
Autore: Daniela Raimondi
Pubblicato da Nord - Maggio 2023
Pagine: 400 - Genere: Narrativa Italiana
Formato disponibile: Audiolibro, Brossura, eBook
Collana: Narrativa Nord
ISBN: 9788842935414
ASIN: B0C1GJWJFH

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Norma cresce in una casa fredda, con genitori distanti e pochi abbracci. Lontana, Stellata le offre estati magiche coi racconti di nonna Neve e l'amicizia di Elia. Ma l'adolescenza la spaventa e interrompe il legame. A Londra si ritrovano, l'amore sboccia, ma il destino riserva sorprese. Da Stellata al Brasile, i sogni hanno un prezzo, ma la felicità si conquista con fatica.

La verità è che non so cosa fare nella vita, ammise Norma. Lascia che te lo dica lei, la vita. A volte basta poco: perdere un treno e prendere quello subito dopo, un foglio che ti cade davanti… O magari cambi idea all’ultimo momento, senza nessuna ragione. Bisogna solo scorgere il segno che il destino ti mostra.
Il primo sole dell’estate inscena la vita di famiglie che crescono sorprendendo il lettore tra amori e amicizie. Tra i fili conduttori principali vi è il rapporto difficoltoso fra madre e figlia, i tradimenti improvvisati, l’andirivieni fra città e nazioni, i pianti sconsolati, i pensieri di morte, il rimpianto e il rimorso, ma anche il coraggio di ricostruire e ricominciare. La narrazione è intervallata dal flusso di pensieri che vede Norma discorrere con la madre Elsa, un dialogo struggente nel quale Norma racconta episodi della propria vita chiedendo costante suggerimento, come se lei in punto di morte potesse ascoltarla o consigliarla.
L’idea di passare i prossimi mesi in una vicinanza così asfissiante mi angoscia. Qui non sarà più possibile ignorarci. Dovrò affrontare al tuo fianco l’aggravarsi della malattia e la tua morte. Sarebbe stato più facile ricoverarti in qualche centro per malati terminali, farti assistere da personale specializzato, come mia figlia mi aveva suggerito, ma non ne ho avuto il coraggio. La mia non è stata generosità, mamma. Solo mancanza di coraggio. Ha semplicemente prevalso il senso del dovere. Quindi non aspettarti di più.
In origine c’erano due famiglie, quella di Elsa e Guido e della cognata Zena con Dolfo, Dolfo e Guido erano due fratelli gemelli nati da Neve e Radames, le famiglie pressoché contatine vivevano in povertà a Stellata e ogni estate le donne si spaccavano la schiena sotto il sole nelle risaie per portare a casa pochi soldi mentre gli uomini faticavano con lavori precari nelle fabbriche, era da poco terminata la Seconda guerra mondiale e la fame si distingueva ancora pesantemente. Da Elsa e Guido nacque Norma, mentre da Zena e Dolfo Donata, una bambina che già da piccola dimostrò di avere capacità sensoriali magiche, si diceva che le famiglie in principio fossero zingare e tramandassero la lettura dei tarocchi come la veggenza del futuro.
Zena tradì alcune volte il marito durante le calde estati nelle risaie, Elsa fu al contrario tradita da Guido, il quale si accorse dopo pochi anni di non amare più la moglie. La situazione precipitò quando Elsa diventò amante di Dolfo, perché queste occasioni lascive allentarono maggiormente il rapporto fra Norma e la madre, un rapporto già debole e manchevole.
Qual è il mio primo ricordo? Non è di te, mamma. È di un viaggio in bicicletta con papà: lui che pedala cantando sullo stradone dell’argine, io seduta nel seggiolino davanti. Avrò avuto cinque anni, e quel giorno faceva molto caldo…
Norma aveva poche amicizie, la sua più grande amica era la cugina Donata, che adorava e poi c’era Elia il figlio della Ghelfa, quel bambino con cui nessuno voleva giocare perché si credeva che la madre fosse una strega, alle volte al suo passaggio accadeva qualcosa di strano come lampadine che esplodevano o ceri che si spegnevano in chiesa.
Bastava poco per renderle felici: comprare un gelato in via Roma, giocare a moscacieca nel cortile, o anche solo un temporale; correre in piazza in due sotto l’ombrello, oppure restare in casa a guardare il mondo da dietro la finestra.
Elia e Norma erano amicizia e primo amore, un amore che attraversò un intero periodo storico fino a risplendere sul finire, in tarda età quando nessuno dei due poteva più fare a meno dell’altro. Una relazione disturbata dalla mancanza di figli, di fiducia e di comunicazione, che si sfilacciò a poco a poco dopo il matrimonio, e che anche durante il viaggio di nozze fu messa a dura prova da un tradimento avvenuto quasi per gioco o quasi per magia, tra gli influssi del Brasile e che vide poi la nascita di una bambina Renata, l’incarnazione forse di Donata, nata dalla figlia di Adele, una zia di Norma, forse la più potente, la più trasgressiva, la più emancipata.
Il tragico suicidio di Donata portò Norma a scappare da Stellata e da Viggiù a favore di Londra per ricostruirsi una vita. Nei pressi della nuova città ritrovò Elia lasciato a Stellata quando aveva una decina di anni: lì il destino li attendeva per unirli.
Elia era innamorato di Norma già da piccolo e ogni mattina anche a Londra ricordava le emozioni vissute con lei quando ancora erano solo bambini. Norma neppure lei aveva dimenticato Elia, sembravano fatti l’uno per l’altra, per sempre. Ma Norma voleva qualcosa di più, voleva sposarsi, voleva dei figli. Il matrimonio arrivò come un fulmine, perché Elia voleva rendere felice Norma non perché ci credesse del tutto, a volte lui credeva che anche l’adulterio facesse parte della vita di coppia, se fosse capitato. Ma i figli quelli no non arrivarono e mentre l’amica di Norma Monique si sposava ad un musulmano e si trasferiva nei paesi Arabi, lei soffriva la solitudine di non avere prole. L’insistenza del desiderio portò i due ad allontanarsi era finita la poesia, ma anche il legame che li univa si stava sgretolando, gli interessi in comune scemavano e nessuno dei due aveva più volontà nel vedere l’altro. A malincuore iniziarono i tradimenti che videro coinvolti entrambi, prima Elia che riprese il rapporto con la cugina di Norma dalla quale aveva avuto ad insaputa della moglie la figlia Renata e poi Norma con una serie di pretendenti, tra cui Mark da cui all’età di quarantadue anni ebbe anche lei una figlia, Federica, che amò all’impossibile.
Il rapporto fra Norma e Federica era totalmente l’opposto di quello fra Elsa e Norma, era totalitario, quasi asfissiante, Federica inizialmente non ne soffrì anzi da piccola cercava la madre ovunque e faticava ad allontanarsene, ma da adolescente iniziò a odiare questo legame così opprimente finché Norma non fu costretta ad allentare la presa permettendo a Federica di fare le proprie esperienze. Federica studiò e diventò una affermata cantante, durante i concerti fece la conoscenza del padre Mark che vedendola si riconobbe in lei e credette di esserne il padre, ed infatti di lì a poco fu svelata la verità. Dopo più di trent’otto anni, Elia e Norma si ritrovarono a Stellata. In tutti questi anni Norma aveva cercato di non pensare più ad Elia, con molte perplessità e difficoltà, al contrario Elia aveva continuato a scriverle lettere mai poi recapitate e che la Ghelfa consegnò a Norma quando lei aveva già più di sessant’anni.
Come si può immaginare l’epilogo anche se non sarà del tutto un lieto fine addolcirà e compenserà il lettore che resterà affascinato dalle emozioni vissute con il romanzo.
Approfondimento
E penso che la vita sia un cerchio, e quel cerchio di tanto in tanto si ripete, legandoci a coloro che hanno vissuto prima di noi. Forse è la sola forma di eternità che ci è concessa.
Daniela Raimondi ci incanta come nel suo primo romanzo e ci riporta alle atmosfere agresti del dopoguerra italiano. Le sensazioni si avvicinano molto a quelle provate leggendo Isabel Allende, il profumo di magia che aleggia con le descrizioni precise di un futuro in arrivo ci ricordano La figlia della fortuna e La casa degli spiriti. In fondo anche le ambientazioni in Brasile hanno questo colore poetico che strizza l’occhio alla scrittrice cilena. Ma nel complesso sa distinguersi profondamente con la narrazione e le travagliate vicende generazionali che vedono ben descritta l’Italia di quegli anni ed anche le rivoluzioni sociali del sessant’otto.
Un’ammirevole opera, fluida e giustamente interpretata, per chi ancora è capace di sognare e di credere nella speranza, ma che al contempo vuole aiutare a recuperare il rapporto con la propria madre, c’è profondità nei dialoghi fra Norma ed Elsa, che fa riflettere ed anche piangere, per fare sì che non sia mai troppo tardi.
Nausicaa Baldasso