
Autore: Erri De Luca
Pubblicato da Feltrinelli - 2013
Pagine: 114 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: Universale economica

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Un romanzo di formazione nell’insegna dell’educazione sentimentale. Una ragazza dal nome ambiguo Caia, il cugino Daniele, uno zio, turisti tedeschi ma soprattutto un’isola (Ischia?) e un sedicenne alla ricerca di se stesso attraverso la memoria storica di Nicola, un attempato esperto pescatore, l’unico disposto a raccontargli eventi bellici, che scateneranno reazioni inaspettate nell’adolescente, guidato da un impulso nuovo e incontrollabile: l’amore.

Introduzioni e divagazioni sono all’ordine del giorno durante le interrogazioni soprattutto quando uno è all’oscuro della risposta coincisa ed esatta su una domanda chiara, ben formulata e diretta. Se riesce a mesmerizzare la platea, tutto fila liscio, altrimenti è pronunciata la frase di rito “Suvvia non dilungarti, rispondi in maniera succinta !“ e se questo taluno è un insegnante, un impreparato in bacheca non se lo leva nessuno. Ecco io non voglio ricevere una i sul registro di LEGGERE A COLORI. Sono preparata su Erri De Luca, che apprezzo molto soprattutto per lo stile narrativo, pèrmeo di figure di parola, di sentimento e di pensiero ed ho anche un’opinione da esprimere su Tu, mio –un romanzo che lascerà un’incisione indelebile nella memoria del lettore, un amabile graffio perenne -ma un preambolo, scusate, devo … dunque … Leggevo sempre di gusto De Luca (se fossi su Facebook, un pollice su ci starebbe!) preferendo-in maniera metaforica eh!- non divorarlo ma quasi leccarlo e annusarlo ruminando lentamente la sostanza del racconto. Solo così percepivo i suoni, i gusti salati e gli odori acri del mare e delle sue creature che fanno sovente da cornice ai suoi romanzi brevi ambientati su isole tirreniche. E’ piacevole quando si riesce con la lettura di un libro a mettere in moto emozioni e attraverso l’immaginazione creare personaggi e luoghi dentro di noi che s’intrecciano con la nostra vita: diventiamo così anche noi parte del romanzo. Eccellente lo scrittore se riesce con la scrittura fatta di semplici vocaboli e verbi a scatenare ciò, Ecco, già questo panegirico potrebbe farvi intuire che non mi sarei arenata a poche sue opere, ma un nuovo sprone a completare la bibliografia di De Luca me l’ha data il senatore Giuseppe Esposito (strana la coincidenza della regione d’origine con lo scrittore, entrambi campani), con l’incitamento al boicottaggio dei libri di Erri a seguito dell’esposizione di una sua animata contrarietà alla Tav.
Libertà di pensiero, idee, espressione: non si trova un accenno nella Costituzione Italiana? Si ritorna al rogo dei testi contro il “regime”? Sarà un discorso demagogico ma preferisco pensiero di Brecht: Affamato, afferra il libro; è un’arma!…a prescindere… Nessuno nasconde la sua partecipazione “ all’ultima Generazione rivoluzionaria del 900 “,né una sua responsabilità nelle insurrezioni contro agenti dell’Ordine Pubblico in Val di Susa. Ne subirà le conseguenze legali se qualcuno lo riterrà opportuno,questo è partecipazione direbbe Gaber. E qui mi fermo. Non voglio far propaganda politica, lungi da me, ma se i nostri giovani imparassero da un’ultrasessantenne un pizzico di passionalità e idealismo, magari stando insieme a un tavolo di osteria, attraverso la storia di quel tempo, di quel mondo, sussurrando con un fil di voce, chi erano loro. Niente di piccante o di giudiziario. Quattro chiacchiere in intimità … forse potrebbe andar meglio.
Bando alle ciance, inciuciamento o no, adesso decido: che recensione sia! Titolo: Tu, mio. Comincio senza farmi troppo condizionare da stato d’animo alterato, o almeno ci provo, anche se con De Luca non riesco a rimanere obiettiva e distaccata nel giudicare le sue opere con l’intelletto e ciò l’avrete capito. Già con Il giorno prima della felicità e I pesci non chiudono mai gli occhi e se ci fosse voluta altra conferma, anche con Tu, mio le sensazioni sono state le medesime: in maniera enterocettiva percepisco riempimento del senso di vuoto. Sarà per le ipotassi poetiche ridondanti di aggettivi e terminologie ricercate mescolate a frasi dialettali che rendono il romanzo fluido, incisivo e nello stesso tempo cauterizzante sebbene il tipo di linguaggio sia di registro quasi formale, in dei momenti sembra allitterale, oppure perché alcune digressioni riflessive dello io narrante, che esterna i suoi stati di coscienza scatenando piacevoli turbamenti emotivi, ma all’insegna dei discorsi in prima persona o tutt’al’più a due, ogni storia sembra essere raccontata da un saggio canuto (potrebbe essere proprio Erri De Luca) ai posteri davanti magari un camino, sotto un’atmosfera familiare, con calore, commozione e amabilità. Ecco perché questa volta non vi faccio un riassunto della storia, preferisco accompagnarvi sulla soglia dello incipit di Tu, mio “Che cosa è il mio assolo in faccia al vostro coro” (Itzik Manger poeta hyddisch) e lasciarvi con la voce narrante del libro: “C’era la guerra come c’è il libeccio, la siccità, la stagione senza passaggio di tonni.” C’era: un solo verbo reggeva tutto il male e il bene che succedeva agli uomini “- (Tu, mio). Giudicherete voi se il canto poetico della lirica più che d’Enrico (Erri è il diminutivo) direi dei suoi genitori, zii, la sua gente, meriti di essere ascoltato, ma vi prego, non seguite il consiglio del Sénatur Esposito, non ve ne pentirete … a prescindere e … adesso e qui sta bene la parola fine, sorella minore di confine e di finestra chiusa (I pesci non chiudono mai gli occhi).