Autore: Roberto di Molfetta
Pubblicato da Amazon - Dicembre 2015
Pagine: 66 - Genere: Saggi
Formato disponibile: eBook
📙 Versione Kindle
Un’analisi lucida del nostro tempo attraverso commenti sintetici sulla politica, sull’economia e i valori. Roberto di Molfetta ci racconta cosa si è perso, perché e come (se vogliamo) possiamo riprendercelo
Il web è una miniera di informazioni in movimento, un’opportunità per trovare quello che si cerca e una giungla in cui perdersi. Uno specchio di ciò che siamo, a volte distorto, ma alla lunga indicativo: siamo cittadini virtuali e reali, con limiti da aggirare e speranze replicate tendenti a infinito. Sempre quelle. E proprio dal Web nascono gli scritti e le riflessioni sociologiche di Roberto Di Molfetta, che io accosto a tante piccole istantanee, appese una a fianco all’altra in una camera oscura in attesa di essere sviluppate. Perché, come dice l’autore stesso, queste considerazioni sulla società moderna non possono essere considerate definitive o assolute, sia per le troppe ramificazioni possibili e sia per l’approccio breve con cui sono state esposte; rappresentano piuttosto un punto di partenza per riflessioni e approfondimenti personali.
Una sorta di saggio, dato che, oltre ai pensieri e alle libere interpretazioni, ne Gli scritti e le riflessioni sociologiche sul Web vi sono riportati fatti di indubbia veridicità e fondamenti ideologici importanti scevri da qualunque distorsione o adattamento. In 90 pagine il libro di Di Molfetta analizza quattro macro aree: i modelli della politica, le dinamiche sociologiche contemporanee, il concetto di consumismo e le sue implicazioni partendo dalla visione pasoliniana. Per ultimo definisce il concetto di “valore“, che si contrappone (non a caso) al concetto di valore del consumismo precedentemente esposto di fatto annullandolo. Vi darò un piccolo assaggio dei pensieri contenuti nel libro, piccolo altrimenti verrebbe meno lo scopo della recensione, cioè incuriosire.
Parto da un fattore che a mio giudizio è determinante per interpretare questo lavoro nel modo più corretto. Roberto Di Molfetta non scrive per dare sfoggio di conoscenza, per imporre ideologie. Se avesse voluto farlo sarebbe venuto fuori un libro come quello di Vespa (non me ne voglia Vespa) o di tanti altri politici, di 300 pagine e propaganda e aria fritta. Lo scopo di Di Molfetta è chiaro dalla dedica iniziale: Gli scritti e le riflessioni sociologiche sul Web è un lavoro che vuole aprire gli occhi a chi sonnecchia, probabilmente per scelta, e che desidera testimoniare la sofferenza del cittadino italiano medio, vittima di un sistema che non è studiato per aiutarlo davvero. Analisi, informazione, critica. Forte.
Analizza il sistema poco democratico che permette ai nostri politici di esercitare la “democrazia“, i limiti legislativi volutamente non colmati dalla classe politica per tornaconto e a favore della classe dirigente economica, la retorica e la persuasione: leve fin troppo abusate per ottenere risultati politici quando non c’è un vero lavoro politico. Racconta il danno e la beffa, ovvero come con un colpo solo più segmenti della società si arricchiscono alle spalle dei più poveri, meno rappresentati, meno tutelati. Principi condivisibili, proposte non sempre facilmente praticabili (il divario tra teoria e pratica si può colmare solo attraverso la volontà) ma animate da sentimenti.
Approfondimento
Le riflessioni sociologiche de Gli scritti e le riflessioni sociologiche sul Web sono quelle che ho apprezzato di più, a motivo del fatto che contengono concetti su cui non mi ero mai soffermato. Il ruolo della pubblicità e di conseguenza dei beni o servizi che vanno lentamente (neanche troppo) a modificare gli stili di vita, la percezione di ciò che è “bisogno“, infine ciò che perseguiamo per essere (a nostro avviso) felici sono temi da approfondire.
Pensare al fatto che questo potere sia quasi invisibile soltanto per la ragione che non ci pensiamo e che inoltre sia pianificato su larga scala e gestito come una “fabbrica delle manipolazioni“ è inquietante. Ma è vero e chiudere gli occhi non lo farà sparire. Per qualcuno siamo quello che abbiamo. In questo senso piacevole l’innesto di Pasolini, che non mortifica ogni sforzo per circondarci di cose che possono recare piacere ma che sostiene l’importanza di ascoltare le cose, e della comunicazione tra noi e ciò che ci circonda per averne una giusta concezione e goderne appieno.
È possibile che il lettore non sia in sintonia con l’autore quando critica alcune ideologie: questo non è un testo politico ma nella valutazione di ciò che ha cambiato e cambia il nostro Paese credo fosse inevitabile analizzare ciò che il passato politico ci ha lasciato. È storia ed è legittimo. Personalmente in qualche passaggio avrei mantenuto un po’ più le distanze senza esporre troppo il mio pensiero offrendo una visuale ancora più neutrale. Si tratta di pochi passaggi che non cambiano lo spirito o il valore di questa raccolta, piuttosto ordinata, di pensieri maturati attraverso riscontri oggettivi.
Lo stile è quello dell’articolo online, diretto e discorsivo. Accessibile a tutti. Una voce fuori dal coro, se amate conoscere, confrontare e riflettere la apprezzerete. Forse parte di questa voce la userete per completare la vostra. In fondo a questo servono i libri. A cambiarci.