Autore: Youssef Ziedan
Pubblicato da Neri Pozza - Ottobre 2020
Pagine: 288 - Genere: Romanzo storico
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Le tavole d'oro
ISBN: 9788854519589
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In questo romanzo storico, tra ricordi e speranze, terre aride e città opulente, uomini di cultura e sanguinari principi, Avicenna, padre della moderna medicina, trascorre un periodo di prigionia nella fortezza di Fardaqan, periodo in cui la mente del “grande maestro” attraverserà oceani di passioni e deserti in cui perdersi o elevarsi sono possibilità ambedue possibili.
In queste regioni brulle e selvatiche non c’è altro, a perdita d’occhio, che la fortezza di Fardaqan rannicchiata qui da tempi antichi.
Avicenna, figura, a torto, probabilmente da noi poco conosciuta, deve scontare una prigionia dalla lunghezza non precisata nel castello di Fardaqan. Tutto è lasciato in balia degli avvenimenti politici.
Ma lo hanno ordinato i governatori fanatici e, per quanto li riguarda, loro fanno quel gli piace. Non è così dottore?
Il comandante Al-Muzdawaj tratta Avicenna più come un ospite di riguardo che come un vero e proprio prigioniero, venera la sua intelligenza e si avvale delle sue conoscenze, infatti Avicenna è prima di tutto un medico, forse il primo della storia, probabilmente il medico che ha gettato le basi fondanti della medicina per come noi la concepiamo. Avicenna è anche un uomo, e ogni uomo è carne oltre che spirito, e i più sconvolgenti turbamenti sono per lui quelli legati alla passione carnale e all’amore.
Youssef Ziedan ci mette tra le mani un racconto che assomiglia a una favola, scandito dal susseguirsi di profezie e attese, genealogie e discendenze in grado di cambiare il corso della storia, e dalla potenza della fede di chi, come il protagonista di Nel castello di Fardaqan, si affida all’intelletto, alla speculazione e al dubbio, indifferente alle macchinazioni politiche.
L’umanità, intesa come essenza dell’uomo, per Avicenna è Aristotele, l’astronomia, il corpo da curare, l’umanità è la passione incarnata da tre donne che istillano in lui il dubbio e quindi la scintilla che ravviva il fuoco del sapere e della ricerca.
L’ardore, quando infervora, diventa più efficace e incisivo dei farmaci.
Approfondimento
Quello che mi ha colpito de Nel castello di Fardaqan è il ritmo cadenzato tipico del racconto fiabesco, la sequela genealogica, che qui diventa una catena che riempie le pagine di ibn, in arabo figlio, ad esempio “Hayy ibn Yaqzan”, che è il titolo dell’ultimo capitolo. Come non può non balzare all’occhio lo schema narrativo fondato sui ricordi e i rimandi al passato, tanto che la storia acquista spessore grazie ai continui flashback, all’intreccio generato dai racconti nel racconto.
Tutto in lei era fascinoso e magico, in una misura che il cuore di un amante non poteva sopportare e mai era pago di regalarsi.
Avicenna cura gli infermi e passa notti insonni scrivendo quelle che diventeranno pietre miliari. Avicenna è il medico, è un filosofo, è un politico, è un poeta, è in grado come pochi di arrivare alla sostanza delle cose, curare gratuitamente i derelitti perché è giusto farlo. Non teme minacce e non ha paura di portare avanti le proprie idee, ma vacilla di fronte a un mistero di cui non riesce a comprendere il significato, la passione. Passione carnale, e amore. Le tre donne del racconto rappresentano la sessualità in senso stretto, l’amore e la bellezza e di tutte le vicende che narra, Ziedan riesce a colpire maggiormente proprio su questo versante.
..la sensazione della felicità profonda è qualcosa di meraviglioso che il linguaggio non è in grado di esprimere a parole e nemmeno scorgere da lontano
Penso che Youssef Ziedan voglia suggerirci questo: la storia è fatta di padri e figli che si susseguono, di uomini illuminati che da allievi diventano maestri, di storie nelle storie, e quello che si può leggere tra le righe è quasi commuovente, perché la storia siamo noi.
Avicenna vacilla con Sundus, si dispera per Rawan e perde la parola di fronte alla bellezza di Mahtab. In questo Youssef Ziedan è chiaro, la libertà e l’ardore risiedono nel cuore.
Era sua convinzione che l’uomo è uno solo, qualunque sia la sua condizione, in salute e in malattia.
Cristiano Dall’Asta