
Autore: Francesco Recami
Pubblicato da Sellerio - Giugno 2019
Pagine: 196 - Genere: Gialli
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: La memoria

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Un efferato delitto, un “homeless” che si sveglia con indosso evidenti macchie di sangue - che paiono indelebili - e che scopre di trovarsi in possesso di “scottanti” oggetti appartenuti alla vittima, i fumi dell’alcol della sera precedente sono ancora presenti, tanto da annebbiargli e rendergli oscuro qualsiasi tipo di ricordo: cosa può aver mai fatto di così grave?

Una comunità di senzatetto ha trovato una pseudo fissa dimora presso uno stanzone all’interno della stazione ferroviaria di Santa Maria Novella, per la precisione si tratta di una ex cabina.
La cosa esilarante, che potrebbe sembrare avere del paradossale, è che questa grande stanza è divisa in quadrati, ciascuno della stessa dimensione, delimitati da nastri rossi e bianchi (per intenderci quelli che usualmente delineano le zone sottoposte a sequestro); all’interno di ognuno di questi spazi hanno fissato la propria abitazione un numero ristretto di persone, diverse tra di loro per cultura, etnia, ceto sociale, religione, solo una cosa li accomuna: l’essere homeless, o, per usare la delicata versione francese, clochard, ognuno di loro per motivi vari legati alla conduzione delle loro precedenti vite.
E poi c’è lui, Franzes, al secolo Francesco Molesin, di origini venete e dal passato travagliato, divenuto anch’egli un senzatetto che con fare autocratico dirige questa “stramba comunità”, imponendo il rispetto dei confini e il quieto vivere – a suo modo – e riscuotendo delle diarie giornaliere, per i servizi – scarni e scarsi – offerti.
Tutto scorre nella normalità, se di normalità si può parlare, fin quando proprio lui, Franses, non si risveglia scoprendosi la camicia sporca di sangue, le mani macchiate dello stesso liquido e la sconcertante sorpresa di essere in possesso di taluni oggetti a lui sconosciuti. Oggetti che presto scoprirà appartenere alla vittima di un brutale delitto. A ciò si aggiunge che lui stesso non si capacita di come possa essere venuto in possesso di quegli oggetti, essendo offuscato dall’alcol e si metterà in moto, quindi, per scoprire cosa è accaduto.
Eppure temeva di aver combinato qualcosa di brutto, già prima di sapere la notizia dal giornale.
L’atroce delitto di via Lurcini. Commedia n. 3, appartiene alla categoria thriller e gialli e di questo genere, ne ha tutte le caratteristiche; scritto in maniera sapiente, corretta la sinossi. L’autore, Francesco Recami, nella struttura del suo romanzo ha utilizzato termini piuttosto articolati e ricercati, che hanno conferito quel tocco in più al romanzo. Si legge senza difficoltà alcuna dove, come detto, durante la lettura l’incontro con queste parole non usuali – che amo definire la versione più ricercata del termine a noi noto – eleva l’opera ad un livello superiore.
Ma il linguaggio utilizzato è anche, per certi versi, forte, senza mezzi termini, anche con riferimento a certe scene descritte nel romanzo.
L’autore, altresì, non ha mancato di inserire, all’interno del suo libro espressioni tipiche del dialetto veneto, patria natia del nostro protagonista. Ed è stato divertente, per certi versi, leggere queste espressioni con questa cadenza. Nel libro, inoltre, data l’eterogeneità dei personaggi, si riscontrano dialoghi in lingua straniera: qui, chi non mastica un po’ di questa lingua, potrebbe riscontrare delle difficoltà nella lettura perché, oltre a leggere, deve prontamente tradurre ciò che viene letto.
Un altro aspetto che ho apprezzato è stata l’accurata descrizione delle scene, dei personaggi e anche dei luoghi: un plauso va all’autore, la scena iniziale, poi, ti sembra di averla dinnanzi agli occhi per la meticolosità con la quale viene descritta, tanto precisa che te la immagini, come fossi lì.
Una particolarità: i nomi dei personaggi, li ho trovati piuttosto curiosi.
Si ravvisa, per contro, qualche refuso e/o svista, ma nulla di così rilevante.
Approfondimento
Ho iniziato a leggere questo libro con la piena consapevolezza che non stessi leggendo solo e soltanto un thriller ma, bensì, qualcosa di più: qualcosa di più profondo.
In effetti, Recami ha utilizzato come filo conduttore di questo romanzo il brutale omicidio collegato a questo homeless, Franzes, che si ritrova in totale confusione perché non riesce a comprendere come sia possibile che ci siano così tanti elementi che lo leghino al delitto, come ci fosse un filo invisibile, ma al contempo non riesce a ricordare nulla e quindi da qui partirà la sua ricerca della verità, e per trovarla si troverà a compiere tutta una serie di azioni che non faranno altro che conferire dinamicità alla storia narrata, tenendo alta la concentrazione del lettore che vorrà saperne sempre di più.
Proprio questo personaggio non si lascerà scalfire o intimorire da tutti questi eventi che sembrano remare contro di lui, non sembrerà mostrare titubanze o paure, mai. Reagirà con spietato cinismo a tutto ciò che gli ruota attorno, affrontando con scaltrezza tutte le situazioni.
Sono sincera: non ho molto apprezzato questo personaggio, forse proprio per questo suo sembrare così sprezzante e anaffettivo, ma ho ammirato la sua furbizia e il suo saper usare quest’ultima per tirarsi fuori da ogni inghippo.
Ciò che mi è veramente piaciuto è il fatto che, dietro la storia principale, l’autore abbia descritto la vita di questa gente, mettendone in risalto, direi in maniera grottesca, le condizioni, non lontane, di tutti gli homeless che vediamo ruotare nella società odierna.
Con questo romanzo, l’autore ha, secondo me, voluto invitare a riflettere, in modo bizzarro, su come certe persone sono oggi costrette a vivere, anche contro la propria volontà, uno stato, appunto, di diseredati, termine che non piaceva al nostro protagonista ma che, probabilmente, è quello più azzeccato.
Forse un modo per scuotere le coscienze? Ho trovato perfetta l’idea di inserire nel libro la rappresentazione di uno spettacolo avente come protagonisti principali proprio i clochard, ed è forse la parte più emozionante e riflessiva di tutto il libro. In definitiva è una lettura che consiglio, soprattutto a tutti coloro che amano il genere, perché avranno modo di leggere non solo un thriller ma qualcosa di più.
Alessandra Di Maio