Pubblicato da Einaudi - Settembre 2013
Pagine: 481 - Genere: Gialli
Formato disponibile: Brossura
Collana: Stile libero big
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Roma è sfondo e protagonista. Una mela bellissima eppure marcia all’interno, mostrata con gli occhi di tutti i personaggi le cui vite s’incrociano in una storia fatta di corruzione, malavita e desiderio di poter essere migliore, schiacciate dal fascino del potere sbagliato.
È cominciata la guerra. Guerra di mafia. Perché le cose bisogna chiamarle con il loro nome.
Gli antichi romani definivano suburra un quartiere malfamato nonostante la posizione favorevole di monumenti, in cui a regnare era la criminalità. Il termine suburra vuole indicare l’involucro marcio che si nasconde dietro la patina d’accecante bellezza che in questo caso rappresenta la città di Roma, il verme che striscia all’interno della mela e che quando finalmente trova il modo di fuoriuscire, danneggia per sempre il frutto.
Non c’è da meravigliarsi, dunque, se, a distanza di dieci anni dal suo ultimo romanzo, Giancarlo De Cataldo trae fonte d’ispirazione da questa definizione per intitolare il suo nuovo volume elaborato a quattro mani con il supporto del giornalista Carlo Bonini. Suburra è un romanzo che affronta una delle tante realtà che esistono nelle nostre strade, è un grande faro puntato su ciò che viene ignorato pur accadendo sotto il nostro stesso naso ed è un evidenziatore che sottolinea quanto disperata sia oggigiorno la sete di potere.
Roma, 2011. La malavita della capitale è gestita da un uomo chiamato il Samurai: possiede una vasta cultura, ma non prende nessuna decisione senza prima bere una tazza di tè. Al di sotto del Samurai c’è la fitta ragnatela di malavitosi che segue gli ordini a ruota, finché un intoppo con effetto domino non isserà una guerra tra bande, le stesse bande protette dalle ali mortali del Samurai che si troverà costretto a fungere da paciere per realizzare il suo grande Progetto. Nemico numero uno del Samurai è il colonnello Marco Malatesta, un uomo determinato a mettere sottochiave tutto ciò che può essere collegato al leader in kimono e al tempo stesso dovrà seguire una scia di cadaveri che lo condurranno sempre più vicino all’obiettivo finale.
Suburra presenta dei protagonisti che senza i personaggi secondari non avrebbero così tanta efficacia. Eppure, il problema di questo romanzo sono proprio loro, i personaggi secondari. Cinquecento pagine in cui si accavallano così tanti individui, con le loro storie inesplorate o insoddisfatte, che il filo della trama si perde.
La guerra di mafia, gli scontri tra bande e la corruzione sia di chiesa che di stato rappresentano un tassello fondamentale della trama, capitanata dalla figura del Samurai. Uomo d’intelletto e di vasta cultura, il Samurai ha chi si sporca le mani per lui e non perché non abbia il coraggio di farlo (poiché lo ha dimostrato), semplicemente trova facilmente qualcuno che sia disposto a prendere il suo posto.
Il Samurai non era schiavo di niente e nessuno.
Il Samurai non si lasciava controllare da niente e nessuno.
Era lui a controllare ogni cosa.
Era lui il padrone.
Suburra è un romanzo d’attualità e ciò si evince dall’accurata ricerca di dettagli effettuata dai due scrittori. Per poter comprendere appieno un mondo (e di conseguenza renderlo proprio in un testo) è necessaria una fase d’analisi e ricerca approfondita, elementi che non mancano assolutamente nel lavoro di De Cataldo e Bonini.
Approfondimento:
È sempre stato il tuo problema, Marco. Vuoi cambiare il mondo. Ma il mondo non si cambia. Si governa.
Suburra presenta due personaggi intesi come eroe e antagonista: Marco, il carabiniere, e il Samurai, leader della banda romana di criminali. Eppure, durante la lettura è facile cedere alla tentazione di credere che in entrambi i personaggi ci sia qualcosa di giusto e sbagliato al tempo stesso. È facile credere che Marco sia un uomo dal forte risentimento passato e dalla possibile corruzione nell’anima, così come è facile pensare che il Samurai sfrutti la propria furbizia per tenere sempre le proprie mani pulite e, di conseguenza, cedere a una sfumatura di buonismo. È facile pensare, soprattutto, a come siano simili questi due personaggi e non poter più distinguere chi sia l’eroe e chi l’antagonista. L’abilità degli scrittori sta nell’aver presentato differenti sfaccettature di un singolo personaggio che presto portano il lettore a chiedersi quale sia effettivamente quella predominante.
Suburra è una lotta al potere, in cui le pedine vengono schiacciate così in fretta da non essere neppure ricordate al termine della storia e di cui i vincitori trattengono in bocca l’amaro delle proprie azioni.
Cristina Migliaccio