
Autore: Monica Acito
Pubblicato da Bompiani - Febbraio 2023
Pagine: 416 - Genere: Narrativa Italiana
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Narratori italiani
ISBN: 9788830109957
ASIN: B0BTQ6MTJC

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Uvaspina è un giovane napoletano di bell’aspetto. Ha una voglia sotto l’occhio sinistro, che gli è valso questo nome. Sua sorella, Minuccia ha un carattere molto forte ed è legata a Uvaspina da un singolare rapporto. La Spaiata, loro madre è la donna che in passato ha stregato l’avvocato Pasquale Riccio, e che adesso non si rassegna allo sfiorire della propria bellezza. Nati, ‘pasciuti’ e cambiati nel ventre di Napoli, ognuno vive nel constante sforzo di trovare il proprio posto nella città dalle viscere ribollenti, dai quartieri protesi verso il cielo.

Mentre era incinta la Spaiata aveva continuato a fumare e tutti si erano stupiti del fatto che ‘o criaturo non fosse nato con, sotto l’occhio, una voglia a forma di Merit.
Questo è Uvaspina, lui è la macchia a forma di piccolo frutto sotto l’occhio sinistro. Un segno che ha da quando è nato e che, forse, esisteva già quando era nel ventre di sua madre nel momento in cui è stato concepito. Uvaspina trascorre le proprie giornate immerso nei propri pensieri e nella costante osservazione di ciò che accade in famiglia. Sua madre, La Spaiata è nata tra i vicoli di Forcella ed “era una piccerella che mangiava pane raffermo e cipolle sulle scale di Vico Limoncello”; quella puzza di cipolla si è impressa sulla sua pelle e nessuno gliela leva più. Adesso che la prorompente bellezza con cui ha ammaliato Pasquale Riccio è solo un ricordo, perché ‘ogni scarpa diventa scarpone’, la Spaiata prova a mantenere il matrimonio e il marito inscenando continui malori.
Di fronte a simili teatralità Uvaspina si lascia guidare dai contorti ragionamenti di Minuccia, sua amata e odiata sorella. Pasquale Riccio, avvocato che nasconde diversi segreti, ha perso ormai ogni desiderio nei confronti della moglie, e guarda con disprezzo il viso di quel figlio che non vuole accettare, che non riesce a definire; Minuccia? Meglio che prima o poi trovi marito. Lei che è la principale causa del malessere familiare. Ma Minuccia non ci sta. Lei che tutti trovano meno bella di Uvaspina, meno esile, meno interessante. Lei che desidera scappare da quell’inferno e avere una vita lontana dai miserabili vicoli di Napoli, ergersi al fianco di un marito, proprio non ci sta a cadere nella trappola in cui è caduta sua madre. Minuccia è il fulcro della famiglia, è lo strummolo. Il momento in cui Uvaspina capisce che la sorella è lo strummolo è durante la cresima di Minuccia. Sì, lei è proprio la trottola di legno con tanto di filo, che inaspettatamente si mette in moto e irrompe sugli altri con una tale furia da lasciare dietro di sé morti e feriti. Minuccia che ama e odia Uvaspina, Minuccia che lo cerca per tormentarlo, per farlo scomparire dalla propria vita. A Uvaspina concepito in una macchia di bosco verde, nella passione, si contrappone Minuccia concepita dopo il funerale della nonna, la mamma di Pasquale Riccio.
Uvaspina è un romanzo appassionante, intenso, crudele a volte. Le immagini che l’autrice ci restituisce attraverso una scrittura chirurgica, mai ridondante, i dialoghi a tratti teneri e a tratti duri, i precisi riferimenti a una città che dà e che toglie rendono questa storia unica e immersiva. Molti lettori napoletani, nella narrazione, potranno ritrovare i luoghi tipici di Napoli, riconosceranno alcune delle innumerevoli tradizioni che arricchiscono da sempre la storia della città. Tutti i lettori scopriranno nel romanzo qualcosa di universale: l’amore, il dolore, i legami familiari che, nel bene e nel male, ci legano sin da bambini come lo spago di uno strummolo.
Approfondimento
Il personaggio di Minuccia si pone in netto contrasto con quello di Uvaspina; il giorno e la notte. Minuccia è come sua madre: sin da piccola è la “tipa” che fa il bello e il cattivo tempo, che a tredici anni parla già come un’adulta. Minuccia tortura Uvaspina coi suoi ragionamenti, con le azioni, persino con lo sguardo. Eppure lo cerca, non ne può fare a meno. A differenza del fratello, Minuccia non piange mai, tuttavia dentro di sé si sente morire dal dolore per tutte le volte che è stata schiacciata dalla bellezza del fratello. Minuccia è l’orgoglio di sua madre, ma anche la spina nel fianco.
Uvaspina cerca l’amore negli occhi degli altri e quando i suoi compagni gli appiccicano l’etichetta di “certuni” e di “quelli” invece di sentirsi offeso, lo considera un onore. Eppure suo padre prova quasi schifo nei suoi confronti, vorrebbe che non fosse mai nato, e quella voglia diventa una macchia. Lo stile dell’autrice è preciso, sapiente è l’uso della punteggiatura, delle pause. Una scrittura cinematografica. E poi c’è la notte di San Giovanni a Napoli, le tradizioni che disegnano un’ombra sinistra sui personaggi, le credenze popolari che vivono negli angoli più nascosti della città, Il dialetto, l’uso dei sensi messo al servizio del lettore per accompagnarlo dentro le case, tra i sapori e gli odori di Napoli. Questo libro è scritto per affascinare il lettore.
La notte si riempì di capelli d’angelo, come gli spaghettini dorati che stanno nella minestra in brodo e che ora annegavano nel cielo liquido.
Lasciatevi stregare.
Uvaspina era nato otto mesi dopo, ed era venuto al mondo con una voglia a forma di chicco d’uva ma pallida come una luna, sotto l’occhio sinistro.
Manuela Fucci