Autore: Antonio Manzini
Pubblicato da Sellerio - Giugno 2021
Pagine: 416 - Genere: Gialli
Formato disponibile: Brossura
Collana: La memoria
ISBN: 9788838941924
ASIN: B0937BDQTN
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Sofia Martinet, professoressa di storia dell’arte in pensione, è stata uccisa nel suo appartamento. Chi poteva trarre vantaggio dalla sua morte? Un familiare o, magari, un collega? Cosa può aver fatto l’anziana donna per scatenare un gesto simile? C’è un dettaglio nella sua casa in grado di parlare e di raccontare qualcosa di determinante a Schiavone e alla sua squadra? Sono queste le domande cui il vicequestore dovrà rispondere per poter trovare un senso a questo nuovo delitto.
Ci dipingiamo il mondo come lo vogliamo vedere. Però dobbiamo pure ascoltare gli altri, e imparare che non sempre quello che volevamo credere è giusto.
Per descrivere l’umore del vicequestore Rocco Schiavone basterebbe dire che è un lunedì d’inverno: il “secondo giorno di neve”. Quella neve e quell’inverno cui Schiavone ancora non riesce ad abituarsi. E forse con quel freddo penetrante che ti pervade le ossa e sembra capace di gelarti anche l’anima non farà mai pace. Se poi aggiungiamo che quel lunedì è l’ultimo giorno che Gabriele e Cecilia trascorreranno ad Aosta prima del trasferimento a Milano, possiamo avere un’immagine chiara della situazione.
Il martedì, ancor prima di potersi concentrare sul senso di vuoto lasciato dalla partenza del ragazzo e di sua madre, il vicequestore dovrà dare inizio ad una nuova indagine. Sofia Martinet, docente universitaria in pensione, viene trovata morta nel suo appartamento. Ad ucciderla è stato un colpo inferto con un oggetto pesante. Nessuno dei vicini sembra aver visto o sentito niente di strano. Da dove partire per trovare una qualche traccia? Forse da quel segno sull’anulare destro della vittima? Una striscia pallida che denuncia la presenza di un anello rimosso a freddo dal cadavere. Perché? Si trattava di un indizio o semplicemente di un oggetto particolarmente prezioso?
La squadra di Schiavone inizia rapidamente a ricostruire, frammento per frammento, la vita della donna. Un matrimonio finito, un figlio, una lunga relazione con un giovane assistente. Ma quello della Martinet era soprattutto un nome celebre a livello internazionale come storica dell’arte specialista in Leonardo da Vinci. Che sia quella la traccia da seguire? La Martinet poteva in qualche modo aver suscitato l’invidia o il risentimento di un collega? È possibile uccidere in nome della cultura?
Ancora assorbito da queste domande, Rocco è travolto dal ritorno di Sebastiano che, dopo mesi di latitanza, attende il vicequestore nel suo stesso salone. Ritrovare l’amico d’infanzia è chiaramente una gioia ma perché Sebastiano è arrivato in Valle? Il motivo non può che essere uno: rintracciare e uccidere Enzo Baiocchi, il carnefice di sua moglie.
Schiavone si trova così sopraffatto dalle emozioni: sentimenti spesso cupi e tetri che non riesce a scacciarsi di dosso. Nauseato dalle storture del mondo, è però incapace di aprirsi all’affetto e all’amore degli altri. Come se una costante paura di essere felice lo inseguisse in ogni suo gesto. Solo nei dialoghi con l’ombra della moglie, quel sogno ad occhi aperti da cui non riesce a staccarsi, emerge tutta la fragilità di un uomo che sembra ormai stanco di quella corazza che, negli anni, ha forgiato per proteggersi.
Approfondimento
Tornare ad Aosta è ormai un po’ come tornare a casa. Raggiungiamo la questura alla ricerca di quei volti familiari che ci sembra di poter considerare alla stregua di vecchi amici. Ma Antonio Manzini è bravo nel ricordarci che è difficile conoscere qualcuno fino in fondo. Cosi non solo Schiavone ci appare sotto luci diverse ma anche numerosi altri personaggi mostrano in queste pagine risvolti inaspettati.
Come avrebbe detto Pirandello, tutti noi, costantemente, non facciamo che portare una maschera. O forse, quella maschera, sono gli altri a farcela indossare per poter vedere ciò che loro stessi desiderano. In Vecchie conoscenze però alcune di queste maschere vengono tolte. In qualche caso da personaggi che non hanno più paura di mostrarsi al mondo per quello che sono, stufi di anteporre alla loro felicità il giudizio degli altri. Per gli altri, per quelli che alla propria maschera si sono affezionati, interviene invece la vita. Così scopriamo di essere caduti nel tranello, di aver scambiato il lupo per la nonna e viceversa. Le carte si scombinano e qualsiasi certezza si sbriciola tra le nostre mani. Ci siamo fatti sedurre dalle apparenze e abbiamo dato ascolto alle voci più ammalianti. E alla fine anche noi, in qualche misura, abbiamo contribuito a forgiare quelle maschere. Perché? Qualcuno negherebbe che sapere con sicurezza chi poter posizionare dalla parte dei “buoni” e chi da quella dei “cattivi” sia incredibilmente rassicurante? Ecco perché.
Ma ora il gioco è finito ed è tempo di scrivere una nuova pagina.
Forse (speriamo) torneremo ancora ad Aosta ma niente sarà più come prima!