Autore: Marco Cassini
Pubblicato da Laterza - Maggio 2012
Pagine: 114 - Genere: Non fiction, Saggi
Formato disponibile: Brossura
Collana: Contromano
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Cofondatore di Minimum Fax, Cassini racconta la propria professione di editore. Con verve talvolta ironica e persino comica si muove a 360° all’interno degli argomenti e raccontando ai lettori anche l’incipit di una avventura straordinaria, quando la sua casa editrice era ancora un sogno.
Non mancano certo gli argomenti, oggi, a chi volesse raccontare a un pubblico di lettori un’esperienza qualificata nel campo dell’editoria di qualità. Marco Cassini, cofondatore della casa editrice Minimum fax, ci ha provato (ed è riuscito nell’intento) con un libro interessante, scritto con sobrietà e denso di particolari che aiutano a focalizzare un mestiere il cui svolgimento oggi appare obiettivamente complicato.
In Refusi. Diario di un editore incorreggibile, Cassini racconta la propria vicenda professionale risalendo nel tempo fino al 1993, anno in cui per spedire il numero zero di una rivista contenente poesie, interviste, racconti, articoli scritti, dice l’autore, da amici, conoscenti, persone più o meno note, alle redazioni culturali dei principali quotidiani del nostro paese, dovette improvvisarsi grafico, redattore, impaginatore, direttore e editore. Il tempo trascorso da allora è tantissimo e i risultati raggiunti finora dalla Minimum fax sono noti a chiunque si interessi di editoria di alto profilo. La professione di editore, oggi, è tra le più difficili da svolgere ma la si immagina spesso solamente gratificante, intellettualmente stimolante e varia. Cassini la racconta nel suo libro con piglio realistico, leggero e disincantato. Ne offre peraltro in una intervista una sintesi estrema:
Troppo poco tempo per la lettura: sembra una bestemmia ma è così. Giornate intere davanti al computer. Meno riunioni con scrittori, editor, traduttori, colleghi editori di quanto mi piacerebbe. (E più tempo dedicato a conti, banche, analisi di bilancio di quanto vorresti). Consapevolezza che quasi sempre i libri più belli non venderanno mai quanto meritano (o quanto meriti).
Lavorare da editore (la circostanza, dalla lettura del saggio, emerge chiara più di ogni cosa), richiede tenacia, preparazione, passione sviscerata per il libro e per tutto ciò che ruota intorno a esso. D’altro canto, soprattutto in periodi di particolare crisi come quello che anche il mondo dell’editoria e della carta stampata in genere oggi stanno attraversando, occorrono all’editore che si rispetti solide capacità manageriali, gestionali e commerciali. E carrettate di pazienza e di responsabilità. Della prima, inevitabilmente, si sente il bisogno, per esempio, quando occorre gestire i rapporti con “poeti” e “romanzieri” che nel proporre i propri manoscritti fanno leva sull’amicizia e sulla conoscenza personale dell’editore per chiedere allo stesso un interessamento diretto ai fini della sperata pubblicazione del proprio “capolavoro”. La seconda la si ha nei confronti dei lettori e degli autori, dei soci, dell’azienda e dei lavoratori. Particolarmente significativo quanto scrive Cassini sulla responsabilità nei confronti del lettore:
[…] ho pensato alla responsabilità dell’editore che – per distrazione, fretta o poca cura, per approssimazione o superficialità, per mancanza di mezzi o viceversa per massimizzare i profitti tagliando su quei costi che garantiscano un controllo della qualità – compromette un’adeguata fruizione del libro da parte del lettore, che in fondo dovrebbe essere, e forse è, il giudice ultimo e supremo del lavoro della casa editrice. Deludere il lettore è quasi un peccato mortale, che andrebbe punito con un’ammenda […]”.
Le considerazioni di Cassini appaiono rassicuranti e oneste. Da lettore le sottoscrivo più che volentieri, senza se e senza ma.
Approfondimento
Un libro, quello di Cassini, che appare destinato non tanto, semplicemente, ai lettori curiosi, ma surtout a chi fa della scrittura solo un passatempo e ai professionisti del libro, penso ai librai ma anche, ovviamente, a chi svolge la professione di editore.
Un libro che sembra lanciare a chi lo legge un messaggio di questo tipo: attenti, quella dell’editore è una professione meravigliosa ma non è una professione come un’altra; è, piuttosto, un “mestiere” che per essere svolto richiede tra l’altro passione vera, intuito e creatività a fiumi, fatica, forza d’animo, capacità anche gestionali fuori dall’ordinario, preparazione e onestà. Non ci si può improvvisare editori, cosi come non è possibile far finta di essere scrittori, a meno che non si abbia l’intenzione di sprofondare nel ridicolo.
Giovanni Graziano Manca