Piove. Cosa resterà di questa notte insonne, domani? E chi l’avrà saputa? Creduta? Avrà avuto un senso? Rassegnata alle altre.
E anche se non piove solo dal cielo nessuno se n’è accorto, ma non trascorre tutto in nome dei sentimenti. Voglio raccontarti di chi sperava di trovare qualcosa che aveva perso da qualche altra parte. O che aveva vissuto con difficoltà non volute. Con la speranza delle sue illusioni. Di chi pensava di conquistare con l’affetto, l’allegria, la spensierata compagnia un terreno sconosciuto fatto di cuore, piantando bandierine bianche su. Di chi, come te, sente quel valore molto forte nella vita: la famiglia. Perché la famiglia c’è sempre. Perché la famiglia capisce sempre, e prende i gesti più nascosti per farli diventare te stesso, per farteli scoprire. Per farti amare da te stesso e da tutti.
Qui, dove aver preso quel bene scivolato per le bocche. Poi di sfuggita, le facce disattente, la speranza di colmare il vuoto dell’indifferenza. Cerco i motivi dietro ai sorrisi distratti, e le compagnie negate o fatte pesare. Le critiche da pulpiti sempre giusti. I musi che gli altri devono accettare per non farti arrabbiare. Non voglio convincere per esser voluto bene. E non acquisto le azioni di partecipazione di un azienda quotata in borsa con il diritto di richiedere la mia quota spettante di denaro ad ogni momento. Perché deve essere tutto spontaneo. Perché nessuno mi deve niente. Io qui sono in più.
Perché l’elemosina non l’ho mai fatta a nessuno. Il mio braccio di ferro è di cartone e serve a dire: hai avuto il tempo per dimostrarmi cosa volevi fare di quel tempo e di me. Quel tempo ora è a mia disposizione. E se ci fosse una famiglia, lo darei ad essa. Ma è tempo in terra di nessuno, e lo voglio usare per qualcuno che lo voglia meritare. E non voglio più illudermi. E non voglio etichette. Solo strette spontanee, che arrivano dall’aver voluto conoscere la persona che sono, e le cose buone che posso avere. Non hai solo tu il diritto di decidere piano piano le cose come debbano andare, ma posso farlo anch’io scoperchiando le porte dell’inferno arrivando a chiederti quanto sei uomo.
Ed io cosa ho fatto? Cosa ho dato? Non tanto, ma ci ho provato, ed era molto difficile. Non ho mai sorriso davanti e nascosto pensieri negativi dietro. Uno non può avere tutte le opinioni negative del mondo? Si. Ma deve anche andare a vedere se le cose stanno così da vicino. Allora può venire e dir cosa pensa, non agli altri, ammesso che la cosa lo riguardi, ammesso che possa dare consigli perché sa vivere meglio. La questione non è: ci sei devo essere qualcosa per te e poi non dimostrarlo con le azioni. E’ questa: ci sei, forse se trovo in te quel qualcosa..sarai parte di me. E se domani mi sarai cognato, vicino o conoscente o autostoppista sarai sempre parte di me.
E come hai il diritto di pensare che io sbaglio, che potrei essere meglio o che non vado bene, io ho il diritto di guardare nella vita in cui sei per capire se devi entrare nella mia. E se puoi farmi male, e quante volte lascerò che questo possa accadere. E se hai qualcosa da dire, in verità, a qualcuno disposto ad ascoltare. Non ho trovato elementi sufficienti per poterti stimare, senza etichette, come persona uguale alle altre. Non ho trovato cattiveria, ne nulla di male. Ma non ho trovato. Non ho trovato ancora cosa potrei aver mai bisogno, e non piacere, da te. Non ho trovato l’aiuto ne il sincero interesse. Una domanda, una frase che mi facesse capire che stessi pensando a me una buona volta. Io il mio lo ricordo. Il resto sono palloncini colorati e canzoni da festa, dove tutti siamo bravi a fare la faccia felice quando ci divertiamo.
Usa la testa per capire perché il cuore non ha lavorato. Io lo farò. Ancora una volta sbaglio io. Forse. Ma per entrare qui da ora in poi serviranno buoni motivi. Se non li troveremo, l’amore basato sul principio ti farà solo stare in cortile. E nessuno penserà di aver perso qualcosa.