Autore: Paolo Bricco
Pubblicato da Rizzoli - Agosto 2018
Pagine: 320 - Genere: Biografico
Formato disponibile: eBook, Hardcover
Collana: Saggi Italiani
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Paolo Bricco ci racconta Sergio Marchionne, i 14 anni in Fiat, i 9 in Chysler. Dal Molise, con i genitori e la sorella arriva a Toronto, in Canada. Ha quattordici anni.
Dopo gli studi di filosofia, economia e legge, approda come manager in Fiat nel 2004, su indicazione di Umberto Agnelli. È la storia del manager Merchionne, intrecciata con la storia d’Italia e dell’industria dell’auto italiana ed americana nell’era della globalizzazione. Crisi finanziaria, problemi sociali, disoccupazione, delocalizzazione industriale. La triangolazione tra politica, società, impresa e finanza.
Quattordici anni in una Torino abituata agli atteggiamenti snob e aristocratici degli Agnelli, padroni di un’industria che ha i piazzali pieni di auto invendute.
“ Una vecchia macchina ammaccata”.
La parabola discendente della Fiat si acuisce da tangentopoli in poi. Nei dieci anni successivi ha un ruolo sempre più marginale, come marginale diventa il ruolo dell’Italia che, con la moneta unica, sottopone la lira ad un cambio penalizzante che impoverisce fortemente il ceto medio.
Marchionne, pur essendo estraneo al mondo dell’auto, mostra da subito passione, grande rispetto soprattutto per i designer e gli stilisti con i quali mantiene un ottimo rapporto.
Emergono le sue eccellenti capacità nel rapporto con le banche e nella razionalizzazione dell’azienda.
L’efficienza e l’organizzazione devono necessariamente coniugarsi con lo sviluppo dei prodotti. Il salvataggio della Fiat avviene grazie al suo essere un “ Poliziotto cattivo”, capace di abolire interi reparti, di parlare con tutti senza chiedersi se l’interlocutore è uno della famiglia o un estraneo, di imporre ritmi di lavoro sostenuti, lunghe e interminabili riunioni, di cancellare sprechi, duplicazioni di funzioni svolte da una pletora di parenti della grande famiglia Agnelli.
Marchionne è consapevole dell’importanza degli investimenti. Nuovi modelli, innovazione, migliori prodotti, flessibilità, miglioramento dei costi. Divieto di sciopero.
In un mercato globale che alimenta la realizzazione di prodotti mediante l’assemblaggio di pezzi singoli lavorati in posti lontani tra loro, Marchionne decide di riportare a Pomigliano la produzione della Panda che prima avveniva in Polonia; a Melfi la produzione della Jeep, prima auto prodotta lontano dagli Stati Uniti; a Cassino la produzione della Stelvio e della Giulia; a Giugliasco la Maserati.
Dalle auto di massa a quelle di lusso. Tutte in Italia.
Negli anni 2018-2022, Marchionne dichiara l’intenzione di introdurre una ulteriore innovazione: l’ibrido e l’elettrico. E, in accordo con Google, la guida autonoma.
Ma non avrà il tempo. Muore a luglio del 2018.
Approfondimento
L’autore racconta l’Italia della seconda repubblica, la lotta tra Berlusconi e Prodi, il partito comunista, i residui della DC, i sindacati, e lui, Lo Straniero. Ha studiato in Canada, è diventato esponente di un capitalismo intento a cimentarsi con il mercato globale. È membro di un ceto di affari che si sovrappone alla vita degli stati. La Finanza detta legge alla Politica.
Portatore di una cultura fondata sulla velocità delle decisioni, sull’allontanamento di chi non regge i ritmi alti di lavoro, sulla distruzione di una burocrazia cortigiana resa inossidabile dall’intervento di danaro pubblico che non basta mai, Marchionne sa che le sfide della invasiva e ineluttabile globalizzazione non si possono sostenere con i metodi novecenteschi. Manager del nuovo millennio, ha doti caratteriali che lo aiutano a salvare dall’orlo del precipizio la Fiat. Capace di calcoli da giocatore di carte, usa il fiuto per giocare d’azzardo, per rischiare, sicuro di vincere. Fa guadagnare alla Fiat due miliardi di dollari da un’operazione con la General Motors. Convince il presidente Obama, impegnato nel salvataggio pubblico dell’industria dell’auto, ad accettare la Fiat come partner di Chrysler.
Per effetto della cura Marchionne, l’attivazione del PIL , in Italia, nel 2017 è del 2,4.
Paolo Bricco scrive non solo una storia, ma soprattutto un saggio di economia, di storia politica, finanziaria, industriale. L’intreccio è inossidabile. Il racconto è chiaro, ma non facile. La lettura della storia dell’industria rappresentativa del paese è impegnativa, intrecciata com’è ai rapporti con la politica, la finanza, i sindacati, la concorrenza, il mercato globale.
È un libro interessante che consiglio, soprattutto, a chi ama la storia, la politica e l’economia.