Autore: Valeria Palumbo
Pubblicato da Neri Pozza - Ottobre 2021
Pagine: 176 - Genere: Romanzo storico
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: I colibrì
ISBN: 9788854522572
ASIN: B09JFQ69DS
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Virginia Oldoini nasce a Firenze da famiglia spezzina. Dotata di straordinaria bellezza, non ancora diciottenne viene concessa sposa contro la sua volontà per interessi economici di famiglia, come da consuetudine per il suo tempo.
A diciannove anni il Conte di Cavour le affida la missione di sedurre Napoleone III investendola del ruolo di “spia da camera da letto”.
Estromessa dagli scritti del Risorgimento Italiano a causa della sua moralità considerata troppo libertina, non le sarà mai riconosciuto il giusto ruolo per aver a suo modo contribuito alla nascita dell’Italia.
Scontava i limiti che le venivano imposti perché era una donna.
Virginia Oldoini, Contessa di Castiglione, è considerata tra le donne più ritratte e fotografate dell’Ottocento.
Costretta sposa in età giovanissima contro la sua volontà, divenuta presto spia di Cavour per sedurre Napoleone III al fine di sostenere la “Causa Italiana”, fu da sempre insofferente alla morale borghese della sua epoca.
Dotata di notevole bellezza, scaltra nell’utilizzare tale dono, ostinata nel voler decidere per sé stessa, contraria al matrimonio – nonostante l’imposizione subìta – fu considerata troppo libera e spregiudicata per i canoni morali della società inperbenista in cui era nata.
Sopravvissuta alla corte, all’Imperatrice Eugenia, tornata in Italia per separarsi da un uomo che non aveva mai voluto, in un momento storico intriso di patriarcato e con nessuna legge a favore delle donne, pagò sempre il prezzo del suo bisogno di auto affermazione e della troppa indipendenza.
Virginia si vantò spesso di aver contribuito alla nascita dell’Italia e alla salvezza del Papato, ma come tutte le donne del Risorgimento Italiano, non trovò posto nella storia degli “eroi” che costruirono l’unità nazionale.
Con La donna che osò amare sé stessa. Indagine sulla Contessa di Castiglione, Valeria Palumbo mette in evidenza come Virginia Oldoini sia stata una donna che, come altre donne del suo tempo, pagò la forte insofferenza alle regole, il desiderio di autonomia, ma che allo stesso tempo rispecchiò la condizione, le norme e le convenzioni tipiche della sua classe di appartenenza.
Molte le questioni sociali che emergono da questo libro, dalla legittimata espropriazione della libertà da parte della legge nei confronti delle donne, alla sistematica narrazione risorgimentale filtrata delle figure femminili che esercitavano invece un notevole ruolo politico, pur essendo escluse da tutte le cariche, in quanto depositarie di segreti e tessitrici di relazioni, spesso nei salotti, ancor più spesso nelle camere da letto.
Valeria Palumbo, con minuzia di particolari ci racconta come, oltre a Virginia Oldoini, tanti furono i nomi di donne importanti, a seguito del loro contributo, verso le quali quasi mai la storia risorgimentale ha restituito elogi o almeno, ruoli, presenza, partecipazione.
Approfondimento
L’opera di Valeria Palumbo ci racconta, forse come mai accaduto prima, il personaggio di Virginia Oldoini in una chiave diversa, ci restituisce una donna scaltra, a suo modo emancipata e con obiettivi chiari. Per molto tempo la vita della Contessa di Castiglione è stata descritta come una “favola” dalla dubbia morale contenente tutti gli elementi tipici dello stereotipo negativo – scandali, spionaggio, amanti – facile da contrapporre allo stereotipo positivo della moglie devota, entrambe necessarie, entrambe da tenere sotto stretto controllo. Entrambe donne. L’autrice restituisce ruolo e dignità a Virginia liberandola dal personaggio che la storia ha sempre accusato perché troppo piacente agli uomini prima e troppo poco piacente successivamente, quando la sua bellezza iniziava a sfiorire; troppo facile nei costumi a causa degli amanti frequentati per interesse, ma necessaria quando gli interessi da perseguire appartenevano alle alte cariche. Virginia Oldoini, come tante altre, ha pagato il prezzo storico e sociale di non essere un uomo.
E l’autrice ci lascia con una citazione della giornalista Febea, più che mai attuale nella società odierna:
La donna è un essere umano come l’uomo e vorrei che tutti coloro i quali riconoscono questa semplice verità dicessero di lei semplicemente e coraggiosamente: «S’è perduto un bell’ingegno, una nobile operosità, un gran cuore».
Michela Sgobbo