Autore: Davide Camarrone
Pubblicato da Sellerio - Ottobre 2021
Pagine: 221 - Genere: Narrativa Italiana
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: La memoria
ISBN: 9788838942662
ASIN: B09K7Z3VGD
📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
📗 eBook su ibs.it
📙 Versione Kindle
📗 Trovalo usato
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
Una famiglia costretta a traslocare nel quartiere popolare chiamato Zen 2, dove finalmente avranno una loro casa, una casa grande. Quattro versioni diverse di questa migrazione, che si mescolano a dolori del passato e speranza per il futuro, in una descrizione molto realistica della periferia palermitana degli anni '80.
Dire addio al mare è come finire di respirare coi tuoi polmoni e portarsi la bombola dell’ossigeno appresso, per tutta la vita: nel cemento non si respira.
Zen al quadrato è il racconto del trasloco di una famiglia palermitana nel quartiere popolare Zen dall’appartamento di Castel San Pietro, ormai reso fatiscente dal dopoguerra e dagli anni, pronto per essere demolito, dove hanno vissuto per molti anni e dove le loro vite sono state segnate per sempre. Un cambiamento vissuto e raccontato in modo personale e diverso dai quattro membri della famiglia: Lucia, la mamma; Nicola, il papà; Filippo, il figlio; Rosalia, la nonna.
Filippo è un adolescente introverso, che sta cominciando a scoprire se stesso e il suo grande talento per la pittura. È sicuramente il membro della famiglia che vive meglio questo cambiamento, fatto per lui più di scoperte che di ricordi. Filippo è molto vicino alla madre e la segue in tutte le sue attività sociali. Tutto ciò che vede lo dipinge nei suoi disegni, che nel tempo diventano una rappresentazione sempre più realistica del nuovo quartiere.
La mamma Lucia è una donna che negli anni ha studiato sempre di più ed è diventata la più colta della famiglia. Lucia porta dentro un grande dolore. Ha perso il suo figlio maggiore, Giovanni, trovato annegato in circostanze strane e mai risolte. A questo si unisce l’amore ormai finito per il marito e l’odio verso la suocera, con cui è costretta a vivere da anni e che la tratta male da sempre. Impegnata nel sociale, è comunista, e prende il trasloco come un’opportunità per finalmente fare qualcosa in più nella sua vita, forse anche avere la libertà.
Il suo dolore è condiviso anche dal marito, Nicola, velato però più dal senso di colpa. Lui forse ha intuito la ragione della morte di Giovanni, la stessa debolezza che ha avuto lui da giovane. Rubare. Nicola è debole, sempre in balia degli altri e mai padrone veramente della sua vita, di sbagli ne fa tanti e tratta meglio la sua 850 Fiat della moglie, con cui non condivide neanche le idee politiche. Le sue scelte sbagliate gli portano un rimorso continuo, che cerca di placare portando la famiglia in una nuova casa e aiutando il prete del paese con i funerali. Il suo modo di comportarsi descrive bene come in quelle zone la criminalità fosse quasi la normalità.
Ora ci sono quelli del Condominio. Si fanno pagare tutto quello che serve. L’affitto, l’acqua, la luce. La pace. Se non paghi ti entrano a casa. C’è anche una specie di sindacato, nel Condominio, al quale puoi chiedere di lavorare. Con il fumo.
Rosalia, la nonna, è ormai vecchia, per molti troppo religiosa e filo-fascista e secondo i parenti un po’ svitata. Attaccata al passato più che alla vita. In realtà è molto lucida ed è stato il passato, fatto di stenti e sacrifici, di solitudine, che l’ha resa rabbiosa verso il prossimo. Lei non vuole traslocare, non vuole allontanarsi dal luogo dove anche lei amava Giovanni, il nipote tanto simile al marito perso, di cui solo lei sa la vera ragione della morte.
Quattro personalità e mentalità diverse, ognuna legata in qualche modo a Giovanni, tranne Filippo che non sa dell’esistenza del fratello. Ognuno cerca di vivere per il futuro, tranne uno, che invece si arrende.
L’autore Davide Camarrone descrive gli eventi in modo molto breve e dettagliata, quasi un resoconto di fatti e ricordi, spesso accompagnato da espressioni popolari e momenti ironici. Ammetto di non aver apprezzato la prima parte di Zen al quadrato, il racconto dalla parte di Filippo. Una parte troppo descrittiva e dispersiva, non sono riuscita a capire subito la storia e a volte mi sono persa, tanto da dover rileggere il capitolo un paio di volte. Quando poi passa al racconto di Lucia la storia si fa interessante e anche la narrazione è più scorrevole e piacevole. Ho apprezzato soprattutto come vengono descritte le situazioni di criminalità, non in modo cruento, ma quasi normale nella vita di ogni giorno. Ti fa comprendere quanto le istituzioni fossero lontane dai quei luoghi e quanto era difficile ottenere un cambiamento reale di vita.
Quando qualcosa è così radicato nel profondo di una società è difficile modificarlo. La loro speranza è probabilmente solo nella futura generazione, in quella di Filippo, che forse si salverà.
Filippo dice che siamo in una stazione spaziale sulla Luna, in una fabbrica di robot, in un romanzo di fantascienza e che niente di tutto quello che vediamo è vero. Dice che dobbiamo rassegnarci all’allegria.
Approfondimento
Lo Zen (zona espansione nord) è un quartiere della periferia di Palermo, diviso in due zone. Lo Zen 1 non è solo casermoni popolari, ma anche attività e negozi, è molto più sviluppata dello Zen 2, o come lo chiama Filippo “al quadrato”, che dai palermitani non è considerato neanche periferia, ma un paese a parte. Lo Zen 2 è costituito da case popolari, mal costruite e lasciate al degrado e alla criminalità, senza controllo e dove i furti e le occupazioni delle case sono all’ordine del giorno. Tutto questo lega gli abitanti con un filo sottile ad una grande vita di associazione, alla chiesa e alle tradizioni.
Lo Zen al quadrato non è un quartiere come gli altri ma un organismo vivente, un mostro grasso e violento che inghiotte e digerisce ogni cosa.
I due personaggi sicuramente più complessi e che ho apprezzato sono Lucia e Rosalia. La prima descrive la sua insoddisfazione e la sua sofferenza verso la suocera tanto bene da fartela odiare pure a te, fino però a darti un senso di compassione, perché alla fine neanche lei è una santa di donna. La seconda invece appare come una vecchia debole e non autosufficiente, invece è una donna che negli anni è stata veramente forte, che si è messa sulle spalle il peso di una famiglia spezzata e che ha provveduto al figlio da sola con ogni mezzo possibile, quando il marito durante la guerra se ne è scappato in Argentina.
L’unione e l’amore tra i personaggi, come spesso accade, diminuisce sempre di più a causa dei tanti segreti e del poco dialogo.
Dire addio al mare è come finire di respirare coi tuoi polmoni e portarsi la bombola dell’ossigeno appresso, per tutta la vita: nel cemento non si respira.
Giulia Quartulli