umana che si possa (e quasi si debba) disporre degli altri a proprio piacimento. Napoli nel ’43 è una città non città, liberata sì, ma con tutte le ossa rotte. La guerra distrugge tutto ciò che incontra: case, strade, vite e sorrisi. E quello che la guerra risparmia lo trascina con sé la forza devastante della lava del Vesuvio. Cosa rimane? Le poche vite rimaste devono farsi largo come possono per sopravvivere e sperare. La forza di Livia e l’Amore di James esorcizzeranno la guerra e dimostreranno che, anche dopo un bombardamento, basta una tavola imbandita sotto l’albero di limoni, del buon cibo, vino e un clarinetto per gioire e ballare e sentirsi l’animo più leggero dalla colpa di non riuscire a fare abbastanza, dal dolore di aver perso tanti e tanti cari e dalla gioia di essere ancora vivi.
La grande capacità di Anthony Cappella è di riuscire a parlare della guerra col sorriso inframmezzando la narrazione con ironia: esempi sono la straordinaria descrizione della tarantella fatta da Livia agli inglesi e agli americani e l’esilarante dialogo tra James e Livia: questa, che lo crede omosessuale, vorrebbe fargli conoscere un suo amico ma James, credendolo a sua volta un informatore non comprende le allusioni di Livia. Il risultato è un dialogo buffo e ironico non senza un pizzico di malizia.
Adele Marra