Autore: Herta Müller
Pubblicato da Feltrinelli - Maggio 2010
Pagine: 251 - Genere: Biografico, Romanzo storico
Formato disponibile: Brossura
Collana: I narratori
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Per l’ordine di Stalin del 1945 di deportare i cittadini tedeschi residenti in Romania nei lager ucraini per ricostruire l'Unione Sovietica, uomini e donne fra i 17 e i 45 anni vengono prelevati dalle loro case e portati nei campi di lavoro forzato, sottoposti a ogni sorta di sopruso, costretti a vivere in condizioni disumane, ai limiti del sopportabile. Fra di loro c'è Leopold Auberg, un diciassettenne internato nel lager per cinque anni. Vivrà per 5 anni un'esistenza fatta di stenti, privazioni estreme, mortificazioni e morte. Al suo ritorno lo attende una vita normale, che porterà però per sempre i segni di un'esperienza che il tempo non restituirà mai all'oblio.
Quella descritta ne L‘altalena del respiro è una storia vera, fedelmente narrata dalla scrittrice rumena Herta Müller, premio Nobel per la letteratura nel 2009, basata sulla testimonianza raccolta dall’amico poeta Oskar Pastior, morto nel 2006: sua è l’identità che si cela sotto il nome di Leopold, come sua è la terribile vicenda rivissuta attraverso le parole del libro.
L’organizzazione del viaggio verso l’incognita che lo aspetta non scoraggia Leo, anzi: stolidamente impavido e remissivo, è presentato all’inizio come il ragazzo che a 17 anni vuole cambiare aria, stanco della sua vita in una cittadina angusta, dove tutti i sassi hanno occhi. Con il cervello sordo alla parola Lager, non ha paura, ma solo un’impazienza nascosta e una cattiva coscienza di ciò che significhi avere il proprio nome scritto nelle liste in mano ai russi. Eppure, poco prima di uscire da casa, la nonna pronuncerà una frase che tornerà spesso a fargli compagnia e a dargli speranza, la frase che lo terrà in vita: «so che ritornerai».
Così comincia l’avventura di Leopold/Oskar nel lager ucraino, dove la paura diventa improvvisamente adulta e l’amico più fedele è l’Angelo della fame, un ladro che ruba il cervello, un delirio che divora i pensieri, costringendoli ad inseguire fantasie visionarie.
Alla fame si unisce il tormento dei pidocchi, i geloni ai piedi stretti dentro scarpe di fortuna, ogni sorta di malattia, conseguenza del decadimento di un corpo sempre più fragile. Leopold affronta ogni cosa senza lasciarsi mai sopraffare dallo sconforto, riesce a domare le lacrime anche di fronte alla morte, che sopraggiunge come un appuntamento ordinario e diventa un’opportunità di sopravvivenza chi è ancora in vita.
“Sgomberare i morti è il nostro modo di portare il lutto.”
“La vergogna e l’orrore non sono sentimenti che ci si possa permettere”.
Leopold/Oskar sopravvive a tutto questo e, dopo cinque anni, torna a casa con il distacco di chi non riesce a condividere ciò che gli è accaduto, con la memoria ossessionata da gesti e quotidianità deformati. Paradossalmente, lo sconforto e le miserevoli certezze acquisite nel lager, provocano momenti di nostalgia randagia vissuta in totale solitudine.
La sensazione durante la lettura de L‘altalena del respiro è di avere due occhi puntati su quei lager, che osservano in silenzio e partecipano dell’orrore dei lunghi inverni, dove il gelo atrofizza muscoli e cervello, e delle estati infuocate, quando il caldo cuoce i pensieri e rallenta i movimenti.
La descrizione di ogni momento è talmente lucida e dettagliata che sembra di sentire addosso la polvere del cemento per le case e ti investa, alle narici, l’odore pungente del carbone o quello fragrante del pane razionato, persino del tozzo secco tenuto nascosto sotto il cuscino. Avverti ogni disagio, sudi, canti, preghi, piangi insieme ai protagonisti di questa pagina reale di storia.
Approfondimento
L’intera narrazione non è un resoconto della quotidianità di uomini e donne stremati da fame e fatica, non è un reportage sulla vita dei prigionieri tedeschi dentro i gulag russi; Herta Müller ha una straordinaria espressività narrativa e la forza di talune frasi avvicina il drammatico racconto alla musicalità della poesia.
Il cortile del Lager è un villaggio vuoto nel sole, gli orli seghettati delle nuvole sono fuoco.
La scrittura è elegante, le metafore hanno un potente valore evocativo e, pur nella crudezza della realtà testimoniata, non sono presenti toni di denuncia o polemiche alla politica russa.
Ammetto una difficoltà iniziale, nell’approcciarmi alla lettura de L‘altalena del respiro, legata allo stile narrativo: i capitoli scanditi ogni volta da un ricordo dettagliato e il frequente vaneggiamento del protagonista mi hanno spesso causato una stanchezza mentale tale da non consentirmi di leggere che poche pagine al giorno. A fine lettura, però, l’intensità e la profondità della storia mi hanno molto colpito, al punto che ho voluto tornare a meditare su alcuni brani particolarmente belli, che avevo appositamente evidenziato.
Un libro indimenticabile, di cui consiglio sicuramente la lettura.
Marina Guarneri