C’era una volta una perla che abitava nei fondali dell’oceano. Se ne stava tutto il giorno nel suo guscio a guardare su, il riflesso del cielo sull’acqua. Aspettava sempre con ansia la notte, che portava con sé la più bella e grande di tutte le perle che avesse mai visto. E quelle altre che spaziavano franche nel resto di quell’altro oceano, di gran lunga più piccole, ma non per questo meno brillanti. Erano forse le figlie della prima. La piccola perla invidiava tanto i pesci perché a sua differenza li si vedeva di tanto in tanto all’alba salire su al cielo… lei invece sempre giù triste e sola, non vedeva altra fine che quella di rimanere adagiata sulla sabbia … e unica emozione, di tanto in tanto, una corrente fredda che la faceva rotolare sempre più lontano dalla sua casa. I pesci allora sapevano volare.
Ma cosa avevano loro più di lei, che serbava in sé lucentezza e pesava forse anche meno di un qualsiasi corallo? La voglia di fare un salto per raggiungere quell’altro oceano che si estendeva in alto su di lei era così forte che ogni notte da quando era nata il suo sogno era lo stesso. Sognava che una piccola fata vestita di piume come un gabbiano la raggiungeva negli abissi e cospargendola di una magica spuma brillante la rendeva capace di volare. La piccola perla si liberava del suo guscio e leggera come un petalo veniva sospinta dalle correnti marine verso l’alto e poi dal vento verso il cielo. Lì incontrava le sorelle stelle e con loro danzava finché l’alba, madre avara e intransigente, non l’avesse riportata sul fondo dell’oceano. Ma un giorno le cose cambiarono. Prima che il sole si posasse dietro il grande scoglio vicino il faro, un’ombra calò sul fondale. I pesci si dileguarono spaventati rifugiandosi nelle insenature della barriera e i coralli si finsero morti, le seppie si celarono nelle nuvole di sabbia e i gamberi dietro le alghe.
Tutti trovarono riparo grazie alle loro abilità, tutti tranne la giovane perla che altro non sapeva fare se non brillare. Nell’ombra due strani pesci affusolati si fecero avanti, simili a squali per malvagità, ma più piccoli per dimensioni. Era evidente che non erano così a loro agio nei fondali e respirando facevano fuoriuscire miriadi di bolle. Sembravano esplorare l’oceano, e essere interessati ed estranei a qualsiasi cosa, dai sassi alle alghe marine. Un pesce luna aveva tardato a nascondersi, ma loro non ne fecero una preda, trassero da una sacca che portavano dietro la schiena uno strano oggetto. Lo avvicinarono alla piccola creatura e subito ne furono entusiasti. Ma ecco che uno dei due esseri parve molto interessato alla piccola perla. La sollevò dal fondo e ne spazzò via il muschio. Quell’ombra non si vide più da quelle parti per molto tempo, tutti i pesci tornarono alla comune vita dell’oceano, ma le notti furono più sole e tristi da quel giorno. La piccola perla non c’era più. Ma forse, da qualche parte lassù, il sogno che aveva sognato era diventato realtà. Forse alla mano di qualche elegante signora una piccola parla si stava guardava il mondo. Ma del suo ricordo non ne avrebbe fatto memoria che il mare. Talvolta, aspirare a qualcosa di diverso e lontano da quello che abbiamo, potrebbe rivelarsi solo un inutile modo di trascorrere notti e giorni. Ciò che abbiamo ora, ogni singolo attimo, anche il solo semplice fatto di esistere, è il più brillante dei doni che qualcuno poteva farci. Viviamo qui ed ora.
Claudia Gallo