
Autore: Luigi Natoli
Pubblicato da Sellerio - Luglio 2016
Pagine: 1280; 2 voll. - Genere: Narrativa Contemporanea, Romanzo storico
Collana: La memoria
Dal 14 luglio in libreria
Tra pochi giorni sarà in libreria I Beati Paoli, uno dei romanzi d’appendice più popolari del ’900, l’opera monumento di Luigi Natoli pubblicata in due volumi da Sellerio. Ciò che rende unici I Beati Paoli, oltre all’incanto nella lettura, è la sua estrema modernità che consiste nella perfetta fusione tra le vicende storiche, riportate con maniacale fedeltà, e la vita dei protagonisti con le loro emozioni e passioni.
Pubblicato a puntate sul «Giornale di Sicilia» tra il maggio del 1909 e il gennaio del 1910, I Beati Paoli. Grande romanzo storico siciliano innalzava a epopea letteraria un’antica leggenda del popolo siciliano. Ma Luigi Natoli faceva qualcosa di più che scrivere, da una favola popolare, le puntate straordinariamente avvincenti e misteriose, capaci di inchiodare nelle portinerie il popolo attorno a chi era in grado di leggere e che «quasi con prepotenza salivano negli appartamenti della borghesia siciliana». Di fatto creava il mito compatto di una società segreta a protezione degli oppressi: la setta tenebrosa dei Beati Paoli e il loro tribunale implacabile, entrava nelle dicerie e nelle fantasticherie popolari come verità storica indiscussa e nostalgia segreta di riscatto. Un successo enorme, dovuto sì all’aderenza ad un sentire popolare, ma anche all’arte di avvolgerlo in un intrico fittissimo di vicissitudini private derivanti da segreti inconfessabili, da odi di famiglia o di società; di imprese coraggiose e cospirazioni vili; di sentimenti e passioni invincibili; di personaggi tragici nel bene e nel male. Raccontati in un linguaggio sensibile a tutti i vari ritmi e le tensioni della trama, e soprattutto così ricco e moderno da spiegare come mai la tenuta ne sia straordinariamente duratura, rispetto alle opere del genere. Con un’ambientazione nella Palermo storica che è di fatto un’esposizione erudita dei tempi dei luoghi delle persone e delle situazioni che narra. Tanto da potersi dire che, nella vicenda di Blasco, figlio perduto di un grande casato che tenta di riprendersi il suo onore usurpato da un potente malvagio, protetto nelle sue imprese da un’associazione segretissima, in mezzo alle lacerazioni di un’età convulsa, il protagonista vero è uno: l’Ancien régime nella sua veste più sfarzosa, magnifica e miserabile, ossia il Settecento siciliano dei grandi palazzi barocchi.
In poco più di 1.000 pagine, sullo sfondo di uno dei periodi più agitati della storia siciliana, ne I Beati Paoli, si narrano le vicende della famiglia Albamonte della Motta. Dalla nascita dell’erede al titolo di duca in una burrascosa notte del 1698, alla scomparsa del bambino, fino al ritorno a Palermo di Blasco di Castiglione, cavaliere senza paura, per riprendersi titolo, beni e la propria vita. Un magnifico affresco in cui non mancano duelli, vendette, intrighi. La trama principale si intreccia con storie secondarie che l’autore inizia e poi abbandona per poi riprendere a sorpresa, con colpi di scena degni del migliore Dumas e che fanno pensare a qualcosa a metà tra I tre moschettieri e Il Conte di Montecristo. Ma i veri protagonisti sono loro, I Beati Paoli, che hanno preso Blasco sotto la loro protezione. Sono una leggendaria setta segreta, difensori dei deboli contro lo strapotere e la malagiustizia esercitata dai nobili, si riuniscono nelle segrete che si aprono sotto vicoli e chiese. Lì emettono le loro sentenze, terribili, inappellabili, ma sempre improntate a un senso di equità. Vestono un saio bianco e sono incappucciati, perché tra loro non devono riconoscersi. «Da qui si entrava nella principale grotta dove trovavasi una ben larga camera con sedili tutt’intorno e con nicchie e scansie al muro nelle quali riposavan le armi sia di foco che di ferro: qui adunavansi i settari e vi tenevano le loro congreghe in luoghi oscuri, e dopo il tocco della mezzanotte onde tutto facevasi a lume di candela», racconta Francesco M. Emanuele, marchese di Villabianca. Ciò che rende unici I Beati Paoli oltre all’incanto nella lettura – «cominciando a leggerlo ci troviamo costretti a finirlo», sosteneva Sciascia – è la sua estrema modernità che consiste nella perfetta fusione tra le vicende storiche, riportate con maniacale fedeltà, e la vita dei protagonisti con le loro emozioni e passioni. Pochissimi sono i personaggi d’invenzione; l’immaginazione si riversa tutta nel fluire della narrazione e nel «privato» delle figure che via via incontriamo.
«Insieme a I Promessi Sposi, dopo I Viceré, Il Nome della rosa e La Storia della Morante, il quinto monumento storico della letteratura italiana contemporanea» – Jean-Noël Schifano, LE MONDE
«La bellezza de I Beati Paoli è la scrittura. È chiaro che le regole del romanzo popolare, del feuilleton, con i colpi di scena, le agnizioni, le sparizioni sono tutte rispettate, ma c’è di più: un gusto notevole, l’eleganza del racconto e la scrittura, ben più moderna della storia narrata» – Andrea Camilleri
«I Beati Paoli è uno dei romanzi d’appendice più popolari del ’900. Avvincente, misterioso, spettacolare, ricco di personaggi indimenticabili. Il celebre feuilleton sulla setta segreta in cui non pochi intravedono le origini della mafia è costruito su una tessitura narrativa moderna. Una lettura che non deluderà mai» – Giuseppe Tornatore
Luigi Natoli (1857-1941) patriota e repubblicano fervente, insegnante, giornalista, studioso di storia, fu autore, oltre che di una grande mole di opere varie (racconti a sfondo storico, scritti storiografici, saggi critici, poesie, testi teatrali, libri per le scuole), di 31 romanzi di appendice, pubblicati con lo pseudonimo di William Galt. Per loro mezzo intendeva comporre un’epopea della libertà del popolo siciliano. Tra di essi spiccano, accanto al leggendario I Beati Paoli, le continuazioni Coriolano della Floresta e Calvello il bastardo.