
Autore: Friedrich Glauser
Pubblicato da Sellerio - Dicembre 2012
Pagine: 212 - Genere: Gialli
Formato disponibile: Brossura
Collana: La memoria

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Una vera frattura dai gialli più classici a cui siamo abituati. In primis perché è una serie di racconti, ma non di indagini. Quelli riportati sono dati di fatto, eventi accaduti. Non c’è modo per il lettore di risolvere il ca-so, non ci sono indizi disseminati tra le pagine – tranne forse per un paio di casi. È come se Glauser avesse inventato un genere tutto nuovo, e forse l’ha fatto davvero.

Com’è facile spaventare un’anima che comincia ad aver fiducia!
Il titolo, I primi casi del sergente Studer, va ammesso, è un po’ fuorviante. Non ci troviamo davvero davanti ai primi casi del Sergente, o meglio non solo. Alcuni dei racconti hanno come protagonista questo investigatore un po’ burbero, in là con gli anni, desideroso di dimostrare che è ancora capace come agli inizi della sua carriera, ma altri hanno come sfondo la legione straniera, paesaggi africani e soldati a volte non proprio amabili.
Alcuni di questi racconti, come sempre accade, sono migliori di altri e sono i monologhi in cui il colpevole racconta la vicenda dall’inizio alla fine, senza interruzioni di altri personaggi. Sono quelli più ironici, che tengono il lettore maggiormente sulla corda per capire cosa sia successo, perché il lettore da solo non lo può capire. Non ci sono indizi a sufficienza. Quindi ascoltiamo la confessione di un uomo che spiega con un lunghissimo giro di parole e flashback l’omicidio; la donna che guardando il cadavere dell’uomo amato confessa che non era poi così un cattivo ragazzo, ma tant’è, ormai è morto; il casellante che racconta come è diventato protettore di un fuggitivo. Non mancano le storie più divertenti come “Criminologia” e “Scarpe che scricchiolano”.
In alcuni racconti il lettore ha un paio di indizi che possono aiutarlo ad arrivare alla fine del caso, ma sono talmente veloci da leggere e un po’ intricati che si perde la possibilità. In ogni caso, questi sono quelli lontani dalla Legione Straniera, dove invece vengono ambientati i racconti più lenti e più difficili da leggere. La tensione scende, la storia è meno avvincente, il tutto rallenta. Il colpo di genio arriva alla fine con una chicca per gli amanti dei polizieschi. Vengono infatti annessi due scritti: uno di Stefan Brockhoff sui 10 comandamenti che ogni scrittore del genere dovrebbe rispettare per condurre una partita leale con il lettore, l’altro invece è una lettera di Friedrich Glauser in risposta a questo articolo. E questa funziona un po’ come una post-fazione e racconta come l’autore vede e pensa debba essere un romanzo poliziesco, reinventandone un po’ i canoni.
Quello che ho appena finito di leggere è decisamente un libro diverso nel suo genere. Glauser in primis ha avuto una vita decisamente movimentata e ha trascorso un periodo con la Legione Straniera, il che giustifica perché sia un tema che ama trattare, e si nota benissimo che non descrive i luoghi fantasticando. A mio parere, traspare anche molto bene lo stato d’animo che doveva provare in quei momenti sperso nei deserti africani, tra paesi lontani fisicamente e socialmente da quanto conosciamo. I racconti più riusciti però sono quelli ambientati nella sua Svizzera natia, più allegri, un po’ più assurdi e scampanati, dove si diletta con stili narrativi diversi e in cui riesce abilmente.
Approfondimento
I primi casi del sergente Studer non è uno di quei libri che amerei rileggere, se non alcuni passaggi o racconti specifici. Più della tensione narrativa ho apprezzato lo svagare in tutti i termini possibili che troviamo in queste pagine: soggetti, luoghi, panorami, moventi, passati, narrativa… Nulla è mai uguale a qualcosa che lo precede o lo succede.
Soprattutto ho apprezzato moltissimo la lettera finale del libro, utilissima per riuscire a capire meglio l’autore e il suo modo di ragionare e di vivere il romanzo, sui vari aspetti del genere poliziesco che stava all’epoca (parliamo della fine degli anni ‘30) iniziando a vivere di vita propria grazie a dei giganti della narrativa. È talmente utile e illuminante che andrebbe quasi messa come prefazione, e proprio per questo andrebbe letta per prima. Potrebbe aiutare in quei momenti in cui leggendo ci chiediamo “ma dove vuoi andare a parare?”
Jessica Garino
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