Noi di leggere a colori oltre all’opportunità di recensire ottimi libri, abbiamo anche l’occasione di parlare e intervistare i vostri autori. È la volta di Paola Maria Liotta docente di Materie letterarie e Latino nei Licei, insegnante e scrittrice che cura anche il suo blog personale, “Di passioni, di sogni, di chimere”, già autrice di diversi libri, l’abbiamo conosciuta anche attraverso il libro “Piano Concerto Schumann”, questa volta dopo la recensione di “Al mutar del vento” edito il Convivio Editore, abbiamo deciso di approfondire la tematica della sua pubblicazione, indagando sulle sue scelte letterarie e sulla tematica del mito di Arianna.
Benvenuta Paola Maria Liotta, ho avuto modo di leggere alcuni dei suoi libri come ad esempio “Piano concerto Schumann” un libro davvero molto bello, ed è evidente in questa nuova opera un cambio di rotta tra le tematiche passando dal moderno e dalla musica, alla mitologia Greca. Com’è nata l’idea principale di scrivere “Al mutar del vento”?
Intanto, ringrazio la Redazione di “Leggere a colori” per la bella e attenta lettura dei miei libri. Allora, il mito e la cultura classica fanno parte della mia formazione e della mia visione del mondo. Al 2019, l’anno, per intenderci, del “Piano Concerto Schumann”, risale anche un mio atto unico, il testo teatrale “Briseide”, così come il mito è connaturato alla mia scrittura, in versi e in prosa, e penso a “Di Aretusa e altri versi”. Direi piuttosto che si tratta di varie forme, compresenti, della mia ispirazione. Nel mito e nella musica sono inscritte le mie corde, l’uno non esclude l’altra, anzi traggo stimolo proprio dal suonare e sondare tutto quanto più mi appassiona. E di questi interessi vive la mia scrittura.
Davvero interessante, in questo nuovo libro quello che ha deciso di raccontarci è “il mito di Arianna, Teseo e il Minotauro”, l’ha fatto in una maniera davvero delicata e molto più sentimentale, forse mancava qualcosa al mito originario?
No, al mito non manca nulla, sarebbe un peccato di presunzione pensare il contrario. Però, come nelle fiabe, ci si potrebbe chiedere alla fine: e, poi, come va a finire, vissero davvero felici e contenti? Rimanevo insoddisfatta dei finali, da bambina, e forse per questo ho iniziato a inventare delle storie. Il mondo classico, nella cultura occidentale, è una sorta di bussola che declina tipi, casi e vicende, e quindi anche il nostro modo di essere e la nostra immaginazione. Niente di strano che se ne rintraccino le voci antiche per sentirne la consonanza con quelle di oggi, e questo è il valore assoluto dei Classici.
Sono completamente d’accordo, leggendo qualche libro di letteratura classica anche a me qualche volta è capitato di chiedermi: “e se invece fosse andata diversamente?”, io sono sempre convinto che la lettura sia in grado di dare una forte spinta alla volontà di uno scrittore. Ma approfondiamo alcuni particolari del suo libro, la prima parte dove i protagonisti si raccontano sembra davvero una parte perfetta per uno sceneggiato teatrale, come definisce tecnicamente quest’opera? Era questo l’effetto che voleva creare?
È un effetto che è sortito da sé. Data la specificità dei personaggi di un mito così ricco, mi è sembrato bello indagare le personalità coinvolte, conferire loro concretezza e spessore drammatico, quello che appunto il teatro permette di tradurre sulla scena abbattendo il confine della pagina scritta. Sono dei personaggi molto stimolanti, quelli del mito del Minotauro, perciò illustrare la loro prospettiva mi ha permesso di rendere mossa la narrazione e di conferirle un sapore autentico, di vita vera.
Nel suo libro il personaggio di Arianna appare molto più forte, riesce a cogliere il buono di Teseo e sembra meno vittima della storia originaria, si può parlare di un riscatto del personaggio un po’ come avviene nel suo libro per la figura del Minotauro?
Infatti volevo proprio questo, uscire dal cliché dell’eroina abbandonata, un topos fortunato e sfruttato, ahimè, fino all’osso in letteratura e, in tema di parità di genere, ho voluto rendere giustizia alle donne, alla loro forza, proiettando la ‘mia’ Arianna in una dimensione eterna e donando a lei e a Teseo una possibilità di riscatto. D’altronde, Borges ha dato una sua bella interpretazione di Asterio, e altrettanto ha fatto Hawthorne proprio con Arianna e Teseo. Quanto ad Asterio, descrivendolo, ne ho fatto una cifra della diversità, pensando all’adolescenza, a come molti ragazzi soffrano questo momento di passaggio, a quanti conformismi e pregiudizi rischino di far perdere di vista quelli che siamo rispetto al modo in cui appariamo, o a come il mondo ci vuole.
Proprio così, i punti forti di questa sua opera sono proprio quelli che ha elencato, è stata capace di dare una marcia in più a questo mito in una maniera davvero sorprendente. Giuseppe Manitta autore della prefazione ha definito il libro una metamorfosi di Ovidio. In realtà personalmente mi sembra un tentativo riuscito di rendere più umani i protagonisti, in modo da renderli anche più attuali, o no?
Il prefatore, che è anche uno studioso e un poeta di vaglia, si è riferito ai precordi del genere, rintracciandone le ascendenze letterarie e dipanandone le variabili più accreditate, in tal caso le “Heroides” di Ovidio. Naturalmente, ho impresso alla storia il ritmo e gli intenti che ritenevo più congeniali alla mia ispirazione, quindi, il riferimento colto va considerato frutto di una contestualizzazione obbligata proprio perché il tessuto cui mi riferisco è quello dei classici greci e latini. Però, come ben osserva, le mie ‘figure’ sono creature vive e il fatto che chi ne legge lo avverta mi riempie di gioia. L’erudizione cede il passo ai sentimenti e alle variabili (e costanti) dell’anima umana.
Quanto è importante il Mito di Arianna e Teseo oggi, e cosa può insegnarci?
Il mito ci insegna molto nelle sue sfaccettature. Insegna, attraverso i suoi personaggi, gli esiti nefasti della menzogna e della violenza, per esempio. Così il destino di due giovani incolpevoli, Asterio e Icaro, come li raffiguro, è carico di preziosi riflessi: la scienza deve rispettare l’uomo e l’uomo deve rispettare i propri simili nel segno di quella diversità che è fonte di arricchimento. I personaggi, infatti, non sono più allineati con quelli del mito, nella mia “vera” storia, poiché raffigurano atteggiamenti, bisogni, emozioni, sogni che appartengono a donne e uomini di ogni epoca. Si pensi a Teseo, che parte in cerca del padre che non ha mai conosciuto. Ecco, ho provato a tirar fuori da ognuno dei miei personaggi e delle mie personagge quanto non era ancora stato detto di loro, e a umanizzarli, rendendoli sodali.
In conclusione, sono rimasto davvero colpito dalla riflessione finale, forse perché riassume più di tutto il senso di questo libro. Nelle pagine conclusive cita le varie versioni finali di questa storia e ci concede una delle ipotesi più emozionanti. Senza svelare per forza il suo di finale, possiamo sapere quale è quello che ha apprezzato di più del mito originario?
Del mito di Arianna e Teseo esistono versioni interessanti, tra cui quella che, nel finale, fosse stato proprio Dioniso, il dio dell’ebbrezza, a ingiungere all’eroe Teseo di abbandonare Arianna. Ho voluto seguire la versione di Hawthorne per delineare la pietas sororale di Arianna e fare di Teseo un personaggio empatico, che abbandona la nostra eroina dietro le sue insistenti preghiere purché porti via Asterio verso la libertà e la salvezza. La versione che preferisco è appunto la mia, altrimenti non avrei né ripreso né rielaborato il mito: l’amore è la dimensione autentica del vivere, questo è il senso del mio scritto, perciò Arianna e Teseo potranno benissimo, un giorno, riunirsi in un “Altrove” senza tempo.
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L’amore è la dimensione autentica del vivere, è una frase così profonda ed efficace, sono davvero grato per questa bella intervista all’autrice Paola Maria Liotta, grazie per la disponibilità. Spero di essere riuscito attraverso le mie domande a far nascere nei lettori l’interesse per questo suo libro “Al mutar del vento”, perché merita davvero l’attenzione di tutti noi.
La riscoperta di questo antico mito arricchito dalla scrittura di questa bravissima autrice è capace di trasportarci per qualche ora lontano da ogni pensiero opprimente, ci fa assaporare il riscatto di Arianna, ci concede di raccogliere a piene mani i frutti di un’opera eterna destinata agli occhi di nuove generazioni che verranno, per godere pienamente di questo amore senza tempo.