
Autore: Tommaso Landolfi
Pubblicato da Adelphi - Settembre 1994
Pagine: 170 - Genere: Racconti
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Piccola biblioteca Adelphi
ISBN: 9788845910821
ASIN: B0CW1KBYND

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La labrena, ovvero il comune "geco", "turpe bestia" nel cui sguardo sono contenuti tutto il male e il dolore del mondo, è il perturbante emblema di questi sette racconti, giocati tra il grottesco e il fantastico. Questa volta il suo sguardo si diverte a irridere e a corrodere soprattutto le convenzioni sociali e sentimentali della famiglia borghese: la vita di coppia con la sua routine, il tradimento, il volto infernale dei parenti, lo straziante patetismo del sesso nella vecchiaia.

Prendete me: quando ebbi deciso che volevo, e anzi dovevo, ammazzare mia moglie… Eh, cosa? per quale ragione volevo o dovevo ammazzarla? – Non fate gli ipocriti, e non mi fate ridere: posti un marito e una moglie, è manifesto che l’uno dei due personaggi è di troppo. In ogni caso, non è qui il luogo per dare spiegazioni; vi basti sapere che dovevo uccidere mia moglie. Ed ecco come mi feci alla bisogna.
Le labrene di Tommaso Landolfi è un’operetta composta da sette racconti dove il protagonista antagonista è principalmente la figura femminile della moglie di cui sembra noto diffidare, è insieme però anche la fiera dell’opposto ovvero di colui che sarebbe meglio che fosse e visto che non lo è lo si trova scambiato per un altro.
Ogni racconto sembra quasi di fantascienza perché sono scene senz’altro difficili da replicare perfettamente in natura, come nel primo racconto dove il personaggio principale sembra morire per lo spavento, terrorizzato dalla labrene, appunto, dei ramarri insignificanti, ma viscidi come serpenti, una morte così realistica che gli faranno anche il funerale prima che questi riesca a resuscitare davanti all’incredulità di tutti, in particolare del cognato che tenterà di sedurre nel frattempo la moglie.
Ella, dico per maggior chiarezza, pareva aver voluto argomentare: Dal momento che tu eri morto, un mio tradimento, concedendolo, non sarebbe mai stato davvero tale: si possono tradire i vivi, non i morti’. E sia; cos’era però questo, se non una confessione? una confessione implicita ed inconsapevole, sfuggitale nel calore della rabbia e del sarcasmo? Eccetera con altri dibattiti ed altre ruminazioni; cui da ultimo si aggiunse surrettiziamente un’incertezza, dirò così, di fondo”.
In Perbellione la situazione che si prospetta è decisamente insolita, qui troviamo infatti un individuo che si fa pagare profumatamente per dare una lezione, ma gli riuscirà fino ad un certo punto, alle mogli dei suoi clienti, e sarà proprio sua moglie invece a dargliene di santa ragione ribaltando la concezione maschilista iniziale.
Rispondo: No signore, le mie ritorte e strambe, come classicamente volete chiamarle e comunque io le abbia definite qui sopra, erano in realtà soave velluto; soave da non lasciar traccia. Almeno, il medico non ha trovato ombra di lesione e in genere nulla da ridire. Eh diamine, non ci sarebbe mancato che questo: come non fossi già abbastanza pentito di quel che ho fatto!… Ma sì, a pensarci bene tutto è avvenuto giusto per una soddisfazione. Perché, in confidenza, ora che lei (buona o cattiva) non c’è più, cosa ci fo io sulla faccia della terra?.
In Encarte Tommaso trastulla il lettore con lo scambio di due gemelli, l’uno bravo e prestante sostituisce il secondo disastroso in tutto, fino ad arricchirlo, ma la tragedia li vedrà entrambi morire e litigarsi dalle mogli, confusi fino alla fine se si può dire.
Approfondimento
Non c’è molto da dire sulle storie che sono semplici, corte e ben confezionate, se non che ci troviamo difronte ad una pubblicazione divertente e poco vicina alla validità letteraria di Tommaso Landolfi, un diversivo alla sua solita capacità; presentano tutte un lessico curato e ricercato degno di uno scrittore di altri tempi ed anche leggendo Le labrene si nota la differenza fra uno scrittore e uno scrivente, la qualità c’è tutta anche in un’opera minore.
Sorta di coccodrillo in miniatura che frequenta e percorre serpeggiando le vecchie muraglie, penetrando al caso fin nelle stanze d’abitazione, ove, come dappertutto, guata e sorprende insetti vari e segnatamente farfalle.
Le labrene non sono altro che una fissazione per l’artista Tommaso, creature insidiose e pericolose, false e grottesche, paragonate per lui alla figura temibile della moglie, di cui in qualche modo sembra mostrare al lettore repulsione.
Si potrebbe infine ipotizzare con Le labrene una lettura psicoanalitica che svela con sarcasmo il carattere e le paure dell’autore.
Nausicaa Baldasso