
Autore: Carlo Patriarca
Pubblicato da Neri Pozza - Aprile 2024
Pagine: 192 - Genere: Narrativa, Narrativa Italiana
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: I narratori delle tavole
ISBN: 9788854529205
ASIN: B0CYQ9Y2CV

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Vittorio S., professore di Storia in pensione e ipocondriaco, riceve una vera diagnosi che sconvolge la sua vita. Questo evento riunisce due giovani medici, suo nipote Aldo e l'amico di sempre, Bruno. Bruno, anatomopatologo riservato, e Aldo, chirurgo carismatico, affrontano trent’anni di sfide professionali e personali, tra successi, errori, amori e rivalità. Le loro vite sono segnate da eroiche avventure e la lotta continua contro le malattie. Carlo Patriarca narra di corpi e anime in cerca di guarigione, riconoscimento e salvezza.

«Confidare in Dio ma non bagnare le polveri» mormora Vittorio. Entra nella penombra dello studio e si siede a riposare sulla vecchia poltrona d’angolo. I braccioli consunti di pelle nera sorreggono le braccia di Vittorio che guarda il referto medico. Positivo è scritto sul foglio, presenza di cellule tumorali. Bruno non potrà fare altro che confermare il giudizio del collega, pensa. A noi può apparire come l’immagine di un uomo sospeso sull’abisso, ma a lui non sembra. Gli è già successo in passato e spera di farcela anche questa volta, l’abisso non ricambia il suo sguardo.
Quando la notte ci si sveglia all’improvviso in un crocevia di emozioni e pensieri e anche il senso della nostra quotidianità ci sfinisce, ci accorgiamo di come il tempo perso sia andato nell’incertezza.
Così quando si scopre che l’ennesima malattia che si pensava una inezia è reale e nella sua primordiale onestà si tratta di qualcosa di serio, la fiducia viene stordita e imbottigliata in un corteo di pensieri negativi e nostalgici.
La normalità delle giornate si trasforma in momenti difficili e uno dopo l’altro totalmente incomprensibili, il ricordo diventa scenario dell’esistenza e ci sia abbandona alla riconoscenza divina.
I momenti migliori vengono a galla e con essi anche le persone con cui sono stati vissuti, persone ormai dimenticate che tornano ad agitare il cuore e la mente, attraverso la malattia comprendi quanto la superficialità, l’ignoranza e l’insensibilità siano state protagoniste indiscusse della vita e ne abbiano anche soffocato il piacere.
Pochi anni dopo la fine dell’epoca delle gare, quando lui e Bruno sono già laureati e ancora lavorano nello stesso ospedale, Aldo ha un ultimo incontro con Lorenzo, prima di perderlo di vista. Sta passeggiando con lo zio Vittorio su un sentiero sopra il borgo. Aldo ha la testa piena di medicina e Vittorio di storia, come sempre. Indica le cime, rievocando la Grande Guerra e le imprese più spericolate. Vittorio guarda verso Lorenzo senza riconoscerlo. L’amico si arresta impacciato e Aldo gli va incontro con entusiasmo. Ricordano i tempi delle competizioni, e intanto Aldo il neolaureato si è già scosso dai racconti dello zio e ha preso a osservare la pelle di Lorenzo con lo zelo sfacciato dei giovani medici.
In La curva di sopravvivenza di Carlo Patriarca tutto è assente, se non l’amarezza, quella destabilizzante che riavvolge le esistenze e appiattisce le ambizioni; le storie dei personaggi Vittorio il professore e i due medici Aldo e Bruno, ma anche minori come Margherita e Lorenzo si intrecciano senza mai collegarsi completamente, leggendo un capitolo dopo l’altro avvertiamo il racconto intimo di ognuno di loro che in prima persona si narra e rende partecipe di un legame con uno degli altri, ma senza che gli altri appunto se ne rendano conto, è come se venisse a mancare l’azione, loro sono uniti solo dal filo della memoria, ma nessuno fa un vero passo in più pur comprendendosi e amandosi meglio.
Il brutto male, il tumore, avvicina le esistenze di ognuno e improvvisamente quel malessere, quel disagio che fino a poco ti accompagnava sparisce, lasciando la coscienza libera di partire.
Approfondimento
Lui parlava e lei lo guardava con il volto acceso di amore puro. Lottavano assieme contro un male che era di entrambi e Bruno allestiva in silenzio un rogo dei suoi sogni e delle sue supposizioni, vecchie e inutili suppellettili.
È triste ammetterlo ma questo romanzo appartiene a chiunque lo legga, intimo e distruttivo nello stesso momento. Chi lo legge ci rivede l’esistenza dei propri cari o amici perduti, delle avventure mancate, dei perdoni scordati, delle gioie non vissute. Difficile avanzare nella lettura senza farsi prendere dall’ansia, va letto con coraggio, quello che le persone sensibili hanno arrugginito, è una verità purtroppo, certe cose si dimenticano e si suggellano solo davanti al dolore, e quando questo passa si superano come se non ci fossero mai state.
Lo sforzo di Carlo viene premiato da chi arriva alla fine, e per arrivarci si attraversano torrenti di incomprensioni e paure, lo sconforto si aggrappa alle nostre spalle senza schiodarsi, al termine la leggerezza si rivela, e come se ci fossimo risvegliati da un torpore aggiustiamo lo sguardo e affrontiamo il senso del romanzo, perché è nella fine che abbiamo le risposte, quelle che tutti cerchiamo dopotutto. Da leggere con attenzione, ma senza farsi prendere troppo dall’aggressività delle emozioni, può scombussolare chi ha il fegato morbido.
Nausicaa Baldasso