
Autore: David Grossman
Pubblicato da Mondadori - Gennaio 2021
Pagine: 144 - Genere: Saggi
Formato disponibile: Copertina Rigida, eBook
Collana: Scrittori italiani e stranieri
ISBN: 9788804735298

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“«Lei pensa davvero che… cambierà il mondo?». «Cambiare il mondo?... Ovvio che no. Io voglio solo essere sicuro che il mondo non cambi me»”

Quest’ultimo libro di David Grossman raccoglie una serie di articoli e di conferenze da lui tenute in diverse occasioni e in diverse parti del mondo. Potrebbe a primo acchito apparire noioso o pesante, sicuramente non avvincente. Tuttavia basta addentrarsi nelle prime righe della prefazione per sentirsi di già completamente coinvolti nella lettura. Infatti la carica di sentimenti che scaturisce da queste pagine riesce immediatamente ad investire il lettore, tanto più se ignaro della forza comunicativa di un uomo come Grossman.
Sparare a una colomba non è un racconto, non ha una trama che si sviluppa e evolve fino all’epilogo. È invece suddiviso in undici capitoli indipendenti l’uno dall’altro; ciascuno di essi può essere letto prima o dopo quelli che lo precedono o seguono senza recare danno alla narrazione. Tuttavia esiste un tema di sottofondo che li lega e li caratterizza; Gossman, infatti, a queste pagine consegna la sua vita, i suoi sogni le sue riflessioni e le sue speranze. Ciò a cui più anela è la libertà per sé e per tutte le genti e da questo suo desiderio scaturiscono tutte le considerazioni di cui è impregnato questo saggio.
Nato nel 1954 a Gerusalemme, sin da bambino scopre la sua grande passione per carta e inchiostro, tanto da avere il primo riconoscimento del suo talento a soli nove anni. Lavorerà come presentatore sia alla radio che alla televisione, ma saranno i suoi libri a dargli la notorietà che merita in tutto il mondo. Nelle pagine dei suoi romanzi lui nasconde sé stesso; indossando le più disparate maschere riesce a immedesimarsi nei suoi personaggi, ad ascoltare i loro pensieri, a percepire gli spasmi delle loro anime che in parte sono pure i suoi. Gli uomini, le donne, i bambini che emergono dai suoi libri non sono solamente dei personaggi inventati sui quali imbastire storie. Per lui spesso rappresentano la salvezza. Quando tutto il mondo pare caderti addosso e il buio riempire le tue pupille, ti senti prigioniero di una realtà che si tinge di follia. Ma lo scrittore una via d’uscita ce l’ha, ogni persona la può trovare se riesce a “Formulare la propria paura con parole sue, non quelle suggerite o dettate da altri”
Questa è la vera libertà per David Grossman che in una terra come quella israeliana, perennemente in conflitto, di fronte a perdite immense come quella di suo figlio Uri, ucciso durante la seconda guerra del Libano, deve trovare un modo di non soccombere.
…noi esseri umani, dopo aver sperimentato la morte o la perdita di una persona cara, sentiamo che questa realtà improvvisamente scompare, evapora e abbiamo bisogno di aggrapparci a qualcosa…La vita è sacra perché è breve e unica. Ma …c’è un mezzo che…permette di stare contemporaneamente nella vita e nella sua perdita: l’arte.
Il tema della guerra, della Shoah, in generale dell’inquietudine dell’uomo che vive in una situazione di costante terrore, è alla base di molti dei suoi discorsi. Con sguardo molto lucido, quello che lui esamina di ogni conflitto, di ogni orrore compiuto dall’uomo verso i suoi simili, è la fragilità, la sofferenza di ogni essere umano che si trova coinvolto in qualcosa di più grande di lui, del quale non capisce la ragione. E così sono vittime della seconda guerra mondiale sia gli ebrei sterminati nei campi di concentramento che i cittadini tedeschi costretti ad assistere a qualcosa di incomprensibile che le leggi del loro Paese in quel momento spacciavano per giusto.
Come mi sarei comportato se io fossi vissuto a quell’epoca, in quella realtà? Come mi sarei comportato se fossi stato una delle vittime, o un connazionale degli aguzzini?
Il mondo ha bisogno di pace, Grossman ne è estremamente consapevole. Ne ha bisogno il Medio Oriente, gli israeliani e i palestinesi, ma anche tutti gli altri popoli che in ogni parte di questo pianeta sono impegnati in conflitti più o meno conosciuti. Esiste sempre la possibilità di uscire da una guerra, ma bisogna volerlo davvero, non fossilizzarsi sulla narrazione ufficiale della storia dei popoli. Le ferite, le offese, le glorie sono importanti da ricordare, è giusto che vengano trasmesse di generazione in generazione in quanto hanno contribuito a costruire l’identità e la coscienza di un popolo, ma non devono impedire a questo popolo di affrancarsi da quella versione di sé per poter guardare avanti. Se questo non accade quel popolo rimarrà sempre prigioniero del passato e, per quanto riguarda Israele in particolare, non potrà mai vantare di avere una casa vera e propria, dei confini che non solo delimitino dei territori, ma che gli permettano di avere quell’identità nazionale che non si può costruire se si vive alla giornata senza una speranza reale del domani.
Approfondimento
Ci sarebbero tante ancora le cose da dire su Sparare a una colomba. David Grossman mi ha particolarmente colpita per la sua profondità, per i suoi sogni più che legittimi. La sua disponibilità al dialogo, all’ascolto, la si percepisce benissimo in queste pagine dove mai accusa definitivamente qualcuno, ma guarda i fatti con occhi aperti e imparziali.
La dimensione di umanità che regala ad ogni persona, ad ogni popolo, indipendentemente dalla lingua che parla o dagli errori fatti o che ancora si continuano a fare, è per me segno di grandezza d’animo e di larghe vedute. Ci sarebbe bisogno di uomini così alla guida delle nazioni, persone con un cuore che batte e una mente che osserva, per riuscire a raggiungere quella pace tanto bramata che spesso interessi o paure di vario genere impediscono di trovare.
Aira Ria