Autore: Sara Houghteling
Pubblicato da Neri Pozza - Luglio 2011
Pagine: 285 - Genere: Romanzo storico
Formato disponibile: Brossura
Collana: I narratori delle tavole
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Quando la guerra sconvolge la vita è inevitabile mettersi alla ricerca della propria identità smarrita. E quando la propria esistenza è legata a una collezione di quadri, non resta che seguire il fil rouge dell’arte per ritrovare, infine, se stessi.
È non a caso un’atmosfera priva di voci quella che nel 1944 accoglie Max Berenzon, figlio di uno dei più stimati galleristi della Parigi dell’anteguerra, nel momento in cui rimette piede nella sua vecchia casa in Rue de La Boétie. Depredata di tutti i suoi preziosi dipinti, la galleria sembra non ricordare, nel suo vuoto mutismo, i fasti di un tempo: non c’è più segno della prestigiosa attività di Daniel Berenzon e delle sue opere d’arte, del suono del pianoforte di sua moglie, del fugace sorriso della sua assistente, Rose. Al suo posto, un edificio ormai spoglio e saccheggiato, nel cuore di una città che, dopo la guerra, è intenta coraggiosamente a raccogliere i cocci di famiglie disperse, proprietà perdute e dignità calpestate. Il giovane Max, rifugiatosi in campagna durante gli anni più bui come molti altri ebrei, ritorna a Parigi con l’obiettivo di recuperare le opere della galleria di famiglia, trafugate dai soldati tedeschi, e con la speranza di ritrovare l’affascinante Rose, che l’ha profondamente ammaliato. La ricerca dei dipinti rubati non prescinde mai dai ricordi ad essi legati, rimarcando l’amara contraddizione tra l’atmosfera delicatamente bohémienne del periodo precedente e lo smarrimento di un presente in cui i quadri perduti divengono l’emblema della dispersione (fisica e morale) causata dal conflitto mondiale.
L’artista è un aristocratico […] Si sacrifica per la sua arte eppure è generoso, perché ci offre un neologismo che ci permette di conversare senza usare le parole.
Nonostante l’evidenza del contesto storico, la vicenda personale di Max si muove come in una dimensione sospesa, finemente atemporale, per opera del tema dominante della narrazione: quello della ricerca, declinata in svariate forme. Le cesure appaiono così sfumate tra il desiderio di approvazione da parte del padre e l’instancabile caccia all’amore (mai veramente corrisposto) di Rose, al migliore amico disperso, ai dipinti trafugati, alla propria affermazione professionale e, infine, alla verità riguardo al passato della propria famiglia, inaspettatamente sconosciuto.
Il mercante dei quadri perduti si sviluppa come un romanzo profondo, dove la storia s’intreccia con tatto e sensibilità alle esperienze di un protagonista dal carattere complesso, in cui s’insinua un perenne senso di inadeguatezza e umano smarrimento.
Approfondimento
Colpisce l’evidenza, tra le pagine del romanzo, di un senso di profondo rispetto nei confronti dei dipinti, visti prima come compagni quotidiani e successivamente come amici perduti. L’arte è percepita attraverso la sensibilità di una famiglia che, pur nell’attività di compravendita, non perde mai innanzitutto un intenso senso di ammirazione per il semplice valore (visivo e affettivo) di quadri talmente abbaglianti “da distogliere lo sguardo”. La pittura diviene così il vero antidoto contro le brutture di un periodo storico dalle tinte fosche, poiché i quadri sopravvivono, là fuori da qualche parte, come “nature morte incapaci di morire”: la speranza è aggrappata a un’arte che sembra infinita, immortale, fisicamente dispersa ma mai priva dei suoi contenuti.
La ricerca di Max dei propri amici tra le liste dei deportati diviene così, per similitudine, l’emblema della vita che continua, che si ritrova e si rinnova. Allo stesso modo la continua tensione del protagonista, smarrito nel proprio intento, ricorda la tipica “incompiutezza” dei quadri impressionisti, dipinti da artisti “modesti” che spingono ciascun osservatore a riversarvi le proprie più intime riflessioni. E così la risolutezza finale di Max, personaggio sempre descritto attraverso le parole degli altri, apparentemente debole e intento a “fare la punta alla propria anima”, è il segno della tenacia di un popolo forte, alla ricerca della propria identità e della propria, semplice, bellezza perduta.
Sara Houghteling accompagna il lettore tra le righe di una narrazione piacevole e delicata ma allo stesso tempo intima, carica di significati e simbologia, alla scoperta di un aspetto poco conosciuto di una delle più drammatiche e tristemente celebri pagine della storia dell’uomo.
Irena Trevisan