
Autore: Angelo Martinelli
Pubblicato da BastogiLibri - 2016
Pagine: 138 - Formato disponibile: Brossura
Collana: Percorsi Narrativi

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Essere o apparire, in mezzo un abisso. La giustizia può arrivare fin là? Qualcuno in questa storia ci proverà.

Essere o apparire, in mezzo un abisso. Temi, tesine, saggi, opinionisti di Vogue, qualche articolo nelle riviste patinate, qualche ricerca accademica o uno studio antropologico. Poi ci si ferma lì, perché parlarne vis-à-vis è tutta un’altra cosa. Rischiosa e insostenibile. Per fortuna ci sono i libri, le storie nei libri, che ci riportano alla realtà come non mai attraverso la fantasia.
“Esclusivamente distinti“ è uno di questi libri, appena pubblicato, un nuovo capitolo delle “avventure“ del magistrato Angeli. Chi segue Leggere a Colori da qualche tempo probabilmente avrà già letto le mie recensioni di “Il colore verde dello zero“ e “La cattiva signorina“. Protagonista sempre lo stesso Angeli alle prese con indagini che finiscono per essere puntualmente delicate, enigmatiche e alquanto comiche. Per questo motivo non farò un nuovo profilo al protagonista, tutta la sua composta esistenza, a metà tra l’insolito e lo straordinario, la troverete sparsa nelle precedenti recensioni (vedi link sopra).
“Esclusivamente distinti“ possiede certamente delle caratteristiche in comune con le altre storie menzionate ma si distingue per diversi aspetti, sia di natura tecnica che strutturale. La scelta di un valzer di apparenze, mica tanto delicato, che si balla durante tutta la narrazione non è casuale. La volontà di affrontare questa tematica quanto mai attuale e inserirla nel contesto giuridico, ove è risaputo che contano quasi esclusivamente i fatti, è originale. Chiamiamolo “piccolo azzardo”, mi piace di più. Inoltre in questo libro, in maniera più esplicita, Angelo Martinelli precisa ed evidenzia i limiti della giustizia, limiti su cui vivono indagati e indagatori, tutti insieme, senza sapere quanto della verità decretata corrisponderà alla verità pura e semplice.
Dove la legge non arriva non arrivano i giudici, si può riempire una forma e sbagliare una sostanza: in genere è il futuro di una persona. È un peso, è un inganno, per sopravvivere a questi meccanismi l’indagatore o il giudicante dovrebbe stare a metà, senza schierarsi da una parte, fino all’ultimo. Essere pronti a tutto, valutare tutto, ricercare la leggerezza, sperare di essere fortunato.
Quanto al tipo di narrazione scelta dall’autore ne scriverò tra qualche riga, prima qualche curiosità sulla trama. Al centro delle vicende sempre uomini rispettabili, coinvolti in qualcosa di poco pulito, quindi meglio usare la formula “presunti rispettabili“. Due storie che viaggiano su due binari diversi, i personaggi di rilievo sono due coppie con un terzo incomodo: un rapporto di fiducia messo alle strette. Ti fideresti di un impiegato del Ministero? Ti fideresti di una donna qualunque accanto a te nell’ascensore? Ti fideresti di ciò che sembrano le persone e o di quello che tu sei convinto che esse siano una volta saliti sulla gogna mediatica? L’amore presunto, soldi, la rispettabilità persa nell’area riservata ai detenuti di reati sessuali, un improvviso suicidio o forse omicidio, la finezza di complessi stratagemmi mentali per ingannare il sistema giudiziario. Per infilarsi in uno di quei baratri tra essere e apparire e vivere là dentro una vita di rendita. La giustizia può arrivare fin là? A volte, molte volte no.
Il termine ricorrente “distinto“, le cui accezioni nella lingua italiana sono positive in tutte le forme e i contesti, rappresenta un paradosso rispetto agli eventi diventando l’emblema di questa storia.
Una narrazione stimolante grazie a quello spazio costante, quel baratro così difficile da individuare e da attraversare, quello cioè tra apparire ed essere.
Questo è stato reso possibile attraverso una ottima attenzione ai particolari. Il dettaglio importa e non importa, e tu lettore non sai qual è quello giusto. Il marginale diventa fondamentale proprio quando la narrazione conferisce spazio alle descrizioni. Non hanno lo scopo di rendere la storia più leggera (o di distaccarla forzatamente dal noir e dal thriller), non sono una perdita tempo. Sono briciole necessarie al giudice Angeli per compiere scelte ponderate e al lettore per compiere delle riflessioni sul bene e sul male che si nasconde dietro l’esteriorità a livello più ampio. Su quanto questo ci appartenga, quotidianamente, e ci allontani. Tra di noi e dalla verità.
Che poi esista l’articolo 27 della Costituzione – secondo cui nessuno è colpevole fino a che non viene condannato in via definitiva – era una questione che non interessava a nessuno. Fino a che non succede di trovarsi, un bel mattino, con una accusa addosso così grave da finire in carcere (“Esclusivamente distinti”, Angelo Martinelli).
L’inesorabilità delle storie vere in una storia inventata.