Autore: Michael Palin
Pubblicato da Neri Pozza - Maggio 2020
Pagine: 416 - Genere: Avventura, Romanzo storico
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: I narratori delle Tavole
ISBN: 9788854519909
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“Che un veliero avesse trascorso diciotto mesi nell’estremità più remota del mondo, che fosse sopravvissuto alle insidie del clima e degli iceberg e fosse tornato a raccontare la propria storia era un’impresa così straordinaria da far pensare che la si dovesse festeggiare ancora oggi. La HMS Erebus aveva messo a segno una conquista di proporzioni epiche. Al successo seguì la caduta…quanto a vite umane, fu la perdita più immane di tutta la storia delle esplorazioni polari britanniche”
Michael Palin è sempre stato affascinato dal mare fin da piccolo al punto da passare la maggior parte del suo tempo a bordo di navi di ogni genere. Per questo quando nel 2013 viene a sapere dell’esistenza dell’Erebus e della sua storia non riesce più a pensare ad altro, e decide di far rivivere in un libro i resti di quella nave ritrovati nell’Artico.
Per farlo però ha bisogno di documentarsi: non vuole inventare nulla ma scrivere i fatti realmente accaduti in modo che la vicenda di quegli uomini che ebbero il coraggio di spingersi oltre i confini conosciuti sia nota a tutti.
Utilizzando documenti ufficiali del periodo e le lettere che i diversi membri dell’equipaggio spedirono alle relative famiglie, costruisce pezzo per pezzo le straordinarie avventure vissute dal veliero fino alla sua tragica scomparsa.
Tutto cominciò a Pembroke, nel Galles, nel lontano 7 giugno del 1826 quando per la prima volta l’Erebus venne messa in acqua. Era il periodo delle esplorazioni e delle scoperte che portava a mappare luoghi sconosciuti e a ricercare rotte navali sempre diverse che permettessero di raggiungere nella maniera più veloce possibile ogni continente. L’interesse era puntato soprattutto sui Poli, luoghi inesplorati che promettevano grandi sorprese.
Il primo incarico importante dell’Erebus fu quello di esplorare l’Antartide e di trovare il Polo Sud Magnetico. Il 30 settembre del 1839, sotto il comando del capitano James Clark Ross e affiancata dalla Terror, l’Erebus imboccò il Canale della Manica. Sarebbe tornata in Inghilterra solo quattro anni dopo. L’eccitazione a bordo era tangibile, Ross riponeva tante speranze su quell’impresa
…se tutto fosse andato per il verso giusto la sua nave sarebbe arrivata più a sud di qualsiasi altra…mentre faceva virare l’Erebus verso sud-sud-ovest si sentiva davvero il padrone di tutto ciò che aveva sott’occhio.
Ma al ritorno in patria l’equipaggio era sfiancato. Passare tutto quel tempo in mezzo ai ghiacci, mettendo a rischio la propria vita più di una volta, aveva provato molto quei marinai. Restava comunque la soddisfazione di aver compiuto un ottimo lavoro anche se non erano riusciti a portare a termine tutte le richieste.
Il capitano era forse il più stanco di tutti. Quando gli fu chiesto di risalire sull’Erebus per trovare il famoso Passaggio a Nord-ovest rifiutò e questa fu la sua salvezza.
La nuova spedizione fu affidata a Sir John Franklin. Alle 10:30 del 19 maggio1845 centotrentaquattro uomini salparono per il Polo nord…ma non tornarono mai indietro
Approfondimenti
Libro impegnativo, ma molto ben scritto. Interessantissimo anche il documentario fotografico che si trova alla fine del racconto che permette di dare un volto ai suoi protagonisti. Le parole dell’autore sono molto coinvolgenti, a tratti mi sembrava di essere io stessa su quelle navi, su quelle isole inesplorate. Ho partecipato alla gioia e alla delusione degli uomini a bordo e non ho potuto fare a meno di ammirare il loro coraggio. Anche oggi che disponiamo di moderne tecnologie viaggiare in quei territori reclamati da iceberg e ghiacci è un’impresa non da poco, immaginiamoci come poteva essere nel 1800.
Oltre alle vicende vissute dai mariani mi sono piaciute molto le pagine in cui l’autore ha puntato i fari sull’importanza di difendere l’ambiente, cosa che ai tempi dell’Erebus non veniva minimamente presa in considerazione
Per quanto riguarda la natura, Ross era come…molti altri suoi contemporanei: curioso ma privo di sentimentalismi. All’epoca il mondo era abitato da meno di un miliardo di persone e le risorse abbondavano. Oggi la popolazione terrestre sfiora quasi gli otto miliardi e la distruzione del nostro habitat è considerata una minaccia, non certo un dovere. Per Ross i mari e le foreste pieni di ricchezze della Tasmania non erano lì per essere protetti, ma per essere sfruttati…
Consiglieri la lettura di questo libro solo per l’impronta ecologista che lo contraddistingue, ma in realtà sono molteplici i punti a suo favore che fanno sì che sia una lettura piacevole e anche istruttiva…cosa che non guasta mai.
Aira Ria